Il Papa all'Immacolata: «Illumina Roma di luce eterna»

di Agnese Palmucci, Roma
Il cesto di rose bianche deposto sotto la statua della Vergine Maria in piazza Mignanelli, poi la preghiera insieme ai cittadini della Capitale. «L'umanità talvolta è schiacciata. Guarda, o Maria, ai tanti figli e figlie in cui non si è spenta la speranza»
December 8, 2025
Il Papa all'Immacolata: «Illumina Roma di luce eterna»
L'omaggio di papa Leone XIV all'Immacolata in piazza a Roma
Il cesto di rose bianche, con lo stemma del Vescovo di Roma, deposto sotto la statua della Vergine Maria in piazza Mignanelli. Poi la preghiera insieme ai cittadini di Roma che affollano i lati di piazza di Spagna e i balconi dei palazzi tutto intorno, fino alla sede di Propaganda Fide. Per la prima volta, ieri pomeriggio, papa Leone XIV ha compiuto l’atto di venerazione all’effige dell’Immacolata, tradizione che si rinnova alla presenza del Pontefice ogni anno dall’8 dicembre 1958, quando papa Giovanni XXIII volle omaggiare la Vergine con fiori bianchi nella Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. «Madre di un popolo fedele, la tua trasparenza illumina Roma di luce eterna», ha detto Prevost, con lo sguardo verso la celebre colonna dell’Immacolata, eretta nel 1857 per volere di Pio IX. Nella sua preghiera, al centro della piazza, ha affidato a Maria i «pellegrini dal mondo intero» che «hanno percorso le strade di questa città nel corso della storia e in questo anno giubilare».
Un’umanità, ha aggiunto, «provata, talvolta schiacciata, umile come la terra da cui Dio l’ha plasmata e in cui non cessa di soffiare il suo Spirito di vita». Tra i presenti anche il cardinale vicario di Roma, Baldo Reina, e il sindaco, Roberto Gualtieri, che hanno accolto il Papa dopo il giro in papamobile in mezzo ai tanti fedeli commossi. «Guarda, o Maria, ai tanti figli e figlie in cui non si è spenta la speranza», ha continuato il Pontefice, affidando idealmente alla Madonna anche le storie di tutti coloro che hanno sostato in preghiera insieme a lui. Come la donna anziana, sulla sedia a rotelle, che ha salutato con affetto il Papa al termine della celebrazione, chiedendogli con insistenza di pregare per lei.
A meno di un mese dalla chiusura del Giubileo, il pensiero di Leone XIV è andato anche ai frutti dell’anno santo appena vissuto. «Fiorisca la speranza giubilare a Roma e in ogni angolo della terra – ha chiesto –. Dopo le porte sante, si aprano ora altre porte di case e oasi di pace in cui rifiorisca la dignità, si educhi alla non violenza, si impari l’arte della riconciliazione». Alla Vergine il Papa, già molto legato alla sua nuova diocesi, ha affidato la «Chiesa che in Roma cammina» e «le Chiese particolari», chiedendole di ispirare loro «nuove intuizioni», perché continuino a raccogliere «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei nostri contemporanei, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono». Al termine della preghiera, prima della benedizione finale, Prevost ha implorato la Madonna di intercedere per l’umanità, «alle prese con cambiamenti che sembrano trovarci impreparati e impotenti», e di ispirare «sogni, visioni e coraggio». Lei che sa «più di chiunque altro che nulla è impossibile a Dio, e insieme che Dio non fa nulla da solo».
Ai romani il Papa aveva dato appuntamento in piazza di Spagna già durante l’Angelus della mattina, dal Palazzo apostolico. «Il miracolo che per Maria è avvenuto al suo concepimento, per noi si è rinnovato nel Battesimo – ha detto davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro nel giorno in cui si ricordavano anche i 60 anni dalla chiusura del Concilio vaticano II –. Lavati dal peccato originale, siamo diventati figli di Dio». Come il “sì” di Maria, infatti, anche il “sì” di ciascuno può essere «meraviglioso», se «rinnovato ogni giorno fedelmente, con gratitudine e umiltà, e perseveranza nella preghiera e nelle opere».

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