Leone XIV ai religiosi: «Continuate a impegnarvi per prevenire gli abusi»
di Agnese Palmucci, Roma
Nel suo messaggio ai partecipanti al primo workshop internazionale su abusi e vita consacrata, promosso dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori, Prevost ha esortato a lavorare sempre più affinché «la dignità di ogni persona, specialmente dei minori e dei più vulnerabili, sia tutelata e promossa».

Portare avanti con coraggio l’impegno a «condividere esperienze e percorsi di approfondimento su come prevenire ogni forma di abuso» e su come «rendere conto, con verità e umiltà, dei cammini di tutela intrapresi». È l’esortazione che papa Leone XIV ha rivolto, tramite un messaggio pubblicato stamattina, ai religiosi e alle religiose che da oggi al 19 novembre partecipano al primo seminario internazionale su abusi e vita consacrata, dal titolo «Costruire comunità che tutelano la dignità». Il workshop di tre giorni è stato promosso dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori nella sede dell’organismo vaticano a Palazzo Maffei Marescotti, nel centro di Roma, e riunisce circa sessanta rappresentanti di diverse comunità di religiosi e di istituti di vita consacrata, apostolica e contemplativa.
Un tema, quello della prevenzione degli abusi sui minori all’interno dell’ambiente ecclesiale, che al Papa «sta molto a cuore», come ha avuto modo di sottolineare con parole e gesti nei primi sei mesi del pontificato e come poi ha ripetuto anche oggi. Prevost ha incoraggiato i partecipanti, provenienti da venti Paesi del mondo, a lavorare affinché le comunità siano luoghi in cui la dignità di ciascuno, «specialmente dei minori e dei più vulnerabili, sia tutelata e promossa», e «diventino sempre più esempio di fiducia e di dialogo, dove ogni persona sia rispettata, ascoltata e valorizzata». L’incontro, che ha tra gli obiettivi quello di elaborare misure concrete per migliorare i sistemi di tutela, costituisce, come sottolineano gli organizzatori, anche una tappa importante nel cammino verso la terza edizione del Rapporto Annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, che verrà pubblicato nel 2026.
Proprio «la vita consacrata», ha continuato il Papa nel suo messaggio, «è chiamata in modo speciale a essere casa che accoglie e luogo di incontro e di grazia». I religiosi, in particolare, sperimentano ogni giorno che «l’amore autentico nasce dal riconoscimento del proprio limite: dal sapere di essere amati anche nella debolezza», e questa consapevolezza li rende «capaci di amare gli altri con rispetto, delicatezza e cuore libero». Una delle parole al centro del workshop è proprio «dignità», e papa Leone ha ricordato come anch’essa sia «dono di Dio», il quale ha creato ogni uomo e donna a sua immagine e somiglianza. «In ogni volto umano, - ha aggiunto - anche quando è segnato dalla fatica o dal dolore, c’è il riflesso della bontà del Creatore, una luce che nessuna oscurità può eliminare». Anche ieri, in occasione della Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, durante la preghiera dell’Angelus il Pontefice aveva sottolineato l’urgenza di promuovere «la cultura del rispetto come garanzia di tutela della dignità di ogni persona».
La «cura» e la «tutela dell’uomo verso il suo prossimo», dunque, sono «frutto di uno sguardo che sa riconoscere, di un cuore che sa ascoltare» e «nascono dal desiderio di avvicinarsi con rispetto e tenerezza, di condividere i pesi e le speranze dell’altro», si legge ancora nel messaggio rivolto oggi ai religiosi. Perché, ha concluso il Papa, è nel «farci carico della vita del prossimo che impariamo la libertà vera, quella che non domina ma serve, non possiede ma accompagna».
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