sabato 7 giugno 2025
Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha affidato all’Indire un progetto sulla parità di genere per insegnanti, dirigenti e personale. Previsto anche uno specifico Osservatorio
Scarpette rosse in memoria delle vittime

Scarpette rosse in memoria delle vittime - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Non si ferma la terribile scia dei femminicidi. Anche ieri una donna è stata uccisa dal marito, che poi si è tolto la vita. È il terzo caso nelle ultime 48 ore. Apparentemente senza un movente chiaro, l’omicidio-suicidio di ieri a Castelvetrano, in provincia di Trapani. Francesco Campagna, infermiere di 55 anni ha ucciso la moglie Mary Bonanno, insegnante di 49 anni, colpendola con una chiave inglese, trovata accanto al cadavere della donna. Poi l’uomo è salito sul tetto della palazzina dove la coppia viveva con le tre figlie e si è gettato nel vuoto togliendosi la vita. Ai Carabinieri, intervenuto sul posto, «non risultano denunce o querele da parte di uno dei due coniugi o segnalazioni su possibili dissidi nell’ambito della coppia». Il sindaco di Castelvetrano, Giovanni Lentini, ha espresso lo «sgomento, la tristezza e la profonda riflessione» della comunità.

Un altro femminicidio-suicidio si è consumato nella tarda serata di giovedì a Cene, piccolo paese della Valle Seriana, in provincia di Bergamo. Ruben Bertocchi, 55 anni, ha sparato sette colpi di pistola, che deteneva per uso sportivo, alla moglie Elena Belloli, 51 anni, uccidendola sul colpo. Poi ha rivolto l’arma contro se stesso togliendosi la vita. A scoprire la tragedia uno dei due figli (di 11 e 21 anni) della coppia, che, non riuscendo a rientrare in casa, ha lanciato l’allarme. Impiegata lei, portiere in uno stabile di Bergamo lui, la coppia «era molto conosciuta e ben inserita», ricorda il sindaco di Cene, Edilio Moreni, che rappresenta il dolore del paese per l’accaduto. Poco prima di togliersi la vita e dopo aver sparato alla moglie, Bertocchi ha inviato un messaggio al cellulare di un amico comune della coppia, il cui senso era: «L’ho uccisa e ora mi sparo». Nel messaggio l’uomo avrebbe fatto riferimenti alla scoperta di un rapporto extraconiugale della moglie, anche se al momento gli inquirenti non avrebbero trovato conferma a questo aspetto e non è escluso che si sia trattato di una convinzione sbagliata del marito.

A 48 ore di distanza, si delineano sempre più nitidamente i contorni efferati del femminicidio di Sueli Leal Barbosa, che nella notte tra il 4 e il 5 giugno si è lanciata dal suo appartamento, al quarto piano di una palazzina di Milano, per sfuggire al rogo appiccato, per l’accusa, dal compagno Michael Pereira, 45 anni, che l’avrebbe chiusa dentro, dopo aver appiccato le fiamme. Un femminicidio la cui «crudeltà» ha scioccato gli stessi inquirenti, che hanno rinchiuso l’uomo in carcere per omicidio volontario aggravato e incendio doloso e sono convinti che ci sia stato almeno «un minimo di pianificazione» e non sia stato «frutto di un’azione d’impeto». E a colpire Procura e investigatori sono state anche l’indifferenza e le «bugie» inanellate nei verbali da quell’uomo che, per le accuse, avrebbe costruito una terribile trappola di fuoco da cui la sua compagna ha cercato disperatamente di uscire viva, senza riuscirci.

In carcere, alla Dogaia di Prato, è, invece, stato aggredito Vasile Frumuzache, che ha confessato alla procura cittadina gli omicidi di due donne scomparse, Ana Maria Andrei e Maria Denisa Adas. In cella è stato aggredito dal cugino di Ana Maria Andrei, che gli ha gettato olio bollente in faccia, causandogli ustioni di primo e secondo grado. Infine, un uomo di 48 anni è stato arrestato dai carabinieri di Domodossola per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ai danni della moglie. L’aggressione, secondo quanto riferito dai militari, è avvenuta nella serata del 4 giugno, davanti alle due figlie minorenni. L’uomo si trova in carcere a Verbania in attesa dell’udienza di convalida.

Un argine alla terribile sequenza di violenze contro le donne è rappresentato dall’educazione al rispetto. Con questo obiettivo il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha affidato all’Indire, l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa - da 100 anni il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia - il progetto “Rafforzare il ruolo della scuola nell’educazione al rispetto e alla parità di genere”. «Abbiamo fatto partire le attività di monitoraggio da parte dell’Osservatorio curato dall’Istituto – ricorda Francesco Manfredi, presidente di Indire – con l’obiettivo di essere pienamente operativi entro fine giugno. Si tratta di uno strumento nato con l’intento di fornire indicazioni utili per orientare le attività formative ed educative, superando la frammentarietà degli interventi, e condividere buone pratiche replicabili in ogni contesto scolastico. Oltre a ciò – continua il presidente – abbiamo già avviato la strutturazione dei percorsi per la formazione e l’accompagnamento del personale scolastico, con l’esigenza di avviarli a ottobre».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: