martedì 15 gennaio 2013
​Coinvolti avvocati, cancellieri, impiegati, faccendieri e un poliziotto, oltre ai destinatari di procedimenti giudiziari favoriti dagli imbrogli.
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​Cancellerie di tribunale e di corte di appello trasformate in una sorta di suk per la compravendita di favori processuali: fascicoli che scomparivano o venivano manipolati per consentire a un condannato di non essere arrestato, o di beneficiare della prescrizione, o per evitare che una casa abusiva venisse abbattuta. Sono 26 le misure cautelari - tre arresti in carcere, 22 ai domiciliari e un'interdizione - eseguite oggi dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza.Coinvolti avvocati, cancellieri, impiegati, faccendieri e un poliziotto, oltre alle persone destinatarie di procedimenti giudiziari favorite dagli imbrogli. Lo scenario descritto nell'inchiesta dei pm Antonella Fratello e Gloria Sanseverino e del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico è davvero sconfortante: "Il danno cagionato all'amministrazione della giustizia è immenso, non solo da un punto di vista economico ma anche e soprattutto sotto il profilo dell'immagine", scrivono i magistrati.I reati contestati a vario titolo nell'ordinanza firmata dal gip Paola Scandone sono di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, violazione del segreto d'indagine, occultamento di fascicoli processuali e accesso abusivo ai sistemi informatici. Le intercettazioni telefoniche e le riprese video filmatedagli investigatori della finanza documentano in maniera eloquente il mercimonio, con scene di contrattazioni da mercato levantino, che avveniva soprattutto nelle cancellerie della sesta sezione della Corte di Appello e del Tribunale di Sorveglianza. L'organizzazione, secondo gli inquirenti, applicava in genere un tariffario per gli illeciti: 1.500 euro per ottenere un rinvio, 15.000 per un ritardo nella trasmissione degli atti che consentisse di evitare la fissazione immediata di un'udienza; cifre comunque trattabili, come emerge dalle conversazioni intercettate dagli inquirenti. Sono decine i procedimenti insabbiati grazie alle bustarelle corrisposte attraverso gli avvocati. Una situazione che si trascinava sicuramente da tempo, secondo i magistrati per i quali la scoperta potrebbe rappresentare solo la punta dell'iceberg, favorita dalle condizioni di oggettiva difficoltà in cui versano gli uffici giudiziari partenopei. "Dove non  può o non riesce ad arrivare la giustizia con i suoi mezzi, i suoi tempi e i suoi obiettivi, proprio lì, e a causa dell'infedeltà di pochi, si annida la corruzione, il maneggio, il mercimonio".Quattro gli avvocati agli arresti domiciliari: Giancarlo Di Meglio, Fabio La Rotonda, Giorgio Pace e Stefano Zoff. In carcere è finito il faccendiere Vincenzo Michele Olivo nonchè Mariano Raimondo e Giancarlo Vivolo, in servizio presso la Corte di Appello. Ai domiciliari anche Gioacchino Valente, ispettore di polizia in servizio al commissariato Vicaria Mercato. È stato interdetto dai pubblici uffici Mario Pannain, che secondo l'accusa avrebbe redatto perizie psichiatriche compiacenti per favorire un pregiudicato gravato da numerosi precedenti.
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