Il Papa: la pace è possibile, così i cristiani possono costruirla

All'Angelus ieri Leone XIV ha ricordato il suo viaggio e in Turchia e Libano: in tanti aspettavano di essere consolati e invece loro hanno consolato me con la loro fede
December 8, 2025
Il Papa: la pace è possibile, così i cristiani possono costruirla
Il Papa affacciato su piazza San Pietro per la recita dell'Angelus / VATICAN MEDIA
«Quanto è avvenuto nei giorni scorsi in Turchia e Libano ci insegna che la pace è possibile e che i cristiani in dialogo con gli uomini e le donne di altre fedi e culture possono contribuire a costruirla. Non lo dimentichiamo: la pace è possibile!». Per due volte Leone XIV richiama l'umanità a ciò che a tutti oggi appare come un sogno irrealizzabile: la pace. E lo fa al termine della consueta preghiera dell'Angelus recitata ieri a mezzogiorno in piazza San Pietro tornando per un momento al suo primo viaggio internazionale, caratterizzato da gesti destinati a entrare nella storia.

In Turchia: il dialogo, segno di speranza

Il dialogo, quindi, primo segno di una testimonianza della presenza di Dio nella storia e quindi primo mattone della fratellanza tra i popoli e la pace: Prevost lo dice in maniera chiara ricordando la prima parte del viaggio, i giorni in Turchia. «Con l’amato fratello Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli, e i Rappresentanti di altre confessioni cristiane, ci siamo incontrati per pregare insieme a İznik, l’antica Nicea, dove 1700 anni fa si tenne il primo Concilio ecumenico - riporta il Pontefice -. Proprio oggi ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione comune tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che poneva fine alle reciproche scomuniche - aggiunge citando lo storico gesto datata 7 dicembre 1965 -. Rendiamo grazie a Dio e rinnoviamo l’impegno nel cammino verso la piena unità visibile di tutti i cristiani. In Turchia ho avuto la gioia di incontrare la comunità cattolica: attraverso il dialogo paziente e il servizio a chi soffre, essa testimonia il Vangelo dell’amore e la logica di Dio che si manifesta nella piccolezza».

In Libano: un mosaico di pace

E poi la seconda tappa, più festosa grazie all'accoglienza calorosa della gente, ma anche più carica di profezia, vista la difficile storia del Paese dei cedri: «Il Libano continua a essere un mosaico di convivenza e mi ha confortato ascoltare tante testimonianze in questo senso - racconta Leone XIV -. Ho incontrato persone che annunciano il Vangelo accogliendo gli sfollati, visitando i carcerati, condividendo il pane con chi si trova nel bisogno. Sono stato confortato dal vedere tanta gente per strada a salutarmi e mi ha commosso l’incontro con i parenti delle vittime dell’esplosione nel porto di Beirut. I libanesi attendevano una parola e una presenza di consolazione, ma sono stati loro a confortare me con la loro fede e il loro entusiasmo!», confessa il Papa.

Il Vaticano II e il germoglio che rifiorisce dal tronco secco

Nella meditazione tenuta prima della recita della preghiera mariana, Leone XIV si è soffermato, invece, sull'attesa del Regno di Dio, sottolineando «che il corso della storia non è già scritto dai potenti di questo mondo. Mettiamo pensieri ed energie a servizio di un Dio che viene a regnare non per dominarci, ma per liberarci». Un Regno che in Gesù Cristo si manifesta a sorpresa «nella mitezza e nella misericordia» e che il profeta Isaia, paragona a un «germoglio che spunta da un tronco apparentemente morto», sul quale «inizia a soffiare lo Spirito Santo con i suoi doni. Ognuno di noi può pensare a una sorpresa simile che gli è capitata nella vita». Questa, ha aggiunto il Pontefice, «è l’esperienza che la Chiesa ha vissuto con il Concilio Vaticano II, che si concludeva proprio sessant’anni fa: un’esperienza che si rinnova quando camminiamo insieme verso il Regno di Dio, tutti protesi ad accoglierlo e a servirlo. Allora non soltanto germogliano realtà che parevano deboli o marginali, ma si realizza ciò che umanamente si sarebbe detto impossibile». È l'affidarsi a Dio, quindi, che fa la differenza, che realizza i progetti più impegnativi e apparentemente lontani dalle logiche della razionalità e più vicini ai sogni: i sogni di pace dell'umanità di oggi, come i sogni di un Regno di Dio realizzato nella storia che 60 anni fa ha animato i padri conciliari e, con loro, tutta la Chiesa, che si è fermata a tracciare nuove rotte nel Concilio Vaticano II.

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