venerdì 11 dicembre 2009
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Meno male che c’è la Costituzione, con tutte le sue garanzie a tutela di una democrazia che il governo invece vuole «stravolgere». È dura la reazione dell’Associazione nazionale magistrati alle parole pronunciate dal presidente del Consiglio al congresso del Ppe, mentre al Csm si sta valutando la possibilità di inserire le nuove accuse di Berlusconi nella pratica già aperta «a tutela» delle toghe di Milano e di Palermo.È come se da Bonn fosse arrivato a Roma uno spruzzo di benzina sul fuoco già ardente che separa l’esecutivo e la sua maggioranza dalle rappresentanze istituzionali e sindacali della magistratura. Del resto, appena poche ore prima, la fiamma era stata alimentata dal parere della sesta commissione del Consiglio superiore, che ha giudicato incostituzionale il disegno di legge sul "processo breve". Ancora prima, il ministro della Giustizia Angelino Alfano aveva rimproverato i magistrati di andare troppo in televisione. Rimprovero ribadito ieri, proprio in tv.L’Anm, che mercoledì aveva replicato al ministro, ha risposto così al premier: «Per fortuna di tutti l’ordinamento italiano e la Costituzione vigente prevedono organi di garanzia e il controllo dell’operato di qualsiasi potere e ordine, magistratura compresa». In ogni caso, hanno aggiunto il presidente dell’associazione Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini, «la magistratura italiana non accetta classificazioni e inquadramenti forzati».Dopo aver ricordato l’irrinunciabile funzione di «garanzia» della Corte costituzionale, il sindacato dei magistrati è tornato a criticare le «riforme costituzionali» annunciate dal centrodestra, «che sembrano piuttosto stravolgimenti dell’attuale sistema democratico». Infine, l’attacco polemico diretto a Berlusconi per le parole, pronunciate all’estero, che «in un colpo solo mettono in dubbio la legittimazione e l’indipendenza del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale, dell’intero ordine giudiziario».Dalla tensione non è esente il Csm, dove il consigliere "laico" di sinistra Mauro Volpi ha detto che «il presidente del Consiglio non conosce l’Abc della democrazia costituzionale, tratta lo Stato come fosse un’azienda in cui il proprietario può fare ciò che vuole». Per questo, anche le sue nuove frasi sulla magistratura potrebbero essere acquisite nella pratica «a tutela» già pendente.I rapporti con l’esecutivo restano critici anche per il citato parere sul "processo breve", che lunedì dovrebbe essere discusso e votato dal plenum. Un parere talmente negativo da apparire come una sonora bocciatura, malgrado la precisazione del vicepresidente Nicola Mancino: «Esprimere un parere, peraltro ancora nella sola commissione competente, non significa "avere bocciato", anche perché la bocciatura non è compito né della sesta commissione né del Csm», che invece «suggerisce correzioni» e basta. Tra l’altro, ha ricordato, «il parere non è vincolante» e «non si pone di traverso rispetto all’iter del disegno di legge discusso in Parlamento, organo autonomo esovrano».Per un confronto più sereno su questo tema e sul grave problema dei troppi posti vacanti nelle procure "di frontiera", Mancino ha chiesto ad Alfano di partecipare a un plenum straordinario subito dopo Capodanno. Il ministro ha accettato, sottolineando però che il governo non intende ritirare il ddl sul "processo breve".Quanto alle proposte di legge sul legittimo impedimento, che consentirebbero al premier di rinviare i processi nei quali è imputato, Alfano ha precisato di essere contrario a estendere la norma «a tutti i mille parlamentari», come invece prevede il testo di Costa (Pdl) e Brigandì (Lega) in discussione alla commissione Giustizia della Camera. «Il governo non propone l’impunità», ha detto il guardasigilli.
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