venerdì 14 ottobre 2022
La futura premier assicura che la squadra di governo sarà pronta in tempi rapidi. Ronzulli resta fuori
Matteo Salvini con i vice Andrea Crippa, Lorenzo Fontana e Giancarlo Giorgetti e con Riccardo Molinari

Matteo Salvini con i vice Andrea Crippa, Lorenzo Fontana e Giancarlo Giorgetti e con Riccardo Molinari - ANSA

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A Montecitorio le ore scorrono veloci, scandite dall’orologio in Transatlantico. Dopo il via libera del Senato alla presidenza di Ignazio La Russa, alla Camera si consuma l’ennesima girandola di incontri nel centrodestra, per assegnare le caselle della rosa di ministri che la premier in pectore Giorgia Meloni dovrà comporre, una volta incaricata dal capo dello Stato. «Dopo le Camere, sarà pronta la squadra di governo», assicura lei ai cronisti, rientrando nei suoi uffici. Ma se si azzardano nomi, frena: «Non parlo della squadra, per farlo bisogna avere un incarico. Non ho altro da dire».

Riserbo a parte, la giornata segna l’avvicinamento dell’ex titolare del Mise verso via XX settembre. A sdoganarlo, è il faccia a faccia fra la leader di Fdi e Matteo Salvini, seguito da un rendez-vous fra il segretario leghista, i vicesegretari Giorgetti, Andrea Crippa e Lorenzo Fontana e il capogruppo uscente alla Camera Riccardo Molinari. Un conciliabolo che sblocca diversi tasselli del domino, candidando Fontana alla presidenza della Camera e indirizzando Giorgetti al Tesoro. Lo si comprende dopo le 18, quando una nota informa che Giorgetti ha rimesso a Salvini la decisione: «Se la la Lega mi vuole al Mef e mi manda lì, ci vado». Poi arriva l’imprimatur della presidente di Fdi: «Credo che Giorgetti sarebbe un ottimo ministro dell’Economia». Esternazioni a cui fa da contraltare la posizione remissiva di Forza Italia, dove il morale è basso dopo l’esito del voto in Senato. «La trattativa è finita, Licia Ronzulli non sarà ministro», ha chiosato in mattinata Silvio Berlusconi, lasciando Palazzo Madama.

Il braccio di ferro si è chiuso a sfavore degli azzurri. E per alcune fonti, il nuovo schema prevederebbe 8 dicasteri per Fdi, 6 alla Lega e 4 a Fi, più altri 4 o 5 a tecnici (fra cui Salute, Lavoro, Università). Ma, a parte il Mef, su “chi va dove”, si continua a discutere: il Carroccio potrebbe spuntarla su Infrastrutture (Salvini?), Affari regionali, Interno (in pole il prefetto Piantedosi) e altre caselle. Fdi potrebbe riservarsi, fra gli altri, Esteri (una feluca di area?) e Cultura. Fi preme su Giustizia (Sisto o Casellati), Istruzione (Bernini), Difesa (Tajani) e un altro dicastero. Ma la prossima settimana il Colle potrebbe conferire l’incarico. E Meloni vuol farsi trovare pronta: «Non mi fermo su questioni secondarie avverte a sera, lasciando la Camera -, voglio fare in fretta e spero anche gli altri. Lo verificheremo»

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