giovedì 10 luglio 2014
Intervista al leader Ppe: sì al commissario all’immigrazione . «Io contro il vostro premier? Sono il primo a dire che lui vuole la svolta, ma nella famiglia socialista c’è già chi non ha mantenuto le promesse. Divisioni nel Ppe? No, io parlo a nome di tutti».
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È tutto il Ppe a dire no ai debiti, a chiedere all’Italia e a Matteo Renzi che le riforme si facciano, e a dire che il Patto di stabilità non si tocca. A pochi giorni dalle polemiche con il premier italiano a Strasburgo, il presidente del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo Manfred Weber vuol fare chiarezza e  spazzar via gli equivoci. Presidente, partiamo dalle conclusioni del Consiglio Europeo che parlano del 'miglior uso' della flessibilità già prevista dal Patto di stabilità. Per il gruppo Ppe è essenziale che ci sia stato un accordo che il patto non sarà cambiato. Perché l’esperienza che abbiamo fatto nella crisi degli ultimi anni, e che ci ha portati sull’orlo dell’abisso, ci insegna che abbiamo bisogno di bilanci solidi, che dobbiamo smetterla di fare sempre più debiti. Debiti che non portano crescita ma al contrario la distruggono. Un punto per noi non negoziabile. Quanto alla 'interpretazione', come Ppe ci riconosciamo nel testo di conclusioni concordato dal premier Renzi, dal cancelliere Merkel, dal presidente Hollande, dai premier Rajoy e Tusk e gli altri. Come dire, le principali famiglie politiche. Eppure a Strasburgo è sembrato di capire che lei non si fida troppo… Diciamo così: siamo rimasti 'scottati'. Quando il presidente della Commissione Barroso ha dato alla Francia più tempo per rientrare nel deficit, proprio per fare le riforme, il presidente François Hollande non ha fatto molto. Insomma, c’è stato già un governo della famiglia socialista che non ha mantenuto le promesse. Per questo il nostro messaggio cruciale è: prima vogliamo vedere fatti concreti. Il 2 luglio a Strasburgo nel suo discorso rappresentava tutto il Ppe? Certo. Anzi, ho trovato molto ingiusto che il premier Renzi abbia liquidato il mio discorso come le parole di un eurodeputato che parla a nome della Germania. Invece voglio sottolineare esplicitamente che il nostro gruppo per settimane ha discusso intensamente e poi approvato il nostro documento programmatico. È la posizione di tutto il gruppo Ppe dire che non vogliamo 'sconti' politici nell’attuazione del Patto di stabilità e crescita, ma il rispetto delle regole, che la politica dei debiti deve finire. Però ci sono state obiezioni da parte dei membri italiani… Sì, è vero, da parte delle due delegazioni italiane (Forza Italia e l’alleanza Ncd-Udc, ndr)  c’è stata una richiesta di ammorbidire il documento, ma nessun’altra delegazione l’ha appoggiata. Anzi i rappresentanti di Paesi come Portogallo, Grecia, Spagna, che le riforme le hanno fatte a caro prezzo, non accettano che in grandi Stati come Francia e Italia le riforme si facciano aspettare. Tanto più che Francia e Italia all’Eurogruppo hanno sempre approvato tutte le condizionalità sulle riforme e il risanamento fiscale indicati dalla troika  ai vari Paesi  sotto programma. Se l’Italia le riforme le fa davvero, potrebbe ottenere un po’ più di tempo? È successo, ad esempio con la Spagna: ha avuto più tempo, e non solo le riforme le ha fatte ma ha restituito in anticipo i prestiti ricevuti. Se l’Italia davvero avvierà la riduzione del debito, allora avremo una situazione politica completamente diversa. Non è questione di principi a tutti costi, bisogna capire che se l’Europa continua sulla via del debito ci avviamo alla rovina. Confesso che mi stupisce di vedere che in Italia si  discuta tanto di flessibilità e invece poco di come potranno le giovani generazioni sostenere il peso di un debito pari a oltre il 130% sul Pil. Qualcuno ha voluto vedere una contrapposizione Ppe-Renzi…. Io sono il primo a dire che il premier italiano in Italia vuole la svolta, e il suo enorme successo alle Europee indica che anche gli italiani vogliono le riforme. Se Renzi davvero seguirà questo cammino, avrà il sostegno dei Popolari. Solo che noi insistiamo: le riforme si facciano e si smetta di discutere di come fare nuovi debiti. È la linea rossa del Ppe e vigileremo. I socialisti condizionano il voto a Jean-Claude Juncker alla flessibilità… Juncker ha detto moltissime volte che si muoverà sulla base del patto così com’è, e che rispetterà le decisioni del Consiglio europeo. E ha difeso anche in campagna elettorale le decisioni dell’Eurogruppo che ha a lungo presieduto. Nel programma del Ppe si parla di un commissario all’Immigrazione. Pensa che l’Italia sia stata lasciata sola? L’Italia, certo, riceve sostegno da Frontex e dal fondo per i rifugiati, fondi Ue, ma è anche vero che l’Europa fa ancora troppo poco. Perché nei prossimi mesi aumenteranno i flussi e per il Ppe è evidente che i migranti che arrivano a Lampedusa vogliono venire in Europa, non specificamente in Italia. E dunque la questione va affrontata a livello europeo, non solo nazionale. Un commissario all’Immigrazione sarebbe un modo di dare un volto a questa politica europea.
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