I tre documenti sulla missione posti sotto il manto dell'Immacolata

Il decreto conciliare «Ad Gentes», l'esortazione apostolica «Evangelii nuntiandi», che compie 50 anni, e l'enciclica «Redemptoris missio», tutti promulgati tra il 7 e l'8 dicembre
December 7, 2025
I tre documenti sulla missione posti sotto il manto dell'Immacolata
Paolo VI a Fatima nel 1967
In questi ultimi decenni, nella luce della festa dell’Immacolata sono usciti tre importanti documenti sull’attività missionaria della Chiesa. Infatti, il decreto conciliare Ad gentes è datato 7 dicembre 1965; l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di san Paolo VI è dell’8 dicembre 1975 e la lettera enciclica Redemptoris missio di san Giovanni Paolo II è del 7 dicembre 1990. Non una coincidenza casuale, ma un modo per affidare all’intercessione dell’Immacolata l’opera evangelizzatrice della Chiesa. Nelle battute finali dell’Evangelii nuntiandi, san Paolo VI scriveva di essere lieto di deporre tutto «nelle mani e nel cuore della Santissima Vergine Maria, l'Immacolata, in questo giorno che Le è particolarmente consacrato… Al mattino della Pentecoste, Ella ha presieduto con la sua preghiera all'inizio dell'evangelizzazione sotto l'azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell'evangelizzazione». San Giovanni Paolo II, concludendo la Redemptoris missio, sottolineava: «Alla mediazione di Maria, tutta orientata verso il Cristo e protesa alla rivelazione della sua potenza salvifica, affido la Chiesa e, in particolare, coloro che si impegnano per l'attuazione del mandato missionario nel mondo di oggi».
I tre documenti sono uniti dallo stesso filo conduttore, nella volontà di dare una risposta adeguata ai segni dei tempi e alle sfide del momento. Il documento Ad gentes, uscito in epoca postcoloniale, sottolineava la necessità per i cristiani di «stringere rapporti di stima e di amore, riconoscersi come membra di quel gruppo umano in mezzo a cui vivono, e prender parte, attraverso il complesso delle relazioni e degli affari dell'umana esistenza, alla vita culturale e sociale. Così debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti». In particolare, il documento sottolineava l’importanza della formazione per clero e laici autoctoni e l’urgenza di sostenere le giovani Chiese, nel rispetto delle loro particolari ricchezze culturali e con la definitiva cancellazione di ogni rapporto tra missionarietà e atteggiamenti coloniali.
L’Evangelii nuntiandi, di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni dalla promulgazione, affrontava con lucidità ed intelligenza ogni aspetto collegato al tema dell’evangelizzazione, con una particolare attenzione ai mutamenti delle società occidentali e alle sfide del secolarismo. Alcune espressioni, di icastica bellezza, sono diventate famose. Scriveva papa Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (n.41).
Davanti alle inquietudini di alcuni popoli sudamericani, affermava: «La Chiesa non può accettare la violenza, soprattutto la forza delle armi - incontrollabile quando si scatena - né la morte di chicchessia, come cammino di liberazione, perché sa che la violenza chiama sempre la violenza e genera irresistibilmente nuove forme di oppressione e di schiavitù più pesanti di quelle dalle quali essa pretendeva liberare». (37).
E proclamava: «Vogliamo sottolineare il segno dell'unità tra tutti i cristiani come via e strumento di evangelizzazione. La divisione dei cristiani è un grave stato di fatto che perviene ad intaccare la stessa opera di Cristo» (n.77). Ricchissima di analisi e di spunti, l’Evangelii nuntiandi è stata definita da papa Francesco «il più grande documento pastorale scritto fino ad oggi». Densa di contenuti anche la Redemptoris missio di san Giovanni Paolo II. Scritta poco dopo la caduta del muro di Berlino, analizzava le nuove sfide globali e dava voce all’invito appassionato del pontefice: «Popoli tutti, aprite le porte a Cristo! Il suo Vangelo nulla toglie alla libertà dell'uomo, al dovuto rispetto delle culture, a quanto c'è di buono in ogni religione. Accogliendo Cristo, voi vi aprite alla parola definitiva di Dio, a colui nel quale Dio si è fatto pienamente conoscere e ci ha indicato la via per arrivare a lui. Il numero di coloro che ignorano Cristo e non fanno parte della chiesa è in continuo aumento, anzi dalla fine del Concilio è quasi raddoppiato. Per questa umanità immensa, amata dal Padre che per essa ha inviato il suo Figlio, è evidente l'urgenza della missione». Un’urgenza che continua ad interpellare i cristiani in tutto il mondo, sostenuti dal sorriso di Maria.

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