La manifestazione per la pace in Ucraina giovedì scorso a Roma promossa da Sant'Egidio - Foto Liverani
Basta armi, basta violenza. La galassia arcobaleno del mondo pacifista e disarmista insorge contro l’ennesimo ricorso alla guerra come prosecuzione della politica. Movimenti, associazioni, Ong cattoliche e laiche si ribellano alla logica primitiva della violenza. L’appuntamento nazionale è per domani, sabato 26 febbraio alle 10,30, a Roma in piazza Santi Apostoli. Ma già ieri sono stati molti i presìdi in tutta Italia, come a Milano in piazza della Scala, con sindacati, Anpi, Arci e Acli.
Ieri sera intanto alla Rete italiana per la Pace e il disarmo erano arrivate già 36 adesioni della società civile alla manifestazione di sabato . «Ancora una volta si sceglie la follia della guerra – dichiara la Rete – i cui impatti più devastanti ricadranno sui civili e le popolazioni inermi, per colpa di sete di potere, di rivendicazioni nazionaliste, di interessi particolari soprattutto legati al profitto armato». All’Italia e all’Ue chiede la «cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva», garantendo «un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle Ong al fine di garantire assistenza umanitaria alla popolazione». «Negoziate, negoziate, negoziate» è l’appello della Tavola della pace della Perugia-Assisi, assieme al Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova: «L’alternativa è una catastrofica guerra globale che devasterà l’Europa e non avrà vincitori».
Da Pax Christi International l’appello a «non lasciare che l’implacabile meccanica della guerra prevalga sulla paziente ricerca della pace. È ancora tempo di dare alla pace la possibilità che merita». Le sigle laiche e cattoliche del Tavolo Asilo e Immigrazione fanno appello «al governo e all’Ue affinché le persone costrette a fuggire trovino le frontiere europee aperte e accessibili e affinché si predisponga con urgenza un piano europeo d’accoglienza con una suddivisione equa tra i Paesi membri».