Addio a padre Eugenio Barelli, nipote di Armida
di Irene Funghi
Si è spento a Fiesole il frate minore, nipote della fondatrice dell'Università Cattolica. Nel 1993 aveva accolto Wojtyla al Santuario delle Stimmate

È morto venerdì, dopo un periodo di malattia nell’infermeria di Fiesole padre Eugenio Barelli, frate minore e nipote della beata Armida Barelli, cofondatrice dell’Università Cattolica di Milano.
Nato nel ’34 a Livorno, era entrato nell’ordine di San Francesco dopo il fratello gemello e dopo aver assicurato una stabilità economica ai propri fratelli, occupandosi per un periodo dell’azienda di famiglia. Con lui la pastorale giovanile dei frati minori di Toscana mosse i primi passi e, insieme ad altri confratelli, fu ideatore della Marcia francescana, che, nata in Toscana nel 1980, si aprì nel tempo alle altre regioni, fino ad arrivare, oggi, a riunire i giovani che da tutta Italia si mettono in pellegrinaggio verso Assisi per la festa del perdono.
Nella sua vita di religioso un ruolo importante lo ebbe il monte santo delle Stimmate, del cui santuario fu guardiano più volte e dove accolse in visita Giovanni Paolo II nel 1993. In quell’occasione, ricorda la comunità dei frati, il Papa associò a quel luogo la Collina delle croci, visitata in Lituania «e affermò che come per l’Europa era importante visitare quel colle lituano, altrettanto lo era salire il monte della Verna – ricorda l’attuale guardiano del santuario fra Guido Fineschi –. In quell’occasione il Papa ci disse che, se san Francesco era nato ad Assisi, a La Verna era nato il francescanesimo ed era rinato il cristianesimo, indicando nell’esperienza d’amore tra il Poverello e Cristo il dono di un carisma consegnato alla Chiesa e un’occasione di rinnovamento per tutti i cristiani». Sul monte della Verna, padre Barelli fu anche promotore della ristrutturazione del romitorio, dove per trent’anni egli stesso si dedicò alla vita contemplativa, allo studio e alla direzione spirituale.
Assieme a Franco Vaccari e Rodolfo Cetoloni, adesso vescovo emerito di Grosseto, ideò un musical su san Francesco per i giovani di Arezzo con la proposta di inviare, nel 1988, una lettera alla first lady Raissa Gorbačëva, e offrire la disponibilità del gruppo a rappresentare lo spettacolo in Russia. Ed aprire così con l’Unione sovietica un canale di comunicazione che superasse le contrapposizioni della Guerra fredda. Invito che da Mosca fu accolto e dopo il quale venne organizzato un incontro tra giovani russi e italiani sul santo di Assisi. Fu allora che vennero gettate le prime fondamenta di quella che, sotto la guida di Franco Vaccari, sarebbe diventata Rondine, il borgo medievale aretino dove oggi giovani provenienti da contesti di guerra studiano insieme per farsi promotori, nelle proprie realtà, di processi di pace.
Attenzione al dialogo e all’unità che lo avvicinò anche all’esperienza di Chiara Lubich e all’Opera di Maria, di cui come religioso fu membro attivo. Avendone conosciuto personalmente la fondatrice, ospitò sul monte della Verna una delle prime Mariapoli, i caratteristici appuntamenti del Movimento dei Focolari.
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