mercoledì 20 giugno 2018
Nel libro di Fisichella «Ho incontrato Paolo VI» il racconto del miracolo avvenuto per intercessione di Montini
Paolo VI

Paolo VI

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Torna nelle librerie con un’edizione aggiornata il libro scritto dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione dedicato alla figura di Giovanni Battista Montini. Ho incontrato Paolo VI. La sua santità dalla voce dei testimoni, pubblicato dalle Edizioni San Paolo (pagine 176, euro 16), vuole aiutare il lettore a conoscere meglio la santità di un Pontefice che ha profondamente segnato la storia della Chiesa. Un libro che esce anche in vista dell’ormai prossima canonizzazione di Paolo VI, fissata per il 14 ottobre 2018. E proprio al racconto del miracolo ottenuto per intercessione di papa Montini nel 2014, all’indomani della sua beatificazione, è dedicato il nuovo capitolo dell’edizione aggiornata. È un brano avvincente - di cui pubblichiamo un breve stralcio -, che ci accompagna nel dramma vissuto da Alberto e Vanna, già genitori di Riccardo, che durante la seconda gravidanza della donna scoprono che il feto è rimasto con una ridotta quantità di liquido amniotico, considerata dai medici insufficiente per giungere alla nascita del bambino. Inizia un vero e proprio calvario fatto di visite e ricoveri, ma il cuore della bimba continua a battere. E in quei giorni una amica di Vanna le propone di affidarsi all’intercessione di Paolo VI che già aveva ottenuto un miracolo su un feto. L’abbandono alla volontà di Dio e la preghiera di intercessione a Paolo VI, hanno segnato il resto della gravidanza, che è giunta al suo termine la notte di Natale 2014 con la nascita di Amanda, una stupenda bambina sana. (E.Le.)


Pubblichiamo uno stralcio del VI capitolo («Un rebus per la scienza») del libro dell’arcivescovo Rino Fisichella, nel quale si narra la vicenda relativa al miracolo attribuito all’intercessione del beato Paolo VI

La patologia non lascia senza sofferenze mamma Vanna. Lo afferma senza remore Alberto: «Vanna stava sempre peggio, il dolore era sempre più forte, nonostante flebo, antibiotici e antidolorifici ». Eppure, Vanna non si dà per vinta: «Sono indescrivibili le sensazioni che ho provato. Eppure anche se ero caduta in un vortice nero e senza fine apparente, io sentivo che mia figlia (e non il feto come lo chiamavano i medici), si sarebbe salvata. Quando lo dicevo ai dottori, mi guardavano in modo compassionevole ». I giorni passano e viene superata di qualche giorno la ventiseiesima settimana di gestazione. Papà Alberto ricorda lucidamente questi ultimi momenti: «La notte di Natale i dolori erano più forti del solito, troppo simili a vere e proprie contrazioni, finché partimmo per l’ospedale di Borgo Roma a Verona. Il viaggio fu terribile, il silenzio interrotto solo dai lamenti per il dolore insopportabile. I medici tentarono di fermare le contrazioni, ma quando capirono che era troppo tardi, ci dissero che avevano fatto tutto il possibile, che era giunto il momento e che dovevamo essere forti… Inizialmente non volevano nemmeno chiamare l’équipe della neonatologia; per loro, ancora una volta, non c’era speranza. Non entrai in sala parto, Vanna non voleva che vedessi partorire nostra figlia morta. Restai fuori, ma sentii tutto; passai quella infinita mezz’ora a pregare davanti a un piccolo presepe che si trovava appena fuori della sala parto. E mentre scorrevano i minuti, pensavo sempre più convintamente che se eravamo lì, dopo tutto quello che avevamo passato, proprio la notte di Natale… beh, non poteva andare male, non avrebbe avuto senso! Vidi uscire la termoculla senza sapere se mia figlia era viva o morta, me la girarono e lei era lì, con gli occhi aperti che si guardava attorno, non ci potevo credere! Non feci troppo caso a tutte le problematiche che il neonatologo mi elencò nel breve tragitto fino al reparto di terapia intensiva neonatale, dentro di me ormai sapevo che ce l’avrebbe fatta». Amanda è viva. Pesa solo 865 grammi e la lunghezza è di 32 cm, ma è una bambina che vuole vivere. La mettono subito in ventilazione meccanica che viene presto diminuita fino a non averne più bisogno. L’esame toracico manifesta che tutte le parti corporee che avrebbero dovuto essere compromesse: scheletro, cuore, polmoni… non presentano malformazioni. Per alcuni mesi, la piccola rimane ricoverata in ospedale per adempimenti di routine e sottoposta a tutte le visite necessarie. Continua a crescere, alla trentanovesima settimana è già di 2,900 Kg, fino a quando l’11 aprile 2015 viene dimessa e trova finalmente tranquillità a casa. Al medico legale, a conclusione della sua indagine, non resta che attestare: «Ritengo che l’assenza di qualsiasi complicanza, sia precoce, sia tardiva, soprattutto polmonare, come l’ipoplasia polmonare e cerebrale o come la paralisi cerebrale infantile, causata dall’anidramnios molto precoce, di grado elevato e persistente per un lungo periodo di tempo, risulta senza dubbio un evento inspiegabile, unico e irrepetibile». La stessa conclusione è raggiunta dai sette medici che compongono la Consulta medica della Congregazione per le cause dei santi. All’unanimità affermano che la diagnosi effettuata dai tanti medici ginecologi nel corso della gestazione era corretta, che la prognosi risultava infausta circa la vita, e che la terapia applicata era certamente adeguata, ma inefficace. La nascita e il normale sviluppo di Amanda Maria Paola non sono spiegabili scientificamente.

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