mercoledì 11 agosto 2021
Cittadini intrappolati negli ingranaggi di un meccanismo burocratico dove spesso le competenze di Aziende sanitarie locali, Regioni e ministero della Salute si intrecciano o si sovrappongono
Green pass anche per gli studenti universitari

Green pass anche per gli studenti universitari - Fotogramma

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Anelli spezzati nella catena di comando. All’atto pratico, dopo i primi quattro giorni con l’obbligo vigente del Green pass per chi entra nei locali pubblici al chiuso, affiorano ancora ritardi, lentezze e blocchi nelle procedure previste per il rilascio della certificazione vaccinale. Pasticci, rebus e disagi che toccano migliaia di cittadini e che, se non risolti subito, potrebbero influire nelle quotidiane attività, nel lavoro e nelle sacrosante vacanze di altrettante famiglie.

Perché c’è chi è rimasto intrappolato negli ingranaggi di un meccanismo burocratico dove spesso le competenze di Aziende sanitarie locali, Regioni e ministero della Salute si intrecciano o si sovrappongono, lasciando dei vuoti che danneggiano l’utente, spesso in attesa da settimane del certificato a cui ha diritto. Una minoranza, certo, di fronte agli oltre 60milioni di certificati scaricati finora con il necessario “QR code” (sui 35milioni di vaccinati a ciclo completo, ndr) ma pur sempre cittadini discriminati che nel frattempo, senza la “carta” non possono nemmeno andare a trovare i parenti in ospedale o nelle Rsa.

Il primo nodo da sciogliere riguarda tutti quelli che, soprattutto anziani, non hanno dimestichezza (o trovano intoppi informatici nelle operazioni di scarico del certificato) con la tecnologia oppure non posseggono né computer nè telefonino e per ottenere il documento cartaceo dovrebbero rivolgersi al medico di base. La maggior parte dei dottori però, tramite i propri sindacati, hanno fatto sapere che non lo vogliono fare perché si tratta di una pratica amministrativa che non compete loro e per di più toglierebbe tempo alla cura dei pazienti che hanno in carico.

È vero però che per svolgere questo servizio (gratuitamente) sono state chiamate le farmacie, dove l’unico inconveniente per l’utente, è quello di mettersi in fila e aspettare il proprio turno. E, ancora. Molti, il codice di avvenuta immunizzazione, chiamato “authocode”, ce l’hanno ma quando lo inseriscono nel sito governativo per ottere il documento il sistema segnala l’errore: «Il codice non è disponibile, la certificazione potrebbe non essere stata generata o i dati inseriti non essere corretti». E tutto si ferma lì.

E per accedere al fascicolo sanitario personale, nel sito della Regione, è necessario lo Spid, che non tutti ancora hanno scaricato e che può risultare inutile se ci si è vaccinati in una regione diversa dalla propria.
Il numero verde “1500”, poi, attivato dal ministero per rispondere alle domande dei cittadini sul coronavirus, ha tempi di attesa lunghissimi (in media un’ora) e non sempre risolve in concreto i problemi. E i disagi non finiscono qui.

Tra le competenze dei medici e dei pediatri di famiglia c’è il rilascio dei certificati di guarigione dal Covid, necessari per ottenere il Green pass (validità sei mesi) purché si abbia ricevuto una dose di vaccino. Ma troppo spesso i camici bianchi, già oberati di lavoro, lasciano indietro questa incombenza e diversi guariti, come è stato accertato, non figurano ancora nella piattaforma del ministero perché i dati non sono stati aggiornati. E questo perché le Asl in diversi casi non hanno ancora inviato le segnalazioni di guarigione dei loro assistiti. Una falla per colmare la quale il ministero ha assicurato il proprio impegno, in un dialogo stretto con le Regioni.

C’è poi il caso di chi si è vaccinato in un Paese extra Ue (per motivi di studio, di lavoro o di doppia cittadinanza) e l’ha fatto con un prodotto non riconosciuto dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco (che sono Pfizer, Moderna, AstraZeneca e J&J). E per la nostra autorità sanitaria è come se non si fosse vaccinato.

Un problema che esiste anche quando “lo straniero” deve completare con il richiamo la procedura vaccinale necessaria per ottenere il Green pass. Attualmente la carta verde si può ottenere anche con un tampone molecolare o antigenico negativo, anche se la validità del “lasciapassare” è limitata a 48 ore. Ma nei casi di guarigione da Covid-19 la certificazione (che sarà generata entro il giorno seguente al test) avrà un’efficacia di sei mesi. Al momento però sono esclusi gli autotest rapidi, i salivari e quelli sierologici.





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