lunedì 7 agosto 2017
Quattro anni fa ha inviato la richiesta di cittadinanza, nessuna risposta. Tempi burocratici assurdi.
Un'anima divisa in due tra la passione per Pascoli e l'Albania
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Bruno Lekli ha vissuto l’84% della sua vita in Italia. «E qui sarà anche il mio futuro, la percentuale è destinata ad aumentare», aggiunge. Nato a Durazzo 25 anni fa, è arrivato a Brindisi quando ne aveva quattro.Iil padre ci viveva da anni: inizialmente senza documenti, aveva poi trovato lavoro in un’officina, si era regolarizzato e aveva fatto le pratiche per il ricongiungimento familiare di moglie e figlio. «L’Albania – racconta Bruno – nel primo decennio dalla fine della dittatura era molto povera, non c’erano possibilità economiche». Dopo quasi un decennio in Puglia, i Lekli si sono spostati più a Ravenna, la città in cui Bruno ha frequentato il liceo classico, con una passione per la letteratura e le poesie di Pascoli. «Quelli dell’adolescenza – dice – sono stati gli anni in cui ho iniziato a sentirmi "nel mezzo" tra appartenenza italiana e albanese. Uno cresce italiano, ma si sente dire che è straniero. Mi chiedevo: sono un po’ l’uno e un po’ l’altro?». Ognuno trova la sua risposta, questa è quella di Bruno: «Prima di tutto mi sento italiano. L’Albania è il paese dei nonni e delle vacanze, l’Italia quello in cui sono cresciuto». Dove ha studiato Pascoli e dove da anni lavora, prima in libreria e ora come educatore in una coop sociale. Quattro anni fa ha inviato la richiesta di cittadinanza, per ora nessuna risposta. Tempi burocratici assurdi. «Eppure – si consola Bruno – se avessi studiato all’università anziché lavorare, non avrei avuto tre anni di reddito continuativo né avrei potuto fare domanda».

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