Non c’è fretta di consumare l’Avvento ma di tenerne desta la mèta

Quello zero virgola che ci umanizza
December 6, 2025
Non c’è fretta di consumare l’Avvento ma di tenerne desta la mèta
La corona di Avvento sull’altare di una chiesa
Tutto il mondo digitale vive dentro una formula elementare: 0 e 1. Un codice binario che regge l’universo delle macchine, un linguaggio perfetto, privo di esitazioni. Dentro quella polarità tutto è possibile – ma solo lì dentro. Infinite combinazioni, sì, ma chiuse tra due estremi che si escludono appena scelto l’uno o l’altro. “Aut aut”, si direbbe, sempre e comunque. È questa polarità che permette la velocità incredibile. Ridurre il tempo, batterlo è l’obiettivo costante, l’ossessione. L’umano, invece, è quello “spazio tra”. È lo zero virgola: il margine, la soglia, il respiro tra il nulla e l’assoluto. L’uomo non è un bit: è zero virgola infinito. È ciò che non si può codificare, ciò che nasce dal dubbio, dall’attesa, dalla crisi. Ecco allora che l’Avvento torna come profezia. Perché ci ricorda che, prima di essere teologico, quel “già e non ancora” è teleologico, cioè orientamento al futuro della dimensione umana. Per viverla occorre il cammino necessario per raggiungere il “non ancora”.
Nel codice digitale il conflitto è un errore: va eliminato, risolto, bypassato. Nella vita umana il conflitto è energia da trasformare, attrito, dunque lentezza, sosta. È il tempo speso per capire, per sentire, per scegliere. Nella logica della connessione il conflitto è tempo perso. Nella logica della relazione è tempo investito e donato. Tempo umano. Perché la nostra umanità fiorisce certo nell’immediatezza – nella scintilla dell’intuizione, nell’istante della creazione – ma anche nella lentezza, nel silenzio che prepara la parola, nella fatica che plasma la forma. Inizia balbettando e poi scarabocchiando, quindi scrive in corsivo cercando di stare nel rigo come può, usa tutta la mano che lentamente ubbidisce ai suoi comandi... e se continua così diventa intelligenza, cioè capacità di capire. Il digitale accelera; l’umano trasforma e solo così cresce. Il digitale necessita di un dito, l’umano di tutta la complessità e la raffinatezza della mano. La trasformazione ha bisogno di attrito, di imperfezione, di errori che non si correggono in automatico ma si legano a emozioni e si attraversano, accrescendo un patrimonio unico.
La vulnerabilità è la possibilità di aprirsi intenzionalmente all’altro, l’insufficienza è la possibilità di desiderare. Ogni processo umano ‒ la poesia, l’architettura, una scelta politica o anche solo la disposizione di uno scaffale – nasce da una rete di conflitti, di emozioni, di esitazioni. L’algoritmo li cancella; l’umano li intreccia. Maria tesse un crogiuolo di emozioni “serbandole nel cuore”; Giovanni Battista non capisce subito e invia i suoi a chiedere chiarimenti a Gesù perché rompa gli indugi e si riveli; Zaccaria, il sacerdote che dubita, rimane muto fino alla nascita del figlio; Isaia dà voce all’attesa lunga, snervante, del desiderio antico. Intrecci: di luci e ombre, dubbi e convinzioni, stanchezze, smarrimenti e intuizioni profonde. Là dove il codice binario funziona, invece la persona umana vive, la spiritualità è incarnata e preservata da fantasticherie.
Eppure oggi rischiamo di scambiare la connessione per relazione, la rapidità per profondità, l’efficienza per intelligenza. Ma una connessione è solo un contatto: lineare, reversibile, senza attrito. Una relazione invece è una tensione viva, piena di pause e di infinite possibilità, irta di contraddizioni, di spigoli che generano senso. Se dimentichiamo questa differenza ci disumanizziamo. Se invece la custodiamo, allora il digitale può diventare un grande alleato – il braccio operativo di ciò che è semplificabile – mentre l’umano resta il luogo del complesso, dell’imprevedibile, dell’infinito. Perché il codice risolve, l’uomo trans-forma e si umanizza praticando lo zero virgola. E forse è proprio lì, nello scarto che non torna, nella cifra che non chiude, che l’umano resiste: nel dettaglio che devia, nella parola che inciampa, nell’istante che non obbedisce. Il digitale ci permette di andare più veloce; lo zero virgola ci ricorda perché vale la pena arrivare.
Non c’è fretta di consumare l’Avvento ma di tenerne desta la mèta.

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