domenica 16 luglio 2023
Una mozione della maggioranza di centrodestra per la creazione di un fondo a sostegno delle mamme che abortirebbero per motivi economici rinnova in Umbria la polemica del fondo in Piemonte
Vita nascente, il fondo per le mamme in difficoltà divide l'Umbria
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La maggioranza di centro-destra vuole sostegni economici per prevenire gli aborti, opposizione contraria Al solo sentir parlare di «fondo vita nascente» parte la polemica. È accaduto in Piemonte, con lo stanziamento di 400mila euro nel primo anno di sostegno regionale ai progetti di associazioni, enti locali e istituzioni per il supporto di maternità a rischio aborto a causa di difficoltà economiche. Lo schema si sta ripetendo in Umbria, dove il provvedimento non è ancora pronto ma potrebbe esserlo presto se la giunta regionale asseconderà la mozione varata in Consiglio che la impegna ad adottare il sistema piemontese. La similitudine tra i due casi è anzitutto politica: in Piemonte e Umbria la maggioranza è di centro-destra, e se a Torino l’iniziativa è stata condotta in porto dall’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone (Fdi), a Perugia il testo passato col voto della maggioranza è firmato da tre consiglieri della Lega, Daniele Carissimi, Paola Fioroni e Stefano Pastorelli. A tuonare contro l’idea – ancora in cantiere – l’opposizione di centro-sinistra che ha fatto ricorso al frasario già sentito in Piemonte: e così una misura che vuole mettere un sostegno economico mirato a disposizione delle donne in condizioni di indigenza e che per questo si sentono costrette ad abortire viene definito da chi antepone il “diritto di abortire” come l’espressione di una «irrefrenabile tentazione oscurantista», «un atto di guerra», comunque «ideologico e sbagliato», che «fa fare un passo indietro all’intera regione dal punto di vista dei diritti», fino a parlare di «mancette» perché «le donne non abortiscano», con «la volontà della donna annullata » mentre «le donne chiedono libertà di scelta». È proprio per consentire l’esercizio di una piena libertà di scelta – replicano i promotori – che si vuole creare un fondo per consentire di «rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza »: sono le parole della legge 194, che il centrodestra vuole applicare integralmente «attraverso – si legge nella mozione – il finanziamento di interventi volti a rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale che impediscono la costituzione e lo sviluppo di nuove famiglie». L’opposizione non ci sente e definisce il provvedimento alle viste «uno schiaffo per chi decide di abortire, qualunque sia la motivazione per questa scelta». Appunto: quali sono i motivi che inducono ad abortire? Non solo economici, certo. Ma da sinistra arriva l’ammissione involontaria che questi motivi sono determinanti: «Vogliono più nascite? – attacca Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi-Sinistra) –. Facciano una riforma del lavoro tesa ad alzare tutele e salari». Se questi non sono sufficienti, ha forse senso che la Regione dia una mano. Serve riallacciare il filo del dialogo, nell’interesse delle donne che tutti dicono di voler difendere. Cominciando col chiedersi cosa chiedono davvero.

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