sabato 4 novembre 2023
Il vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana annuncia l'intenzione di avviare la visita pastorale. "Desidero incontrarvi" lo slogan scelto. Un territorio ferito da alluvioni, frane e terremoto
Il vescovo Toso: accanto alla mia Chiesa che soffre

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La prima notizia storica della diocesi di Faenza risale al 313, anno in cui Costantinus vescovo di Faventia partecipa a un sinodo romano, quando la Chiesa usciva dalle catacombe. Momenti certo non facili, ma esaltanti, pieni di speranza. Oggi alle 18 in Cattedrale,il vescovo Mario Toso, annuncerà la visita pastorale - intitolata “Desidero incontrarvi”- alla diocesi di Faenza-Modigliana, che sta vivendo una situazione simile alla Chiesa del IV secolo, confrontandosi con cambiamenti epocali: a maggio Faenza è stata la città della Romagna fra le più colpite dall’alluvione, con morti, migliaia di sfollati e attività distrutte; fra le conseguenze dell’alluvione ci sono le frane, con Modigliana che, con oltre mille frane, è il Comune più colpito dai movimenti franosi nelle colline e montagne romagnole, visitata a settembre anche dal presidente della Repubblica, Mattarella; il 18 settembre una scossa di terremoto di magnitudo 4.9 ha fatto tremare tutto l’Appennino tra la Romagna e la Toscana, con epicentro Marradi (provincia di Firenze, ma diocesi di Faenza-Modigliana) e il vicino paese di Tredozio, il Comune più colpito dal sisma, con municipio e scuole inagibili (gli 88 alunni delle scuole sono accolti in tende del palazzetto dello sport), tutte le chiese chiuse (ora sotto un tendone nel campo dell’oratorio), come negozi e oltre 60 case, con 150 sfollati. Spiega Toso: «Per vivere la Chiesa in uscita, ferita in mezzo a questa situazione difficile, il vescovo si mette in cammino, come volto vivo della diocesi per incontrare per tutto il 2024 le 18 unità pastorali».

Con quale spirito intraprende la visita alla diocesi di 145mila abitanti, in 87 parrocchie e 17 comuni, che guida da otto anni?

Non per applicare il Diritto canonico, ma per incontrare e ascoltare le persone, per rinnovare e confermare nella fede e nell’amore a Gesù Cristo il cammino cristiano delle comunità. Inserita nel tempo del Cammino sinodale della Chiesa italiana, la visita sarà una preziosa occasione per vivere concretamente il Sinodo: guardare con profondità la situazione, leggerla alla luce della fede, proporre e attuare, confermati dal vescovo, azioni di annuncio, formazione e comunione per costruire e rafforzare comunità cristiane missionarie.

In seguito ad alluvione, frane e terremoto, lei ha già percorso il territorio della diocesi. Ma come continuerà questo itinerario?

La visita è un dono per farci sentire tutti Chiesa nel territorio, dove si vivono concretamente tutti i giorni le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, per farle anche dei discepoli di Cristo.

Insomma, desidera incontrare di persona i suoi fedeli. Cosa vuole comunicare loro?

Vivere la grazia e la bellezza della fede e del mandato nella realtà dell’oggi, anche e soprattutto quando è difficile credere e annunciare il Vangelo di Cristo.

Che cosa stanno insegnando gli eventi che hanno colpito questo territorio?

Ci stiamo convincendo che, se non si ridesta nelle persone un desiderio del Signore, avremo fatto ancora troppo poco, pur mostrando vicinanza e dato sostegno economico.

Perché ha scelto come titolo della visita “Desidero incontrarvi”?

Perché gli alluvionati, come in diverse parrocchie di Faenza o di Sant’Agata sul Santerno, le persone e i parroci hanno bisogno della vicinanza del vescovo anche per non scoraggiarsi e affrontare tutti i problemi pratici, compresi quelli complessi della ricostruzione.

Occorre quindi vicinanza anche nella ricostruzione?

Le persone, le famiglie, i dirigenti di attività economiche e perfino i parroci non devono abbandonarsi allo sconforto, ma essere animati da una visione lunga, da una professionalità alta e da una dedizione per anni.

Un esempio?

Nella parte collinare e montana della diocesi, molte chiese sono chiuse causa il terremoto. Alcune sono irrecuperabili, come quella di Sant’Adriano, frazione di Marradi, i cui fedeli andranno a San Martino in Gattara (a circa due chilometri oltre il fiume). Il problema nuovo sarà per gli anziani e qui i diaconi avranno anche questo compito di vicinanza, visite e incontri. Ma ci sono paesi con tutte le chiese chiuse e inagibili, come Tredozio (1.200 abitanti), dove la chiesa è provvisoriamente sotto un tendone da campeggio montato nel campetto sportivo, in attesa dei fondi pubblici del governo (che nei giorni scorsi ha dichiarato lo stato di emergenza), come per tante chiese storiche e millenarie. L’Ordine Teutonico invierà container per una casa di riposo inagibile.

In conclusione il vescovo, lasciate a casa le glorie storiche di Faenza (monsignor Francesco Lanzoni, primo storico delle diocesi italiane, Carlo Zucchini animatore con Acquaderni dei movimenti cattolici fra Ottocento e Novecento e cofondatori del giornale L’Avvenire d’Italia, e i nove cardinali di Brisighella, fra cui Achille Silvestrini, nonché il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Cei e nato a Marradi), si dovrà fare interprete anche delle richieste della gente di oggi?

Da una parte dovremo trovare insieme le vie che permettano di testimoniare meglio il Vangelo in senso samaritano (annuncio e opere caritative), dall’altra il vescovo dovrà farsi voce di chi non ha voce presso enti, banche, comuni, province e regioni e stato per il bene comune e per una rinascita economica, sociale, culturale e spirituale in queste terre ferite da continue emergenze.


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