martedì 7 dicembre 2010
Dopo la scarcerazione di Mohamed Fikri, il 22enne marocchino che era stato fermato sabato sera con l'accusa di omicidio, gli investigatori sono tornati a una pista iniziale, peraltro mai accantonata del tutto: quella di due uomini che sarebbero stati visti con la ragazza il pomeriggio del 26 novembre, poco prima della scomparsa.
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E' stato alla fine scarcerato Mohamed Fikri, il 22enne marocchino accusato di omicidio e del sequestro di Yara Gambirasio, la tredicenne bergamasca scomparsa da Bremabate Sopra il 26 novembre scorso. Il gip Maccora ha accolto la richiesta avanzata ieri dallo stesso pm Letizia Ruggeri che, a 48 ore dal fermo del giovane muratore, aveva ritenuto che le esigenze cautelari per tenerlo non ci fossero più. La frase mal tradotta in arabo - non un'ammissione sul coinvolgimento nel caso Yara, ma un'imprecazione - e un biglietto acquistato già da tempo per un viaggio in Marocco, sono bastate a dimostrare l'estraneità del giovane al caso di scomparsa. Il 22enne resta indagato, ma a breve lascerà il carcere di Bergamo. I suoi avvocati hanno dichiarato di voler chiedere un risarcimento per l'ingiusta detenzione.Tramontata la pista che portava a Mohamed Kifri, ora gli investigatori seguono altre ipotesi, peraltro mai accantonate del tutto: quella di due uomini che sarebbero stati visti con Yara il pomeriggio del 26 novembre, quando è scomparsa. Carabinieri e agenti della Questura oggi sono stati a lungo a colloquio con il pm Letizia Ruggeri per elaborare nuove strategie.Intanto è stato creato un pool di carabinieri e poliziotti per aiutare psicologicamente i genitori di Yara e per cercare di ricostruire insieme a loro, il più dettagliatamente possibile, il quadro delle conoscenze della ragazzina. Questo per aver spunti su chi Yara possa aver incontrato alle 18.30 di quel venerdì fatidico, dopo che era uscita dal palazzetto dello sport che solita frequentare per gli allenamenti di ginnastica ritmica.Tornano in campo quei due uomini che altrettanti testimoni avrebbero visto parlottare con la ragazzina nei pressi del palazzetto. Le descrizioni fornite sono divergenti e anche piuttosto sommarie (uno dei testimoni parla anche di una Citroen rossa sulla scena) ma possono essere degli spunti investigativi. Con due certezze, il passaggio della ragazza nel cantiere di Mapello, evidenziato dai cani degli investigatori e le ore 18.49, quando Yara riceve sul suo cellulare un messaggio dell'amica Martina, "dopodiché veniva spento", scrivono gli inquirenti. È l'ultimo contatto. Le ricerche oggi hanno portato nuovamente a Brembate Sopra. Qui gli agenti della Questura hanno setacciato un'azienda vicina a quella in cui lavora il padre della ragazza. In un deposito di materiale edile, pietre e altro, in un bidone, gli investigatori hanno trovato un oggetto che è stato prelevato, ma di cui al momento non si sa nulla di preciso.Rino Roncelli, il titolare dell'azienda, ha spiegato che i cancelli sono sempre aperti per consentire il carico e scarico dei materiali.
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