venerdì 14 luglio 2017
Ancora donne uccise da chi avevano creduto di amare. Ancora maschi violenti che pensano di essere i padroni dei sentimenti, della volontà, della vita delle donne con cui intrattengono una relazione
Un'assurda scia di sangue nelle ultime 24 ore
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Ancora donne uccise da chi avevano creduto di amare. Ancora maschi violenti che pensano di essere i padroni dei sentimenti, della volontà, della vita delle donne con cui intrattengono una relazione. Solo negli ultimi giorni sono tre le donne uccise dalle mani dei loro compagni senza scrupoli.

A Bari sono state massacrate Donata e Anita. Nel Casertano, Maria. La storia di Maria ha dell’ incredibile. L’ anno scorso fu accoltellata dall’ex marito, attualmente in galera. Sopravvisse. Tentò di dimenticare, di rifarsi una vita. L’attuale compagno l’ha uccisa con tre colpi di pistola. Povere, care donne. Fragili e indifese di fronte a tanta brutalità. Ancora in questi caldi giorni di luglio ci ritroviamo come inebetiti a contemplare orribili scenari di sofferenza, di violenza, di morte. E, smarriti, ci chiediamo: che possiamo fare? Inorridire certamente non basta. Queste storie sono di una tristezza infinita. Relazioni sentimentali precipitate nel crimine. Perché? Dio è amore ed è per questo che ogni amore ha il profumo, il sapore, l’ebrezza del divino. L’amore ti libera da te stesso, ti mette le ali ai piedi, ti fa entrare in un mondo nuovo, sconosciuto, magico.

Un paese pieno di sorprese, da scoprire lentamente con gli occhi di un bambino. Innamorarsi è bello, più bello ancora è mantenere in vita, rispettare, far crescere l’ amore. Perché, pur “forte come la morte”, è sempre fragile. Per amare bisogna essere in due. E, soprattutto, occorre essere liberi. L’ amore non si compra, non si inventa, non si lascia imprigionare. Amore e libertà sono gemelli siamesi. Senza la linfa vitale della libertà, la scintilla dell’amore, non potrà mai scoccare, al massimo potrà aspirare a qualche pallida imitazione.

Una sorta di falso d’autore, come certe dipinti al mercato degli imbrogli. Inganni. Non due libertà che si incontrano, si cercano, si intrecciano. Che, liberamente, decidono di rinunciare a qualcosa della propria autonomia per accedere a un “ mistero” che li avvolge e li coinvolge. Nelle relazioni egoistiche, patologiche, violenti, a senso unico, c’è sempre uno che vuole dominare l’altro. Che fatica a riconoscere nella persona che dice o crede di amare la legittima autonomia; non riesce a rispettane il pensiero, la volontà, la dignità, la libertà. Non riesce a considerarla persona alla pari ma una sorta di oggetto. Da usare, possedere, ricattare, ricavarne piacere.

Fino a prendere in considerazione l’ idea di eliminarla piuttosto che perderla. Necessita più che mai oggi educare ed educarsi alla relazione, all’amore. Chi ama, dona, non bada a spese, è sempre pronto nel far felice l’altro e mettere da parte se stesso. C’è più gioia nel dare che nell’avere. Chi ama è prudente, generoso, non offende, sempre disponibile per rendere un servizio, accendere un sorriso. Purtroppo, dobbiamo convincerci che certa gente non ha mai imparato l’arte dell’amore. E diventa pericolosa quando si imbarca in una relazione. Alla stregua di un alpinista che soffre le vertigini, o di uno speleologo che ha paura del buio. L’uomo è mistero a se stesso, scendere nelle profondità della sua personalità, della sua psicologia non è semplice.

Ma è obbligatorio. Con lo sguardo vigile, con l’ intelligenza della mente e del cuore. Occorre essere prudenti. Chi è la persona che mi corteggia? Che cosa lo attrae della mia persona? Come si comporta davanti a un imprevisto? Riesce a gestire la rabbia, la violenza, le contraddizioni? Non è un’ equazione matematica l’ amore, ma nemmeno un salto nel buio. Come può un avaro che non sa rinunciare a qualcosa che gli appartiene, donare se stesso? E se, roso dalla rabbia, ha alzato la voce e le mani oggi, perché non potrebbe ferirmi o uccidermi domani? Chi ama è pronto a partire, patire, soffrire, morire piuttosto che fare del male alla persona amata. Una distanza siderale, un abisso di confusione passa tra l’ amore e gli scimmiottamenti dell’amore.

Nessuno si sogna di ergersi a maestro in queste tragedie immani. È, però, terribilmente doloroso, deprimente, angosciante leggere ancora di donne brutalmente strappate alla vita da un maschio che non sapeva amare. Le relazioni sentimentali sono belle da vivere ma complesse da gestire. Per farlo bisogna essere maturi, rispettosi, altruisti. Cuore e intelligenza nei rapporti affettivi debbono avanzare di pari passo. Occorrono leggi più severe per chi ancora si permette di alzare le mani sulle donne. Ma non basta. Occorre educare i giovani all’amore. Ritorniamo a parlare di Dio, del vangelo; impariamo a sostare davanti a Gesù e alla nostra coscienza prima di iniziare la giornata o di fare una scelta importante come quella di unire la propria vita a quella di un altro. Aiutiamo i ragazzi a credere che nella conoscenza si avanza per gradi.

Lentamente, serenamente. Insegniamo loro a discernere l’innamoramento, l’attività sessuale dall’amore. Insegniamo loro in amore anticipare i tempi non è mai un bene. Impariamo, pratichiamo, insegniamo la prudenza. “Ferma il tuo pensiero – insegna sant’Ignazio di Loyola – quando bussa alla tua mente. Chiedigli che vuole, perché viene”. Se non viene da Dio caccialo via prima che ti inganni e ti scaraventi in una prigione oscura. Se viene da Dio spalancagli la porta, invitalo a pranzo. Se è un pensiero puro, brilla di luce, ti regala pace, ti dona felicità senza rubarla a nessuno. Rende la tua vita un dono, una fonte d’ acqua che disseta. Ti fa godere della gioia dell’ altro, soffrire delle sue pene. Ti dà la forza di subire le avversità della vita. E trasforma le amarezze, le incomprensioni, le delusioni, che tutti sopportiamo, in un trampolino di lancio verso orizzonti nuovi. Senza mai prendere in considerazione il ricorso alla violenza.

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