mercoledì 4 febbraio 2009
Favorevoli 517 deputati, contrari solo 22 (oltre al Mpa, radicali, liberaldemocratici e repubblicani). Due gli astenuti. Lettera di Napolitano al comitato per la democraziaPassa il tetto del 4%. Dalle tribune la protesta di ex parlamentari socialisti e verdi.
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Disciplina di partito, protesta in aula e speranza nel voto segreto. Si è dipanata su questi tre temi la discussione alla Ca­mera che si è conclusa con l’appro­vazione della riforma elettorale per le europee, con 517 sì, 22 no (Mpa, Radicali, Liberaldemocratici e Re­pubblicani) e due astenuti. Il testo passa ora all’esame del Senato. Non è mancata una lettera di soli­darietà ma anche di invito a un sa­no realismo, che il Capo dello Stato ha fatto pervenire al Comitato per la democrazia, che raccoglie tutte le forze politiche che si sentono boi­cottate dalla riforma: «Non può non prendersi atto di come l’esigenza di procedere a tali modifiche in modo largamente condiviso in Parlamen­to sia stata raccolta». All’inizio della seduta il colpo di tea­tro. Mentre davanti al Quirinale pro­testava una delegazione di partiti non rappresentati in Parlamento, con gli ex ministri Mastella e Ferre­ro, a Montecitorio alcuni ex parla­mentari socialisti e Verdi, con Bobo Craxi e Grazia Francescato, hanno lanciato volantini, che dalle tribune sono piovuti sui banchi dei deputa­ti. Su di essi la riproduzione della lo­candina del film 'Totò truffa'. Per la regia di Veltrusconi, sotto al titolo 'Legge truffa ’09' compariva Silvio Berlusconi in bombetta. A comple­tare la parodia lo sfondo del Colos­seo e una mano piena di soldi. Dopo lo stupore e il caos dei primi istanti, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha invitato gli auto- ri del gesto ad abbandonare la tri­buna, mentre gridavano slogan co­me 'democrazia, democrazia' e 'li­bertà, libertà'. Vistosi inascoltato ha deciso di sospendere la seduta. Poi tutto è svolto sulla base di un ca­novaccio preparato da settimane. Da una parte i vertici del Pd che han­no ricompattato il partito intorno alla battaglia per la semplificazione della politica. Dall’altra i piccoli par­titi, gli esponenti radicali e l’Mpa in aula, hanno sperato e lavorato fino all’ultimo affinché il voto sull’arti­colo unico della riforma potesse es­sere segreto, per far emergere le di­vergenze all’interno del Partito de­mocratico. A un certo punto l’Mpa ha raccolto le trenta firme necessa­rie ma i capigruppo di Pd e Pdl ne hanno imposto il ritiro ai loro de­putati. Partiti compatti, quindi, fin dalla mattina, quando in una riunione dei deputati del Pd tenutasi per stabili­re la linea da tenere in aula, prima il numero due Dario Franceschini, poi Walter Veltroni hanno fatto perno sull’idea politica ispiratrice: «Noi non abbiamo alcun interesse che si perpetui la frammentazione ma ab­biamo interesse a che si raggiunga l’unità fra le diverse forze di sinistra», ha detto il segretario. Su queste ba­si i deputati del Pd hanno dato via li­bera alla soglia di sbarramento del 4% per le elezioni europee. Solo quattro i voti contrari, tutti di espo­nenti ulivisti (Parisi, Barbi, La For­gia e Recchia), due gli astenuti: Pol­lastrini e Cuperlo. In Aula il Pd si è comportato di con­seguenza e ha bocciato insieme al Pdl tutti gli emendamenti. Appro­vato, invece, un ordine del giorno (D’Alema fra i firmatari) che agevo­la i nuovi partiti nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste. Immediata la protesta del segreta­rio di Rifondazione Ferrero, per il quale l’odg, che agevola il partito dello scissionista Nichi Vendola, sa­rebbe la conferma di un inciucio per far fuori la sinistra. «Oggi non è il funerale della demo­crazia come dice chi protesta, ma il battesimo della democrazia moder­na », ha detto il coordinatore di Fi Denis Verdini nella dichiarazione di voto. Nella medesima occasione Franceschini ha sottolineato che «pur stando all’opposizione voglia­mo contribuire a rendere migliore e più efficiente il sistema politico». Dopo il voto, stringendo la mano al ministro per i rapporti col Parla­mento Elio Vito e a Verdini stesso, Veltroni ha commentato: «Almeno una cosa insieme l’abbiamo fatta». Lancio di volantini alla Camera contro la riforma della legge elettorale
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