martedì 21 dicembre 2010
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«Fino all’ultimo, stiamo lavorando per cercare un dialogo coi rappresentanti dei manifestanti. Il diritto a manifestare, nel rispetto della Costituzione, sarà garantito. Ma nei confronti di chi userà la violenza ci sarà il massimo rigore, come prevede la legge...». Non trapela altro dagli uffici centrali della Questura, in via di San Vitale. La consegna resta quella del riserbo, per non bruciare o interrompere le trattative con gli organizzatori dei cortei di domani. Il questore Francesco Tagliente, insieme ai dirigenti della Digos e della sala operativa, segue ininterrottamente la messa a punto del dispositivo di ordine pubblico. In serata al Viminale, durante un incontro riservato, il direttore del Dipartimento di pubblica sicurezza, Antonio Manganelli, ha messo al corrente il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, degli ultimi sviluppi della situazione. E la linea è chiara. Dal Viminale la linea che esce è quella del «dialogo», ma anche quella della «durezza con i violenti».Dispositivo a semaforo. Non sarebbe stato definito ancora con certezza il tipo di dispositivo né il numero degli agenti da impiegare in ordine pubblico, anche perché non ci sarebbero finora notizie definitive sulla composizione e sulla quantità di cortei che attraverseranno la Capitale, autorizzati o non. La legge è chiara, fanno notare in Questura: se non vengono presentate richieste di corteo, come si fa ad autorizzare concreti itinerari? Potrebbe essere riproposta una "zona rossa" attorno ai palazzi istituzionali del centro storico. Il modello seguito in precedenza dalla questura, che potrebbe essere applicato anche domani, è definito "a semaforo", nel senso che le aperture delle strade del centro (o gli sbarramenti, mettendo di traverso le camionette di Polizia, Carabinieri o Guardia Finanza) sono decise di volta in volta, facendo scattare il "verde" per residenti o passanti autorizzati e il "rosso" di fronte ad possibili manipoli di facinorosi.L’approccio si conferma comunque quello del "doppio binario": dialogo e autorizzazione a manifestare per i cortei pacifici, rigore con le eventuali frange violente. Si punta su un’assunzione di responsabilità degli studenti, anche di quelli dell’ala estrema, per prevenire scontri e tensioni.Gli arrestati del 14. Secondo quanto si è appreso, solo alcuni dei ventidue arrestati in seguito agli scontri del 14 dicembre, rimessi in libertà su decisione della magistratura, torneranno in piazza a Roma domani. Molti di loro sono originari di altre province, come Pisa, Genova, Orvieto, Pescara, Trento o Napoli. C’è chi non potrà tornare a Roma perché temporaneamente sottoposto al divieto di soggiorno nella Capitale, proprio in seguito ai disordini, mentre altri manifesteranno nella propria città. Controlli sulle partenze? Come già accaduto in passato per situazioni analoghe, nelle prossime ore potrebbe essere diramata dal Dipartimento di Pubblica sicurezza una circolare alle questure che invita ad effettuare, a livello locale, i controlli "preventivi" necessari a filtrare, almeno in parte, il potenziale arrivo a Roma di elementi estremisti.Già da giorni, gli uffici delle Digos locali avrebbero attivato tutti i propri canali informativi per assumere notizie su come le frange più accese stiano preparando la "trasferta" nella Capitale, monitorando anche ambienti di lotta antagonista e alcuni centri sociali. A questo tipo di attività verrebbe affiancato un controllo mirato delle partenze con treni e pullman, ma anche un’operazione di "setaccio" e lettura di contenuti di siti web e blog frequentati dal popolo antagonista, attuata dagli investigatori della Polizia postale.
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