mercoledì 30 settembre 2020
Il cardinale parla agli esperti internazionali di Moneyval che valutano le misure vaticane contro usi illeciti e il finanziamento al terrorismo: «Fondi destinati a opere di religione o di carità»
Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin

Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin - Siciliani/Cristian Gennari

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L'appuntamento con Moneyval era programmato dal 2019 e fissato per l’aprile scorso, ma la pandemia ha costretto a rinviarlo. È perciò iniziata ieri in Vaticano la visita del team del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa sulla valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Un incontro che si inserisce nell’ambito del quinto ciclo di valutazioni (Fifth Evaluation Round), a cui sono sottoposte tutte le giurisdizioni aderenti al Gruppo Moneyval.

Nel suo discorso di saluto, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha infatti sottolineato l’impegno della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano sul fronte della trasparenza, della correttezza e della cooperazione internazionale in campo economico-finanziario, anche con la scelta «di prendere parte al sistema di valutazione degli standard di contrasto al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo, promosso dal Programma Moneyval del Consiglio d’Europa». Il porporato inoltre ha ricordato che «è in corso una progressiva implementazione di sistemi che consentono un maggior controllo di quei flussi finanziari che potrebbero esporre a rischi di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo». Perciò, ha fatto notare il porporato, di recente, anche gli enti senza scopo di lucro, le organizzazioni di volontariato, le persone giuridiche canoniche e civili iscritte nei rispettivi registri vaticani hanno l’obbligo di segnalare all’Aif le attività sospette. E proprio in questa direzione, ha aggiunto Parolin, «gli interventi e le raccomandazioni dei valutatori Moneyval sono una risorsa della quale facciamo tesoro».

Un percorso in realtà iniziato da tempo, con la prima visita degli ispettori internazionali nel 2012, la successiva adozione del Rapporto di Mutua Valutazione il 4 luglio 2012 a cui sono seguiti tre Rapporti sui progressi rispettivamente il 9 dicembre 2013, l’8 dicembre 2015 e il 6 dicembre 2017. Ma il processo di trasparenza, ha proseguito il cardinale Parolin, non può non tener contro della «irriducibile peculiarità» dello Stato della Città del Vaticano. A differenza degli altri Stati che «aderiscono al progetto Moneyval, le cui economie sono finalizzate a creare ricchezza e benessere per le rispettive comunità nazionali» – è perciò il seguito del ragionamento del segretario di Stato – i fondi di cui gestisce la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano «sono prioritariamente destinati ad opere di religione o di carità» e «proprio in ragione della prioritaria destinazione dei fondi è necessario che la dimensione etica degli investimenti sia oggetto di particolare attenzione».

Dunque l’obiettivo resta quello di attuare «un finanza sempre più al servizio dell’uomo» e la visita dei valutatori, ha detto ancora il porporato, è importante «per gli stimoli che date per rendere un servizio» in questa direzione. In Vaticano l’umanità infatti, è «il metro di ogni politica, specie nelle sue implicazioni economiche e finanziarie» e «l’orientamento al bene comune» la bussola per ogni scelta sul piano economico e finanziario. Quando invece il profitto dovesse diventare «l’unica legge a cui ispirare ogni scelta» – ha concluso Parolin, ringraziando gli ispettori internazionali per il loro lavoro – si andrebbe incontro ad una «nefasta disumanizzazione».

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