sabato 14 agosto 2010
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La parola chiave, per Emanuele Pedrolli, è "amicizia". «Tra i volontari della nostra associazione, anche ad agosto c’è chi resta a Milano - spiega -. siamo in città e andiamo a trovare i nostri amici in carcere. Un normalissimo rapporto di amicizia». Ma anche uno straordinario gesto di speranza e di solidarietà in un momento drammatico per la vita delle carceri nel nostro Paese reso ancora più difficile dallo "stacco" agostano di buona parte delle attività che gravitano attorno al carcere. Finita la scuola, sospese le attività lavorative, scarseggiano anche le attività del privato sociale. Con i turni per le (sacrosante) ferie degli agenti di polizia, in molte carceri si accorcia anche l’ora d’aria. E così aumentano le ore da trascorrere in cella, stesi sulla branda.Pedrolli, che da oltre dieci anni fa volontariato nelle carceri milanesi con l’associazione "Incontro e presenza", è uno dei volontari che continua a prestare il suo servizio anche durante l’estate. «Durante l’anno siamo circa 80 - spiega - ma nel mese di agosto i ranghi sono veramente ridotti: sette-otto volontari che possono intervenire in caso di urgenze». E che si rendono disponibili per una chiacchierata («quanto mai preziosa in momenti di vuoto come questo», puntualizza) oppure per accogliere un detenuto nuovo giunto che arriva in carcere e non ha nulla per lavarsi né vestiti.Un vero e proprio esercito, quello dei volontari in carcere: nel 2009 sono state 9.576 le persone che hanno donato il loro tempo libero all’assistenza dei detenuti (7.646 fanno parte di associazioni o enti non profit, mentre i restanti 1.930 svolgono il servizio in maniera individuale). Quasi un terzo dei volontari attivi in carcere si è adoperato per organizzare iniziative culturali, sportive e ricreative; altrettanti per dare sostegno economico e morale ai reclusi e alle loro famiglie; circa 1.800 volontari si sono impegnati nella formazione scolastica e professionale dei detenuti.«In carcere, ad agosto, la vita rallenta un po’ come ovunque. Se ci fossero più attività lavorative sarebbe diverso, ci sarebbe comunque qualcosa da fare», spiega Nicola Boscoletto, presidente del consorzio di cooperative sociali "Rebus" di Padova. I lavoratori-detenuti del consorzio, infatti, hanno approfittato della pausa agostana per svolgere quei lavoretti (pulizie e manutenzione straordinaria) che durante l’anno si rimandano sempre. «Agosto serve per rilanciare e ripartire - sintetizza Boscoletto - trovare nuovi sbocchi per i nostri prodotti e nuove commesse». Il consorzio infatti lavora con aziende esterne (ad esempio Roncato e Morellato): «La nostra produzione è legata al mercato. Il timore è che a settembre possano calare le richieste. Per questo stiamo cercando nuove opportunità».Complessivamente, il consorzio "Rebus" ha poco meno di 450 dipendenti: circa 110 lavorano all’interno del carcere "Due Palazzi" di Padova, una quindicina lavorano all’esterno in misura alternativa e una sessantina sono disabili psichici e fisici. «Quello che è venuto meno nel carcere, come in molti altri i settori della nostra società, è la passione per quello che fai - conclude Boscoletto -. E la passione deriva dalla presenza o meno del gusto del vivere. Se non c’è il gusto del vivere non c’è passione per niente. Né per il lavoro, la scuola o la politica».
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