Meloni è in mezzo al guado e punta ancora sull’«unità fra Ue e Usa»

La presidente del Consiglio partecipa alla videocall coi leader europei e Zelensky, che riceverà a Palazzo Chigi. Costa: «Cambiate le alleanze del dopoguerra». Von der Leyen: «Usare subito i beni russi»
December 8, 2025
Meloni è in mezzo al guado e punta ancora sull’«unità fra Ue e Usa»
La premier Giorgia Meloni
Giorgia Meloni mantiene la rotta sul crinale scivoloso che separa Washington da Bruxelles, anche se il cammino è sempre più impervio. La premier continua a perorare la causa del sostegno al percorso avviato da Donald Trump per la soluzione della crisi in Ucraina, ma il documento per la sicurezza nazionale pubblicato venerdì dalla Casa Bianca marca una netta distanza con l’Unione e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, lo ha fatto capire in modo piuttosto eloquente. Come se non bastasse, il vertice di ieri a Londra del formato E3, con Volodymir Zelensky, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer, segna una nuova assenza di Roma dai tavoli che contano e in un momento decisivo dei negoziati per la pace tra Mosca e Kiev.
Per questo il capo dell’esecutivo ha deciso di giocare in anticipo. Domenica ha sentito Zelensky rinnovandogli la solidarietà dell’Italia e organizzando un incontro a Roma previsto per martedì alle 15. Ma ha anche ribadito il sostegno «all’impegno degli Stati Uniti» per il percorso verso la pace. Lo stesso ha fatto anche ieri, quando ha “raggiunto” alcuni leader europei riuniti con Zelensky in una videoconferenza del formato Washington seguita al vertice a Downing Street. Nel corso del summit, spiega una nota di Palazzo Chigi, Meloni ha insistito sulla necessità di offrire garanzie di sicurezza per Kiev e «ha posto l’accento sull’importanza dell’unità di vedute tra partner europei e Stati Uniti per il raggiungimento di una pace giusta e duratura in Ucraina».
Ai vertici dell’Ue, però, l’atteggiamento di Washington piace sempre meno. Per Costa, intervenuto ieri alla conferenza annuale dell'Istituto Jacques Delors, a Parigi, «i rapporti nelle alleanze del Secondo Dopoguerra sono cambiati» e se Mosca appoggia la nuova strategia di sicurezza Usa bisogna che gli europei «si interroghino» sui motivi per cui lo fa. Anche perché, è il ragionamento del presidente del Consiglio europeo, in Ucraina Trump «non punta a una pace giusta e duratura» ma «alla cessazione delle ostilità per avere relazioni stabili con la Russia». In altre parole, Costa ne è convinto, gli Stati Uniti «non credono più nel multilateralismo, nell'ordine internazionale basato sulle regole» e persino «nel cambiamento climatico». Quindi è chiaro che nell’alleanza convivono ormai «visioni del mondo diverse». Tuttavia, ha continuato, è «positivo» che Washington consideri ancora l’Europa come un suo alleato (come scritto nel documento strategico della Casa bianca appunto), ma «se siamo alleati – ha avvertito Costa – dobbiamo agire come tali. E gli alleati non minacciano di interferire nella vita democratica o nelle scelte politiche interne di questi alleati».
Il pensiero del presidente del Consiglio europeo riflette quello della Commissione. Non a caso Ursula von der Leyen si è mostrata sempre più decisa a rafforzare la capacità di difesa europea e, soprattutto, a utilizzare i beni russi a garanzia dello sforzo economico richiesto e della ricostruzione: «Sappiamo tutti cosa c'è in gioco e sappiamo che non c'è più tempo da perdere. Garantire il sostegno finanziario contribuirà ad assicurare la sopravvivenza dell'Ucraina ed è un atto cruciale per la difesa europea – ha scritto su X –. La nostra proposta di prestito per le riparazioni è complessa, ma in sostanza aumenta il costo della guerra per la Russia». L’ipotesi a cui si riferisce la presidente della Commissione, come ha spiegato lei stessa, si basa sui saldi di cassa generati dagli asset di Mosca immobilizzati, che verrebbero utilizzati per le riparazioni. In sostanza: «Più Putin prosegue la sua guerra, versa sangue, toglie vite e distrugge l'infrastruttura ucraina, più alti saranno i costi per la Russia».
Tornando alla posizione di Meloni, è chiaro che il piede in due staffe offre alle opposizioni terreno fertile per attaccarla. E la leader dem Elly Schlein è tra i primi ad approfittarne, convinta che Putin e Trump stiano «trovando sponda in alcuni governi nazionalisti europei. Il Governo Meloni non si presti a questo gioco – ha incalzato – e non si faccia utilizzare per andare contro gli stessi interessi dei cittadini italiani. Noi continueremo a batterci per l'Europa federale, per la democrazia, per il welfare europeo e i principi dello stato di diritto che tutelano tutte le cittadine e i cittadini».

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