Leone XIV: fede e filosofia in dialogo per rivelare la dignità dell’uomo
Messaggio del Papa al congresso internazionale di filosofia all’Università Cattolica di Asunción. «In tempi in cui le persone vengono viste come scartabili, e i progressi tecnologici lasciano nella penombra i problemi più trascendenti, la filosofia ha molto da offrire nel dialogo tra fede e ragione e Chiesa e mondo»

La filosofia? Non è una minaccia per la fede cristiana. Anzi: «Chi riprova indiscriminatamente ogni filosofia, condanna lo stesso amore per la sapienza», scrive sant’Agostino nel De ordine (I, 11, 32). Dunque: «Con genuina empatia verso tutti, dobbiamo offrire il nostro contributo affinché il nobile compito del filosofare riveli di più e meglio la dignità dell’uomo creato a immagine di Dio, la chiara distinzione tra il bene e il male, e l’affascinante struttura del reale che conduce al Creatore e Redentore». Se questa è la sfida, «il pensatore cristiano è chiamato a essere un promemoria vivente dell’autentica vocazione filosofica come ricerca onesta e perseverante della Sapienza. In tempi in cui tante cose, e anche le persone stesse, vengono viste come scartabili, e in cui il moltiplicarsi dei progressi tecnologici sembra lasciare nella penombra i problemi più trascendenti, la filosofia ha molto da questionare e molto da offrire, nel dialogo tra fede e ragione e Chiesa e mondo». Così scrive Leone XIV nel messaggio inviato in occasione del Congresso internazionale di filosofia sul tema “Contributi delle culture. Filosofia, cristianesimo e America Latina apertosi lo scorso 8 ottobre all’Università Cattolica di Asunción, la capitale del Paraguay.
Obiettivo della tre-giorni, mettere a fuoco il ruolo e il significato del pensiero filosofico cristiano nella configurazione culturale del continente latino americano, al fine di illuminare, alla luce nella prospettiva della fede, le sfide di questa incandescente stagione storica. Il congresso si proponeva di essere spazio di «incontro, diagnosi, dialogo e proiezione». E a partire da queste quattro parole si è sviluppata la riflessione del Pontefice – il cui messaggio, diffuso oggi dalla Sala Stampa vaticana, era stato letto da monsignor Francisco Javier Pistilli Scorzara, gran cancelliere dell’Università Cattolica “Nuestra Señora de la Asunción”.
«L’incredulità? Spesso legata a pregiudizi storici e filosofici»
L’incontro, anzitutto. Cercarlo è «proposito lodevole, che si oppone alla tentazione di coloro che hanno visto nella riflessione razionale – poiché sorta in ambito pagano – una minaccia capace di “contaminare” la purezza della fede cristiana». A questa idea il Papa risponde citando il Pio XII dell’enciclica Humani generis e l’amato Agostino, per dire come la sfiducia o l’ostilità nei confronti della filosofia e del filosofare manifestino in realtà un disamore per la sapienza. «Pertanto, il credente non dovrebbe restare distante da ciò che propongono le diverse scuole filosofiche, ma entrare in dialogo con esse a partire dalla Sacra Scrittura. In tal modo, il pensiero filosofico diventa uno spazio di incontro privilegiato con quanti non condividono il dono della fede. So per esperienza – riconosce papa Prevost – che l’incredulità è solitamente legata a una serie di pregiudizi storici, filosofici e di altro genere. Senza ridurre la filosofia a un mero strumento apologetico, è immenso il bene che un filosofo credente può compiere con la sua testimonianza di vita».
«Ragione e volontà non bastano da sole a raggiungere la verità»
«Il secondo proposito, la diagnosi – riprende Leone XIV – ci permette di smascherare la pretesa di raggiungere la conoscenza trascendente mediante la sola analisi razionale, fino al punto di confondere i beni propri di una vita “secondo ragione” con quelli che possono giungere a noi soltanto per la grazia divina». In diversi pensatori – il Papa cita esplicitamente Pelagio e Hegel – si scopre la medesima «illusione», e cioè «credere che la ragione e la volontà bastino da sole a raggiungere la verità». La filosofia, sottolinea ancora il Pontefice, «può ascendere a vette che illuminano e nobilitano, ma anche discendere negli oscuri abissi del pessimismo, della misantropia e del relativismo, là dove la ragione, chiusa alla luce della fede, diventa ombra di se stessa». Il fatto è che «non tutto ciò che si ammanta del nome di “razionale” o “filosofico” possiede in sé identico valore: la sua fecondità si misura in base alla sua conformità alla verità dell’essere e alla sua apertura alla grazia che illumina ogni intelligenza». Dunque: «con genuina empatia verso tutti, dobbiamo offrire il nostro contributo affinché il nobile compito del filosofare riveli di più e meglio la dignità dell’uomo creato a immagine di Dio, la chiara distinzione tra il bene e il male e l’affascinante struttura del reale che conduce al Creatore e Redentore».
«Pensatori cristiani, promemoria viventi dell’autentica vocazione filosofica»
Il passo successivo? È «essenziale», afferma il Papa: ed è «il dialogo». Che si è rivelato straordinariamente fecondo: i grandi pensatori, teologi e filosofi cristiani hanno mostrato come la razionalità umana sia un dono del Creatore e come fede e ragione non solo non si oppongono, «ma si sostengono e si completano in modo mirabile». Ed ecco Leone XIV citare il Giovanni Paolo II della Fides et ratio, là dove afferma come il rapporto intimo tra sapienza teologica e sapere filosofico sia una delle più originali ricchezze della tradizione cristiana nell’approfondimento della verità rivelata. Il pensatore cristiano, dunque, «è chiamato a essere un promemoria vivente dell’autentica vocazione filosofica come ricerca onesta e perseverante della Sapienza. In tempi in cui tante cose, e anche le persone stesse, vengono viste come scartabili, e in cui il moltiplicarsi dei progressi tecnologici sembra lasciare nella penombra i problemi più trascendenti – insiste Leone XIV – la filosofia ha molto da questionare e molto da offrire, nel dialogo tra fede e ragione e Chiesa e mondo».
«Indagare il nucleo dei valori e dei limiti presenti in ogni popolo»
Infine: «la proiezione ci viene proposta come compito nel campo di intersezione tra filosofia e fede. Senza dubbio, la filosofia – più ancora attraverso le sue domande che attraverso le sue risposte – ci permette di indagare il nucleo dei valori e dei limiti presenti in ogni popolo». Ai filosofi credenti è chiesto di andare oltre ciò che è esclusivo della propria cultura. Piuttosto, tutte queste ricchezze culturali vanno collocate nel contesto delle grandi tradizioni di pensiero: «in tal modo il loro contributo sarà magnifico». Inoltre: se a tale conoscenza saranno formati «i vescovi, i sacerdoti e i missionari chiamati a portare la Buona Notizia, il messaggio salvifico sarà trasmesso con un linguaggio più comprensibile e pertinente per tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






