Il cardinale Zuppi: ecco le priorità della Chiesa italiana
di Giacomo Gambassi, inviato ad Assisi
Dall'annuncio alla comunità, dai laici alla pace: il presidente della Cei è intervenuto sui temi dell’Assemblea generale ad Assisi, che ha raccolto i frutti del Cammino sinodale. «Con il Papa sintonia profonda». Su omosessuali e donne arriveranno «linee guida» che terranno conto dei disagi. Ai politici: più rispetto istituzionale. Il monito: preoccupati per l’autonomia differenziata sul suicidio assistito

La Chiesa italiana affida nelle mani di Leone XIV i quattro anni di Cammino sinodale. «Lo farò nel saluto di fronte al Papa», annuncia il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, che domani mattina, giovedì, accoglierà il Pontefice nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Leone XIV arriva nella cittadina umbra per concludere l’Assemblea generale dell’episcopato italiano. «E ci dirà che cosa pensa della Chiesa italiana», spiega il porporato nella conferenza stampa di questo pomeriggio, al termine della terza giornata di lavori dei vescovi della Penisola. Al centro dell’Assemblea generale la «ricezione» del Documento di sintesi del Cammino sinodale con l’individuazione delle indicazioni pastorali che segnino la rotta dei prossimi anni per la Chiesa italiana. «È un desiderio di chiarezza quello che ci anima, per non deludere le attese suscitate dal Cammino stesso in cui sono state coinvolge oltre 500mila persone», afferma Zuppi.

L'incontro fra sinodalità e collegialità
Sono 124 le proposte di rinnovamento scaturite dal movimento di ascolto e partecipazione nelle diocesi del Paese e approvate dall’Assemblea sinodale del 25 ottobre. Proposte affidate adesso ai vescovi. Scocca l’ora dell’«incontro fra sinodalità e collegialità», chiarisce il presidente della Cei. Due dimensioni che «devono andare insieme» e che «godono di ottima salute». Anche perché, aggiunge, «la sinodalità non è un accidente. È lo stile della Chiesa: c’è bisogno di camminare insieme soprattutto per fronteggiare i cambiamenti in atto». Cambiamenti nella comunità ecclesiale che fa i conti con «difficoltà evidenti» e con la «fine della cristianità, ma non del cristianesimo. Lo avevano ben intuito don Primo Mazzolari nel 1928 o Giovanni Battista Montini che aveva voluto la grande Missione di Milano o ancora Joseph Ratzinger». Sempre più i «lontani» dal Vangelo in Italia, sempre più i «senza tetto spirituali» che, sottolinea Zuppi, avevano portato papa Francesco a chiedere «di uscire e di accogliere». E cambiamenti nella società che è «piena di solitudini, sofferenze, fatiche personali». L’intento non è «un maquillage» ecclesiale, come lo definisce Zuppi, ma quello di «rispondere con serietà alle domande delle nostre comunità e del mondo intorno. Altrimenti corriamo il rischio del ripiegamento». E incoraggia: «È il tempo delle scelte».

Le urgenza della Chiesa italiana
Il cardinale indica alcune «priorità» per la Chiesa italiana. La prima è la «trasmissione della fede» in un Paese dove la secolarizzazione avanza a grandi passi. La seconda: la «costruzione di comunità». Sia all’ombra del campanile perché «nelle parrocchie si è anche modificato il rapporto con il territorio: penso alle unità pastorali»; sia nel «tessuto sociale» segnato da «isolamento e individualismo». Terzo: il «coinvolgimento dei laici» anche per «il calo dei sacerdoti» e per i «problemi amministrativi che pesano sulle parrocchie e sui preti». Inoltre, il porporato cita l’urgenza di essere «casa della pace», come già esortato da Leone XIV nell’udienza alla Cei dello scorso giugno in un «discorso importante e già recepito», osserva Zuppi. Tutto ciò dimostra «il legame e la sintonia profonda con il Papa».
I temi divisivi
Il presidente della Cei è consapevole che nel Documento di sintesi esistano alcuni temi considerati divisivi, su cui è stato espresso un dissenso non trascurabile nell’Assemblea sinodale e che hanno suscitato un confronto con sfumature differenti anche fra i vescovi. «Se c’è una sofferenza, penso all’omoaffettività, occorre arrivare a linee guida che aiutino a tenere assieme le varie istanze, anche per mettere a tacere letture malevoli. C’è bisogno di chiarezza». Altra questione dibattuta è il ruolo delle donne all’interno della Chiesa. «È necessario trovare risposte alle difficoltà ma anche andare avanti». A un gruppo di cinque vescovi, guidato dal cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, è assegnato il compito di predisporre alcuni itinerari pastorali che saranno valutati dall’Assemblea generale di maggio 2026.

I vescovi di fronte a tensioni istituzionali, suicidio assistito, abusi e Ucraina
È ad ampio raggio il dialogo del presidente della Cei con i giornalisti. Il cardinale parla delle tensioni che coinvolgono Quirinale e Palazzo Chigi nelle ultime ore. «I vescovi si aspettano equilibrio, dialogo e rispetto istituzionale. Non è solo fair-play – avverte –. Dobbiamo compiere ogni forzo per superare le polarizzazioni». E c’è bisogno di «un dialogo fra le istituzioni che sia all’altezza del momento». Affronta la questione del fine vita tornato alla ribalta per il “caso eutanasia” delle sorelle Kessler. «Stiamo attendendo la sentenza della Corte Costituzionale sulle scelte regionali in materia. Scelte che ci preoccupano», dice Zuppi. Perché, prosegue, «siamo di fronte a un’autonomia differenziata sul suicidio assistito». Sulla piaga degli abusi – al centro della preghiera dei vescovi italiani di martedì sera ad Assisi – il cardinale pone l’accento sulla «consapevolezza» che si è sviluppata nelle diocesi italiane ma che «deve crescere». Conferma la disponibilità a «una verifica esterna», come nelle «aziende dove ci sono revisori non compiacenti» e come testimonia il primo “studio pilota” in corso di realizzazione affidato a due realtà indipendenti: il Centro di ricerca per la vittimologia e la sicurezza dell’Università di Bologna e l’Istituto degli Innocenti di Firenze. «È nostro interesse chiarire eventuali opacità – dichiara il cardinale –. Ma tutto ciò va valutato senza giustizialismo o minimalismo». E si sofferma sulla guerra in Ucraina che lo vede impegnato nella missione umanitaria voluta da papa Francesco e confermata da Leone XIV. «È doloroso ricevere richieste di donne che vivono anche in Italia e che hanno il marito o il figlio scomparsi», ammette facendo riferimento al ruolo vaticano di “facilitatore” negli scambi dei prigionieri attraverso le liste che passano anche dalle mani di Zuppi. Gli scambi dei militari fra Kiev e Mosca si realizzano già; ben più difficili quelli dei civili. «C’è una richiesta di aiuto alla Santa Sede», fa sapere il cardinale: sia da parte delle autorità ucraine, sia da parte delle famiglie dei catturati. Un’esperienza drammatica, confida il presidente della Cei, che «mi ha fatto comprendere il significato autentico del milite ignoto».
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