giovedì 19 luglio 2018
L'arcivescovo di Bologna destinatario di una lettera di scuse per gli insulti via Facebook dopo il confronto mancato con la sottosegretaria Borgonzoni
Monsignor Zuppi (Foto Siciliani)

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Si conferma testimone autentico di dialogo, Matteo Zuppi, destinatario di una 'lettera di scuse' da parte di 25 promotori e 5.107 sottoscrittori, che aumentano di ora in ora, esponenti delle più variegate correnti di pensiero della società civile, della cultura e della politica bolognese, che «gli chiedono scusa» per essere stato oggetto di «una sequela di insulti e volgarità» sulla pagina Facebook di Lucia Borgonzoni, sottosegretaria leghista del governo.

Il casus belli è noto: riguarda la partecipazione dell’esponente dell’esecutivo e dell’arcivescovo a un dibattito pubblico sul tema dei migranti, dal quale Borgonzoni era andata via, senza ascoltare la replica del prelato. «Ho un treno fra 15 minuti, avevo avvisato» aveva detto alla stampa, che il giorno seguente ha sottolineato ampiamente l’accaduto. Alla replica, tramite social network, erano seguiti centinaia di commenti da parte dei suoi sostenitori, alcuni dei quali contenenti insulti rivolti a Zuppi. «Falso, folle, ipocrita» i più ripetibili e, agli occhi di molti bolognesi, gli haters, gli 'odiatori' di professione, non sono passati inosservati.

«Visto che non ha ritenuto di farlo lei, porgiamo noi le nostre scuse all’arcivescovo » scrive, fra gli altri, Roberto Morgantini, fondatore delle Cucine Popolari, che esprime con entusiasmo la sua simpatia: «Io non sono certamente cattolico – dice – ma di Zuppi ho stima e rispetto. Stiamo dalla stessa parte, quella degli ultimi. Non merita quelle offese».

Dello stesso avviso Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, che ha firmato la lettera perché «Zuppi dice cose vere, vissute, si fa capire da tutti, è molto concreto: il comportamento di una rappresentante delle istituzioni deve essere super partes, se sapeva di avere limiti di tempo non doveva accettare, soprattutto, non doveva permettere gli insulti su Facebook: non dobbiamo consentire che gli slogan via social diventino strumento di confronto politico, sostituendo il dialogo fra le persone» dice. Borgonzoni stessa prova, poi, a smorzare la polemica, sempre tramite Facebook.

«Ti lasci strumentalizzare» scrive diretta al padre, che ha firmato l’appello a favore dell’arcivescovo, con cui «i rapporti sono cordiali» dice. Ma le critiche non si fermano: «Siamo contenti che una così ampia fetta della società civile bolognese abbia reagito prontamente di fronte a queste offese: un bell’esempio di 'amicizia civile'» dicono, all’unisono, Stefano Zamagni e la moglie Vera Negri, che plaudono all’iniziativa. «Che i cattolici stiano con Zuppi è scontato» dicono.

«Ci ha fatto molto piacere vedere che, invece, i sottoscrittori appartengono a correnti di pensiero anche molto diverse, ma si sono trovati uniti nella stima per l’operato dell’arcivescovo, a sostegno di valori di accoglienza, solidarietà e confronto democratico che non hanno colore politico» affermano i coniugi Zamagni. «Le numerose adesioni dimostrano che Bologna rifugge l’uso dell’offesa, della delegittimazione, della denigrazione dell’avversario: è una città in cui la società civile riesce ancora a supplire alla crisi dei partiti» dicono.

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