Suetta: il demonio c'è e agisce, ecco come combatterlo

La lettera pastorale del vescovo di Ventimiglia-San Remo sui rischi delle pratiche magiche e superstiziose
October 11, 2025
Suetta: il demonio c'è e agisce, ecco come combatterlo
«Sulla realtà del demonio e i rischi delle pratiche magiche e superstiziose»: non è un tema usuale per una lettera pastorale quello scelto dal vescovo di Ventimiglia-San Remo, Antonio Suetta. Il documento, di una quindicina di pagine, è stato firmato e pubblicato dal presule ligure lo scorso 29 settembre, festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli.
Suetta ripercorre la dottrina cattolica riguardo a Satana, i demoni e gli angeli. «La Sacra Scrittura – ricorda – ci rivela che l’uomo è entrato in contatto con questi esseri fin dall’inizio della sua esistenza, e di questa esperienza troviamo innumerevoli testimonianze storiche, scolpite in particolar modo (ma non solo) nelle religioni idolatriche e spiritiche, in cui gli “idoli” e gli “spiriti” non sono altro che demoni. Attraverso queste, e in molte altre forme, sono moltissime le persone che ne fanno esperienza ancora oggi. L’uomo ha riconosciuto molto presto la superiorità di questi esseri e, sperando di poterne ottenere i favori, spesso si è volontariamente sottomesso a loro. È così che sono nati i culti pagani, ma anche le varie forme di magia e di occultismo, le varie discipline in cui si ricorre a cosiddette “energie” e a spiriti guida, per arrivare fino ai casi di un più consapevole e dichiarato satanismo». L’evangelizzazione ha liberato l’umanità da alcune di queste forme di schiavitù al demonio, ma «altre sono rimaste, e purtroppo, finché ci saranno uomini che preferiscono il regno di satana al Regno di Dio, esse continueranno ad esistere».
Ecco allora che «mentre ci ritroviamo tutti a dover patire la presenza delle persone cattive che sono nel mondo (persone che, uomini o angeli che siano, ci invitano e ci tentano a seguirle nel male), può capitare anche di ritrovarsi oggetto di una presenza e un’azione particolare di queste persone su di noi e sulla nostra vita». I motivi per cui ciò può avvenire «possiamo ridurli sostanzialmente a due: o ce li andiamo a cercare noi, oppure sono queste persone cattive che per un motivo o per un altro decidono di attaccarci». Riguardo alle prime Suetta cita «il mondo dei fattucchieri, dei cartomanti, dei chiromanti, degli astrologi, degli indovini, nonché quello delle invocazioni spiritiche, del malocchio, del ricevere messaggi attraverso le tavole con le lettere, o dalle carte, la divinazione con il fondo delle tazzine di tè e di caffè, l’oroscopo, l’acqua e l’olio, il ricorso alla cosiddetta “scrittura automatica” e così via». Assolutamente da evitare anche «ogni forma di invocazione spiritica, anche se fatta per gioco», da cui «la necessità che i bambini vengano educati sulla malvagità e sul pericolo che si cela in queste pratiche e nella cosiddetta “magia” in generale, pratiche che fin troppo spesso si compiono in casa, a scuola, o al campeggio. Dobbiamo stare alla larga dai gesti, dai riti e dalle parole con cui si pretenderebbe di fare o di togliere il malocchio (a volte queste pratiche vengono ritenute innocue perché le faceva la nonna, e quindi si ritiene che non possono essere qualcosa di cattivo); dobbiamo stare alla larga da discipline come il reiki, e in generale da tutte quelle in cui si parla di energie, di chakra, di “mantra” da ripetere, di spiriti guida, e di cose del genere. Anche il contesto dello yoga può essere pericoloso e contaminato».
Dopo aver trattato della situazione di coloro che si trovano oggetto di una particolare azione demoniaca pur non avendo fatto nulla per attirarla, il vescovo si sofferma - con considerazioni che meritano di essere lette nell'originale - su «come mantenersi liberi dal demonio», sugli aiuti soprannaturali, quello degli angeli buoni, della Vergine Maria con il suo «ruolo unico e fondamentale» e soprattutto la vita di grazia.
