giovedì 24 marzo 2016
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GENOVA Sull’altare la vita di Francesca è ancora più forte dello strazio. C’è il camice bianco da medico, che sognava di diventare. C’è la cartina geografica con i posti visitati assieme a Federico, il suo fidanzato. C’è anche un vestito di Carnevale, che racconta di gioia e di amici e di normalità. L’asfalto di Tarragona è lontano dalla chiesa del Gesù di Genova. Ci sono migliaia di persone a salutare Francesca Bonello, la ventitreenne genovese che ha perso la vita in Catalogna, domenica scorsa, con altre dodici giovani Erasmus in un incidente stradale. E i giovani invadono le panche, le navate, la strada: una festa di fede, profondamente sentita, con le comunioni che sembrano non finire mai. Tutti insieme per Francesca che era «un inno alla vita», come l’ha definita nell’omelia padre Francesco Cavallini, suo padre spirituale. Il sacerdote ricorda d’averla conosciuta nel 2011, mentre spalava fango nella sua Genova alluvionata. «Una vita vissuta pienamente. In questi pochi anni ha vissuto quello che la gente vive nella vita». Poi si rivolge ai genitori: «È merito vostro se andava incontro alla vita con lo stesso entusiasmo e la possibilità di poter scegliere il suo cammino. È grazie a voi». Poi l’interrogativo che assale pensando alla sua vita spezzata: «Con tutti i malvagi che ci sono in giro, perché proprio una giovane ragazza? Ma voi usate l’amore che avete in circolo, asciugate le lacrime, perché c’è tanto bisogno di amore nel mondo. Non fatevi impantanare dalla tristezza». Alla funzione, celebrata dal vescovo ausiliare di Genova, monsignor Nicolò Anselmi – che l’ha definita «esperienza di grande fede» – è intervenuto anche l’arcivescovo Bagnasco. «Chi torna a Dio non esce di casa», ha detto il porporato citando San Gregorio. «Le parole fanno fatica a salire dal cuore perché in certi momenti sembrano insufficienti, inadeguate », ha aggiunto invitando a lasciare «spazio alla parola della Fede ricevuta in dono. Sapendo che i nostri addii umani nella luce della Fede sono sempre un arrivederci, un appuntamento a Dio. Noi stiamo camminando come pellegrini dalla terra al cielo perché sappiamo che giovani o meno gio- vani siamo impastati di una grande nostalgia di una bellezza, di una vita, di un amore che non hanno tramonto». I “simboli” di Francesca commuovono tutti, anche le autorità intervenute, il sindaco Doria, il presidente della Regione Toti. Amava gli altri, raccontano di lei gli amici, ed ecco la giraffa di legno portata indietro da un viaggio di solidarietà in Africa. Federico, il suo ragazzo, la ricorda in tanti momenti belli trascorsi assieme ad aiutare gli altri e l’ultima volta che l’ha vista, a Barcellona, dove viveva: «Ora – ha detto – sarai il mio angelo custode». Fuori il maxischermo. Troppa gente per un addio che nessuno avrebbe voluto dare. La mamma di Francesca trova la forza di ricordare anche le altre vittime dell’incidente con una preghiera per loro. Sulle pareti proiezioni di foto di momenti felici di lei sorridente. Biglietti di amici, del gruppo scout cui apparteneva con frasi sulla bellezza del suo animo: «Ciao Franci, non ti dimenticheremo ». © RIPRODUZIONE RISERVATA I funerali IL DOLORE Un momento del funerale di Francesca Bonello (sopra) la studentessa universitaria genovese morta con altre dodici ragazze in un incidente stradale in Spagna (Ansa)
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