Scuola, sport, Chiesa: l'Italia cresce coi figli dell'immigrazione

Oltre 900mila studenti con cittadinanza straniera, il 21% dei quali con almeno un genitore non italiano, 2,5 milioni di lavoratori che tengono in piedi settori chiave dell’economia, ma l’inclusione resta una sfida aperta. Ecco il Rapporto Caritas-Migrantes
October 14, 2025
Bimbi di tutte le provenienze in una classe di una scuola elementare milanese
Una classe in una scuola elementare di Milano
Generatori di futuro nella scuola, nello sport e anche nella Chiesa. Li definisce così i giovani di origine straniera, immigrati oppure nati o cresciuti in Italia, figli di genitori di cittadinanza straniera il rapporto sull’immigrazione di Caritas e Migrantes 2025.  Se nel mondo i migranti internazionali sono 304 milioni, più del doppio rispetto a 35 anni fa, anche in Italia la componente straniera – oltre 5,4 milioni di persone, pari a circa il 9,2% del totale – continua a crescere, “sostenendo - afferma lo studio - in maniera decisiva la dinamica demografica complessiva”. Nel 2024, infatti, oltre il 21% dei (pochi) nuovi nati in Italia aveva almeno un genitore straniero. I principali Paesi di origine degli stranieri in Italia restano Romania, Marocco, Albania, Ucraina e Cina, ma negli ultimi anni si osserva una crescita significativa di nuovi arrivi dal Perù e soprattutto dal Bangladesh. Nel complesso, i motivi familiari (43,7%) e di lavoro (40,7%) continuano a rappresentare la gran parte della concessione dei permessi di soggiorno, mentre quelli legati ad asilo, protezione internazionale o speciale si fermano al 7,2%.

Scuola e sport

Nell’anno scolastico preso in esame, il 2023/2024, si è registrata la presenza nelle aule di 910.984 alunni con cittadinanza non italiana, con un’incidenza pari all’11,5%. Oltre 217 mila le acquisizioni di cittadinanza registrate l’anno scorso. La grande maggioranza dei figli di immigrati è nata e cresciuta in Italia: ragazze e ragazzi italiani di fatto, ma che restano, dice il rapporto, privi di cittadinanza formale. Le opportunità di inclusione offerte dallo sport risultano cruciali per le fasce più giovani della popolazione. Ma i dati a livello nazionale mettono in evidenza ancora profonde disuguaglianze nella partecipazione sportiva tra i giovani italiani e quelli di origine straniera. Ancora più marcate risultano le differenze di genere: stando agli ultimi dati disponibili, solo il 35,2% delle ragazze straniere pratica sport, a fronte del 62,3% delle coetanee italiane. Sussistono persistenti fenomeni di discriminazione, anche di stampo razzista. «L’Italia vive una trasformazione – afferma il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, nella prefazione al volume –, che passa attraverso i volti, le storie e i sogni di giovani ragazze e ragazzi che frequentano le stesse scuole dei loro coetanei italiani, parlano i dialetti locali, tifano per le squadre del cuore, ma spesso continuano a sentirsi – e a essere percepiti – come “ospiti permanenti”, non pienamente parte della comunità. Le comunità cristiane in Italia hanno oggi la possibilità di essere laboratori privilegiati di convivenza, in cui si sperimenta in piccolo ciò che il Paese intero fatica a realizzare». Nella situazione fotografata dal Rapporto, scrive ancora Baturi, la cittadinanza si conferma uno dei «passaggi sempre più indispensabili».

Lavoro

Nel 2024 gli occupati stranieri in Italia erano 2,5 milioni, il 10,5% del totale . Crescono i rapporti di lavoro attivati con cittadini stranieri (+5,8% in un anno). Ma accanto a questi elementi di dinamismo, restano aperte diverse criticità: la bassa partecipazione dei cittadini stranieri alle attività formative, la diffusione del caporalato – tradizionale e digitale – disuguaglianze e sfruttamento, soprattutto nel settore agricolo e in quello dei servizi. Nonostante ciò, il mercato del lavoro italiano mostra una crescente dipendenza dalla manodopera immigrata, indispensabile per industria, servizi e welfare e agricoltura.

Casa

Le difficoltà abitative restano un nodo cruciale: l’indagine Caritas-Migrantes evidenzia forti discriminazioni e barriere di accesso alla casa per le famiglie straniere. . «Investire in strategie di inclusione e in percorsi legali – ha detto nel suo intervento Carlo Maria Redaelli,arcivescovo metropolita di Gorizia e presidente di Caritas Italiana – non è un favore, ma un atto di responsabilità verso il futuro delle nostre comunità e di quelle che arrivano: si può e si deve fare meglio di quanto fatto finora».

Appartenenza religiosa

Si stima che all’inizio del 2025 il totale dei cristiani superi ancora la maggioranza assoluta degli stranieri residenti in Italia, raggiungendo il 51,7%, seppure in netto calo rispetto al 53% stimato per il 2024. «Il Rapporto conferma – ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo – che dopo la prima accoglienza è fondamentale l’accompagnamento costante a una esistenza dignitosa e alla partecipazione diretta alla vita del Paese. Diamo meno spazio a ciò che facciamo e diciamo noi per loro, e più alla voce, alla testimonianza e allo sguardo sul Paese dei cittadini immigrati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA