mercoledì 6 febbraio 2019
La precedente previsione era di +1,2%. E il Fondo Monetario boccia Reddito di cittadinanza e Quota 100: fattore di contagio per altri Paesi. Di Maio: chi ha affamato i popoli non può criticare
Foto archivio Ansa

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La Commissione europea ha tagliato la previsione di crescita per l'Italia nel 2019 a +0,2% dal precedente +1,2%. Lo riferisce una fonte comunitaria in vista di domani, quando Bruxelles diffonderà le previsioni invernali riferite a tutti gli Stati membri. L'ultima stima ufficiale del governo Lega-M5s risale a dicembre e indica una crescita dell'1% nel 2019.

Da allora però il quadro è cambiato e sia Fmi sia Bankitalia hanno accreditato un rialzo del Pil a +0,6%, con rischi al ribasso.
I dati Istat hanno mostrato che l'Italia è tornata in recessione nel secondo semestre del 2018.

In attesa della 'mazzata' Ue, arriva un'altra previsione preoccupante per l'economia italiana. Secondo l'Upb, l'Ufficio parlamentare di bilancio, il nostro Pil nel 2019 non andrà oltre lo 0,4 per cento. E nel 2020? La crescita aumenterebbe allo 0,8%, stima tra l'altro "che non incorpora l'attivazione delle clausole Iva". Nella nota congiunturale di febbraio si mette in rilievo come sulle previsioni pesino molteplici fattori di rischi al ribasso. Infatti "eventuali tensioni" su aree come l'assenza di nuove restrizioni sul commercio internazionale e gli impatti al momento contenuti dagli attuali fronti di instabilità geo-politica (Brexit, crisi politica in Venezuela) potrebbero accentuare la volatilità sui mercati, con effetti depressivi sulla crescita internazionale e sulle esportazioni italiane. Senza dimenticare che un calo dei rendimenti sui titoli pubblici "favorirebbe l'espansione delle disponibilità di spesa e dell'attività produttiva oltre i ritmi stimati nella previsione".

L'Italia rimane in ogni caso in una situazione di difficoltà nel Vecchio Continente. Roma infatti, secondo l'Upb, "è ancora il fanalino di coda dell'area euro. Nel corso del 2018 l'economia italiana ha registrato una fase di rallentamento ciclico, più intensa rispetto a quella dell'area dell'euro e della stessa Germania, che pure ha subito una significativa battuta d'arresto". L'inizio del 2019 preoccupa perché la crescita "risulterebbe ancora debole nel trimestre in corso, per il quale si stima una dinamica del Pil stagnante o debolmente negativa".

Nel 2020 come detto l'Upb prevede un Pil a +0,8%; lo scenario però cambierebbe notevolmente con l'attivazione della clausola sull'Iva e le accise prevista in manovra. L'incremento delle imposte indirette produrrebbe un impulso addizionale di un punto percentuale sul deflatore dei consumi delle famiglie, con la crescita che si attesterebbe allo 0,6%. Già martedì l'Upb non era stata tenera nei confronti del reddito di cittadinanza, che svantaggerebbe i nuclei più numerosi ed escluderebbe un quarto delle famiglie in povertà assoluta.

Infine, una terza cattiva notizia riguarda l'Italia: il Fondo monetario internazionale vede una crescita del nostro Paese anemica nei prossimi cinque anni, sempre sotto l'1%. L'Fmi, che pubblica il suo rapporto 'Article IV' sul Belpaese, vede una crescita di appena lo 0,6% nel 2019 e dello 0,9% nel 2020, poi mai sopra il punto percentuale almeno fino al 2023. Inoltre l'istituzione internazionale con sede a Washington boccia 'quota 100' sulle pensioni e il reddito di cittadinanza, che potrebbero rendere l'Italia fattore di contagio per altri Paesi a livello mondiale.

"Uno stress acuto in Italia potrebbe spingere i mercati globali in territori inesplorati", scrive l'Fmi. In Italia la crescita "è rallentata", si legge ancora nel rapporto, e "il rischio di una recessione è aumentato" e ci sono timori per le politiche del governo che "potrebbero lasciare l'Italia vulnerabile a una rinnovata perdita di fiducia del mercato, anche in assenza di ulteriori shock". L'Fmi dice che "sebbene lo stimolo previsto potrebbe alzare temporaneamente la crescita, l'aumento dei costi di finanziamento per le banche e il rischio sovrano indeboliscono ulteriormente la crescita".

Inoltre, spiega l'Fmi, le intenzioni del governo italiano di "aumentare la crescita e l'inclusione sociale sono benvenute" ma "siamo preoccupati" perché il reddito di cittadinanza è "molto elevato", con un incentivo al 100% della linea di povertà, "rispetto alle buone pratiche internazionali", che lo vedono al 40-70%. In questo modo "potrebbe scoraggiare" la ricerca di un lavoro e "aumentare la dipendenza dal welfare". L'istituzione guidata da Christine Lagarde dichiara inoltre che le famiglie più numerose sarebbero penalizzate dalla misura ed esorta "controlli adeguati" per evitare frodi.

Nel mirino finisce anche la riforma gialloverde delle pensioni. Sulla cosiddetta 'quota 100', si spiega nel rapporto, "siamo preoccupati che ciò aumenterebbe il numero di pensionati, aumenterebbe la già elevata spesa pensionistica e ridurrebbe la partecipazione alla forza lavoro e la crescita potenziale". Comunque il Fondo ammette che in Italia è necessaria "una moderna rete di sicurezza sociale rivolta ai poveri" anche perché "i redditi reali per persona sono ancora ai livelli di vent'anni fa, il tenore di vita delle persone di mezza età e dei giovani è diminuito e l'emigrazione dei cittadini italiani è vicina ai massimi in 50 anni".

L'Fmi richiama Roma alla necessità di "riforme strutturali" e parla di "incertezza politica" come fattore di rischio e come peso sulla crescita. Domani, intanto, Bruxelles si prepara a tagliare le stime di crescita dell'Italia. Gli economisti della Commissione sono fermi allo scorso autunno, quando prevedevano per Roma una crescita dell'1,2% quest'anno, il doppio dell'Fmi, una cifra che sembra ormai irrealistica e che potrebbe essere pesantemente rivista.

Di Maio: chi ha affamato i popoli non può criticare

Immediata la replica del vicepremier Luigi Di Maio al Fondo Monetario Internazionale: "Chi ha affamato i popoli appoggiando l'austerità non può criticare".

Tajani: inevitabile una manovra aggiuntiva

La situazione dell'economia italiana "è allarmante", una "manovra aggiuntiva a questo punto è inevitabile". Lo dice il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, commentando con i giornalisti le previsioni della Commissione Ue sulla crescita dell'Italia che
saranno diffuse domani e che dovrebbero certificare un netto taglio delle stime del Pil per il 2019.

"Sono dati allarmanti, ma non sono una sorpresa - ha detto Tajani - si sapeva che con una manovra così il risultato sarebbe stato questo. Bisognava fare una manovra completamente diversa, prevedendo una riduzione fiscale, aiuti alle piccole e medie imprese, investimenti in infrastrutture. Bisognava pensarci prima, ma non si è fatto nulla di tutto questo". A questo punto, secondo Tajani, se il taglio delle stime sul Pil sarà confermato una manovra di aggiustamento dei conti "è inevitabile".

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