Il Papa sull'IA: «La dignità umana rimanga la priorità assoluta»
di Agnese Palmucci, Roma
Nel messaggio al Congresso della Pontificia Accademia per la Vita sull'intelligenza artificiale, Leone XIV ha messo in guardia dal «potenziale distruttivo della tecnologia» quando è messo «al servizio di ideologie antiumane»

Prevost torna a parlare dei rischi e delle opportuniutà del progresso tecnologico. L'intelligenza artificiale induce ad interagire «con le macchine come se fossero interlocutori, diventando quasi un'estensione di esse». Così, chiarisce Leone XIV nel messaggio ai partecipanti al Congresso internazionale della Pontificia Accademia per la Vita sull'AI, che si tiene a Roma da oggi al 12 novembre presso il Centro congressi "Augustinianum", «non solo corriamo il rischio di perdere di vista i volti delle persone che ci circondano, ma anche di dimenticare come riconoscere e apprezzare tutto ciò che è veramente umano». Il tema del progresso tecnologico è sempre più una costante negli interventi del Papa, che nei primi sei mesi del suo pontificato non ha mai smesso di mettere in guardia da un utilizzo della tecnologia che metta da parte l'"umano", senza però nascondere la grande utilità dell'AI. Ancora una volta, quasi ad esortare tutti ad esserne sempre più consapevoli, Leone XIV ha ribadito che la fase di progresso incontrollato della storia a cui stiamo assistendo, sotto alcuni aspetti, «può essere paragonata alla Rivoluzione Industriale», ma «è ancor più pervasiva».
Per garantire «un vero progresso è imperativo che la dignità umana e il bene comune rimangano priorità assolute per tutti, sia singoli individui che enti pubblici», afferma ancora il Pontefice, sottolineando che «non è facile riconoscere il potenziale distruttivo della tecnologia e persino della ricerca medica quando vengono messe al servizio di ideologie antiumane». In questo senso, continua, «gli eventi storici rappresentano un monito: gli strumenti a nostra disposizione oggi sono ancora più potenti e possono produrre un effetto ancora più devastante sulla vita degli individui e dei popoli». Tuttavia «se sfruttati e posti al vero servizio della persona umana, questi effetti possono anche essere trasformativi e benefici» conclude il Vescovo di Roma.
Stavolta l'occasione per approfondire il tema del progresso tecnologico, specialmente in ambito sanitario, è stata fornita dall'Accademia per la Vita, che ha voluto intitolare il proprio Convegno «Intelligenza Artificiale e Medicina: la sfida della dignità umana» e per il quale Leone XIV stesso ha espresso particolare gratitudine e apprezzamento. «La fragilità della condizione umana si manifesta spesso proprio nel campo della medicina», sottolinea il Papa citando la Dichiarazione Dignitas Infinita, ma «non dobbiamo mai dimenticare la “dignità ontologica che appartiene alla persona in quanto tale». Proprio a partire da questa consapevolezza, anche gli operatori sanitari, tra cui «coloro che sono responsabili dell'utilizzo dell'AI in questo ambito», devono essere, con attenzione ancora maggiore, «custodi e servitori della vita umana». In una fase come quella attuale poi, commenta il Pontefice, sono moltissimi «gli interessi economici spesso in gioco nei settori della medicina e della tecnologia, e la conseguente lotta per il controllo». Per porre un argine a ciò è sempre più essenziale la collaborazione tra coloro che operano nel campo sanitario e politico, «andando ben oltre i confini nazionali».
La professionalità medica, dunque, anche se l'utilizzo della tecnologia si fa sempre più diffuso e necessario, esorta Prevost, non deve ridursi mai «alla mera risoluzione di un problema», e non si deve permettere agli strumenti tecnologici di «sminuire la relazione personale tra paziente e operatore sanitario». Al contrario, aggiunge, se l'AI vuole essere al servizio della dignità umana «occorre garantire che essa rafforzi realmente sia le relazioni interpersonali sia la qualità dell’assistenza offerta». Il processo di guarigione, dunque, passa necessariamente da una relazione autenticamente "umana".
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