Il Papa sarà al Colosseo il 28 ottobre per «Osare la pace» con Sant'Egidio
di Giacomo Gambassi, Roma
Leone XIV chiuderà l'evento nello spirito di Assisi. Ad aprirlo il 26 ottobre il presidente della Repubblica, Mattarella. Dialogo tra fedi, preghiera e impegno per la convivenza al centro di tre giornate con 10mila persone

Sarà Leone XIV a concludere il 39° Incontro per la pace che la comunità di Sant’Egidio organizza dal 1986. L’anno in cui Giovanni Paolo II aveva radunato ad Assisi i leader religiosi di tutto il mondo per invocare la riconciliazione fra i popoli. Anche accanto a papa Prevost ci saranno capi e rappresentanti di credi diversi. Insieme al Colosseo martedì 28 ottobre: prima per una preghiera ecumenica; poi per lanciare un appello di pace destinato all’intera famiglia umana. “Osare la pace” è il tema dell’edizione 2025 dell’appuntamento itinerante che quest’anno si tiene a Roma in occasione del Giubileo.
Ad aprire l’evento sarà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ospite d’onore della cerimonia inaugurale di domenica 26 ottobre all’Auditorium-Parco della musica che vedrà sul palco anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, il grande imam Ahmad Al-Tayyeb (che con papa Francesco ha firmato il Documento sulla fratellanza umana), il presidente della Conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldschmidt, la regina del Belgio, Mathilde, e il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Poi cominceranno tre giorni di confronto e riflessione. «Riteniamo che la pace sia possibile. E lo crediamo ancora di più quando i tempi sono bui e le bombe cadono – spiega il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, nella conferenza stampa di presentazione -. In questi anni, invece, abbiamo sentito un altro messaggio: quello che la guerra è la triste ma inevitabile compagna della storia umana. Il conflitto è stato sdoganato come “situazione normale”. Abbiamo ascoltato che la guerra era un destino e che, più che fermarla, occorreva vincerla. Noi rigettiamo la retorica della guerra giusta, vinta o inesorabile. Così come non può esserci una guerra sana, non esiste neppure una guerra giusta, perché la sola vera giustizia risiede nella pace. E la vittoria non arriva mai, come dimostrano le guerre di questi decenni che si eternizzano».

Saranno quasi trecento le voci delle religioni e delle culture che saranno nella Capitale per volontà di Sant’Egidio. Giungeranno da 35 Paesi e animeranno i 22 forum che si svolgeranno in vari angoli di Roma. Forum che spazieranno dalla pace “disarmata e disarmante” (con Zuppi e il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme) all’Europa (con il vice-premier italiano Antonio Tajani), dall’intelligenza artificiale ai migranti, dai bambini alle armi nucleari. «Davanti all’abbruttimento del commercio delle armi, del riarmo e della risposta bellica – afferma Impagliazzo – noi diciamo: “C’è sempre un altro modo”. Un modo diverso per risolvere contese e crisi. Un modo umano e non violento». Sono più di 10mila le persone attese, che si sono già iscritte all’Incontro. «Esiste una domanda di pace che è spesso inascoltata – prosegue il presidente di Sant’Egidio –. Il nostro appuntamento vuole dare voce all’immenso popolo della pace che non si arrende in mezzo al furore dei combattimenti. In questi mesi tanti giovani hanno manifestato per strada: è bello che si torni a pensare alla pace e che si gridi per la pace, al di là delle ovvie strumentalizzazioni politiche», osserva Impagliazzo.
L’evento annuale nello spirito di Assisi è una sorta di “pellegrinaggio di fraternità” che in quasi quattro decenni ha toccato numerose città dell’Europa e poi Gerusalemme e Washington. Al centro il dialogo e la preghiera, come aveva voluto Giovanni Paolo II e come hanno confermato tutti i suoi successori: Benedetto XVI, Francesco e adesso Leone XIV. «Crediamo nella forza della preghiera – chiarisce Impagliazzo –, nella forza dei legami che si creano fra donne e uomini di buona volontà e che cercano di vivere insieme anche se diversi. È questa la scommessa di “Osare la pace”: osare sempre di più e confidare che convivere sia il nostro destino, il destino del mondo». Il presidente di Sant’Egidio ricorda che la comunità ha un’esperienza diretta della guerra: dall’Ucraina dove «centinaia di nostri fratelli stanno sotto i missili e lavorano per gli sfollati e per chi ha perso tutti» all’Africa in cui ha vissuto Floribert Bwana Chui, il giovane di Sant’Egidio e primo beato del pontificato di Leone XIV che è un «martire della giustizia», ucciso nel 2007 «in un clima di guerra e corruzione perché, da doganiere, si era opposto a far passare cibo avariato». «Bisogna parlare di pace sempre – conclude Impagliazzo – senza mai rassegnarci. La pace va appunto osata anche quando tutti attorno sostengono che sia ingenuo o inutile».
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