«La realtà è che il diavolo è soltanto una creatura – sottolinea con forza Suetta – potente sì, ma limitata, e davanti a Dio e a coloro che lo rappresentano è costretto a riconoscere il proprio nulla e a ritirarsi (Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 395). In effetti è proprio così. Chi vive in grazia di Dio non ha nulla da temere dal demonio. Chi si impegna a vivere una vita secondo Dio, nell’osservanza dei comandamenti e nel ricorso regolare e frequente alla preghiera e ai sacramenti, è immune dall’azione del diavolo. Lo ripetiamo: se io sono in grazia di Dio e mi nutro regolarmente della sua Parola, della preghiera e dei sacramenti della Confessione e della Comunione, anche se qualcuno facesse qualcosa per provocare un’azione del demonio contro di me, quella maledizione rimarrebbe senza effetti, o al massimo, se il Signore nella sua Provvidenza volesse donarmi un po’ di Croce, avrebbe un effetto molto limitato».
Infine l’invito a recuperare e a recitare nelle celebrazioni eucaristiche, dopo la Comunione, la famosa orazione a san Michele arcangelo, nella sua forma breve, composta da Leone XIII.
Un impegno pastorale per un problema diffuso
A Suetta abbiamo chiesto da dove gli sia venuta l’ispirazione per questa lettera pastorale. «Non sono mai stato particolarmente attratto da queste questioni quando svolgevo il mio ministero di prete – spiega il presule, nativo della diocesi di Albenga-Imperia – poi diventando vescovo ho dovuto occuparmi dell'organizzazione del servizio dell'esorcista e così ho incominciato a dialogare con colui che allora era esorcista, il quale poi mi chiese un aiuto perché diceva di essere oberato di lavoro. La cosa mi ha interessato sempre di più, superando quello che è un approccio un po' superficiale che talvolta si ha anche all'interno della Chiesa, pensando che le persone che cercano l'esorcista lo fanno più che altro perché suggestionate o fissate – per carità, questo discernimento va fatto, perché sono molteplici le situazioni dove ci sono commistioni tra problemi psicologici, psichiatrici ed elementi di tipo soprannaturale. Mi sono quindi interessato maggiormente a questo argomento, un caso in particolare che ho seguito da vicino mi ha ha spinto ancora di più a farlo e mandando il nuovo esorcista della diocesi a fare il corso di formazione che l'Associazione Esorcisti Italiani propone ogni anno, ho avuto modo anch’io di documentarmi meglio».
Chiediamo a Suetta qual è la situazione sul campo che riscontra da pastore: «Mi sono reso conto di quanto intanto i fenomeni più acuti e tipici siano diffusi, più di quello che pensavo, e poi di quanto incida, in relazione a questi fenomeni, il fatto che le persone coinvolte abbiano avvicinato certi mondi pericolosi o per curiosità o per superficialità o perché indotte da determinati contesti. Sono mondi dove sono presenti anche molti ciarlatani, ma che nel loro insieme spingono verso il contatto con realtà demoniache, in vari gradi, si va dal satanismo vero e proprio alla magia a quelle cose un po' orientaleggianti, new age, che vanno di moda e sono vendute come discipline filosofiche, di benessere, di rilassamento, di concentrazione. Come pastore ho capito come certe situazioni in realtà sono delle vere e proprie trappole. E quando le persone che vi sono cadute cercano un rimedio all'interno dello stesso contesto, la situazione purtroppo peggiora notevolmente».
Suetta cita però anche un’opportunità che nasce dall’affrontare questi problemi: «Un ulteriore aspetto che mi ha indotto a scrivere questa lettera è che dietro queste forme sbagliate, deviate e pericolose, molta gente cerca qualcosa di buono. Cioè cerca di recuperare la dimensione spirituale della propria vita, perché ne sente il bisogno. E chiaramente andando verso quel mondo di cui parlavo non ottiene un buon risultato. Però intercettare la fame, la necessità di questo bisogno, pastoralmente è molto importante. Ed è un lavoro su cui in diocesi vogliamo impegnarci».

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