venerdì 31 ottobre 2014
Finmeccanica, spunta una tangente. L'ex ministro respinge le accuse, nel mirino anche due soci del suo studio professionale.
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La procura di Milano ha indagato l’exministro dell’Economia Giulio Tremonti con l’ipotesi di reato di corruzione nell’ambito di un’inchiesta su una presunta tangente da 2,4 milioni di euro che sarebbe stata pagata da Finmeccanica. Gli atti dell’inchiesta sono già stati inviati al Tribunale dei ministri che dovrà valutare la posizione dell’esponente politico, oggi senatore, e di due soci dello studio tributaristico fondato dallo stesso Tremonti. Fonti investigative hanno confermato l’esecuzione di perquisizioni negli uffici della 'Vitali-Romagnoli-Piccardi e associati'. La presenza dei militari riguarda però un inchiesta parallela, nella quale sono indagati i soci Enrico Vitali e Dario Romagnoli con le ipotesi di reato di riciclaggio, concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione di pubblico ufficiale.  L’inchiesta relativa a Vitali e Romagnoli, spiegano fonti giudiziarie, risale a vicende del 2010 ed è nata dalle dichiarazioni dell’imprenditore Paolo Viscione, che ai pm di Napoli aveva raccontato di aver fatto regalie a Marco Milanese - ex-parlamentare vicino a Tremonti - in cambio della promessa di proteggerlo da un’indagine a suo carico. Accuse sempre respinte da Milanese. Seguendo questo filo gli inquirenti sono risaliti ad una operazione ritenuta meritevole di approfondimenti. Tremonti – nelle sue funzioni di ministro dell’Economia nel 2009 – avrebbe incassato 2,4 milioni da Finmeccanica, controllata dal Tesoro, attraverso una parcella professionale, per ammorbidire la sua posizione contro l’acquisto della società statunitense Drs, fra l’altro nell’albo dei fornitori del Pentagono. In un comunicato Giulio Tremonti – che è indagato insieme all’ex-presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e all’ex-direttore finanziario Alessandro Pansa – ricorda di aver lasciato lo studio tributaristico «ben prima di entrare nel governo». «Ci sono rientrato solo nel 2012, un anno dopo la fine del governo, come prescrive la legge. Nel durante ho interrotto tutti i rapporti con lo studio», spiega nella nota. «L’operazione Drs-Finmeccanica ha interessato e coinvolto - si legge nella replica - la politica industriale e militare di due Stati. Come risulta dai documenti Sec e Consob, l’operazione è iniziata nell’ottobre 2007 ed è stata conclusa lunedì 12 maggio 2008». Anche seguendo il calendario, «si può dunque verificare che, per la sua dinamica irreversibile e per la sua natura internazionale – sostiene Tremonti –, l’operazione non era da parte mia né influenzabile, né modificabile, né strumentalizzabile. In questi termini, non ho mai chiesto o sollecitato nulla ed in nessun modo da Finmeccanica. Anche per questo, come sempre, ho assoluta fiducia nella giustizia».  Vitali e Romagnoli rispondono di riciclaggio perché, secondo l’accusa, nel 2010 avrebbero «custodito e comunque gestito denaro appartenente a Marco Milanese », proveniente dai presunti delitti di rivelazione del segreto d’ufficio e corruzione «in modo da occultarne la provenienza delittuosa e assicurare» all’ex braccio destro di Tremonti «la disponibilità in contanti, anche con la possibilità di utilizzare la copertura dello studio professionale, possibile destinatario di incarichi idonei a favorirne formale giustificazione ai trasferimenti di denaro». Il decreto di perquisizione è stato firmato dai pm Pellicano e Polizzi, titolari di un’inchiesta che ha preso il via dalle dichiarazioni rese da Viscione. L’imprenditore irpino nel luglio 2011 aveva messo a verbale davanti agli inquirenti napoletani di aver consegnato a Milanese denaro e regali in cambio della promessa di rallentare e 'sistemare' le inchieste a suo carico e carico della sua società. Milanese ha sempre respinto queste accuse sostenendo che Viscione si sarebbe voluto così vendicare per non aver ottenuto benefici.  Secondo il decreto di perquisizione, gli indagati «custodivano e comunque gestivano denaro e appartamenti» riconducibili «a Marco Milanese in modo da occultare la provenienza delittuosa e assicurare a Milanese la disponibilità in contanti, anche con la possibilità di utilzzare la copertura dello studio professionale, possibile destinatario di incarichi idonei a fornire formale giustificazione al trasferimento di denaro».
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