giovedì 24 febbraio 2022
Manifestazione nazionale domani a Roma delle tante anime del movimento. Rete pace e disarmo: neutralità attiva, no al riarmo mondiale. Tavolo asilo: l'Ue accolga i profughi in fuga dalla guerra
La manifestazione per la pace in Ucraina giovedì scorso a Roma promossa da Sant'Egidio

La manifestazione per la pace in Ucraina giovedì scorso a Roma promossa da Sant'Egidio - Foto Liverani

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Basta armi, basta violenza. La galassia arcobaleno del mondo pacifista e disarmista insorge contro l’ennesimo ricorso alla guerra come prosecuzione della politica. Movimenti, associazioni, Ong cattoliche e laiche si ribellano alla logica primitiva della violenza. L’appuntamento nazionale è per domani, sabato 26 febbraio alle 10,30, a Roma in piazza Santi Apostoli. Ma già ieri sono stati molti i presìdi in tutta Italia, come a Milano in piazza della Scala, con sindacati, Anpi, Arci e Acli.

Già ieri sera la Comunità di Sant’Egidio – che giovedì scorso aveva organizzato a Roma una manifestazione – ha promosso una veglia di preghiera nella basilica di santa Maria in Trastevere, in diretta streaming con tutti i paesi in cui è presente. Domenica il Forum internazionale di Azione Cattolica si collegherà on line con i fedeli della parrocchia Nativity of Theotokos Church a Leopoli per pregare per la pace.

Ieri sera intanto alla Rete italiana per la Pace e il disarmo erano arrivate già 36 adesioni della società civile alla manifestazione di sabato . «Ancora una volta si sceglie la follia della guerra – dichiara la Rete – i cui impatti più devastanti ricadranno sui civili e le popolazioni inermi, per colpa di sete di potere, di rivendicazioni nazionaliste, di interessi particolari soprattutto legati al profitto armato». All’Italia e all’Ue chiede la «cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva», garantendo «un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle Ong al fine di garantire assistenza umanitaria alla popolazione». «Negoziate, negoziate, negoziate» è l’appello della Tavola della pace della Perugia-Assisi, assieme al Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova: «L’alternativa è una catastrofica guerra globale che devasterà l’Europa e non avrà vincitori».

Caritas italiana rilancia la richiesta di Caritas Ucraina che ha bisogno di prodotti medicinali e alimentari, per l’igiene e per contrastare il gelido inverno ucraino da distribuire nei suoi 19 centri su tutto il territorio. Focsiv con i suoi 87 organismi di cooperazione allo sviluppo chiede di «evitare un’ennesima devastante crisi umanitaria che travolgerà migliaia di persone». Le Acli si mobilitano per partecipare «a tutte le preghiere, le manifestazioni, i cortei che chiederanno la pace che esiste solo nella giustizia».
Da Pax Christi International l’appello a «non lasciare che l’implacabile meccanica della guerra prevalga sulla paziente ricerca della pace. È ancora tempo di dare alla pace la possibilità che merita». Le sigle laiche e cattoliche del Tavolo Asilo e Immigrazione fanno appello «al governo e all’Ue affinché le persone costrette a fuggire trovino le frontiere europee aperte e accessibili e affinché si predisponga con urgenza un piano europeo d’accoglienza con una suddivisione equa tra i Paesi membri».

«Una nuova guerra sembrava impossibile – dice Emergency – dopo che pochi mesi fa il conflitto afghano aveva dimostrato il suo fallimento totale». Arcs, l’Ong di cooperazione di Arci, ribadisce che «senza la guerra tutto è possibile, con la guerra si scelgono morte e devastazione». Per l’Aoi, l’Associazione delle Ong italiane di cooperazione, «gli sforzi per evitare il disastro umanitario devono intensificarsi. E sia l’Onu, non la Nato, a confrontarsi con Putin e con tutte le parti coinvolte». E per il Comitato di riconversione Rwm, l’azienda bellica in Sardegna, «nessuno dei contendenti ha qualcosa da guadagnare da un nuovo conflitto: solo i mercanti d’armi».


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