venerdì 14 febbraio 2014
​Una giornata metà sindaco e metà quasi premier. Governo snello con poche riconferme: Alfano manterrà il ruolo di vicepremier.
INTERVISTE Parisi: da Letta troppi errori | Russo: Renzi I In mano al Cav
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Da una parte la tristezza di Enrico Letta, dall'altra l'adrenalina di Matteo Renzi. Il primo sul Colle per le dimissioni. Il secondo da sindaco ha dato l'ultimo saluto ai fiorentini, e poi, da quasi premier, ha continuato a lavorare alla squadra di governo. Il giorno delle dimissioni di Enrico Letta, Matteo Renzi ha indossato la fascia tricolore da primo cittadino. Lo ha fatto sia al mattino sia nel pomeriggio, in Palazzo Vecchio, nei "due tempi" della cerimonia con cui, il giorno di San Valentino, la città festeggia le coppie che hanno raggiunto i 50 anni di matrimonio. Poi si è chiuso nel suo ufficio, con il ministro Graziano Delrio, per definire i nomi del prossimo esecutivo. Stamani Renzi è arrivato a Firenze con un treno regionale. È partito presto da casa, a Pontassieve, e poi, per evitare i danni che il maltempo ha fatto a diverse strade della provincia, si è diretto alla stazione del paese.    Oggi Renzi ha giocato su due tavoli. Oltre a quelle nazionali, infatti, ha dovuto affrontare pure le questioni locali, quelle che si apriranno quando lascerà Palazzo Vecchio. Lo ha fatto incontrando il vicesindaco Stefania Saccardi, sua fidata consigliera, che sembra ormai avviata a occupare un posto nella giunta regionale toscana. Per la scelta del nuovo sindaco prende sempre più forza l'opzione Dario Nardella, mentre pare indebolirsi l'ipotesi primarie. Lo stesso presidente del Consiglio comunale, Eugenio Giani, candidato papabile e sponsor delle primarie, ha fatto capire che Renzi potrebbe chiedere ai contendenti di convergere su un nome. In quel caso, sarebbe quello di Nardella. Per quanto riguarda il Governo, la lista dei ministri pare più o meno completa. A Renzi mancherebbe solo qualche conferma e qualche limatura. Nei suoi discorsi in pubblico, Renzi si è tenuto alla larga da accenni alle vicende nazionali. Solo a un tratto ha parlato di momento "delicato" e "bello" ma, a scanso di equivoci, ha fatto poi precisare che si stava riferendo alla cerimonia di Palazzo Vecchio. Dopo una giornata di schemi ed elenchi, alle sei e mezzo da Palazzo Vecchio è uscito Delrio. Lui e Renzi sono stati al lavoro insieme più di due ore. Il sindaco quasi premier sta vivendo queste ore «con molta serenità», ha detto Delrio. Nei prossimi giorni Renzi potrebbe salire al Colle. «Attendiamo ovviamente che decida il presidente della Repubblica a chi dare l'incarico - si è schermito Delrio - Oggi abbiamo ragionato di ciò che serve al nostro Paese. Vediamo cosà deciderà il presidente». Alle venti i vigli urbani hanno chiuso i portoni di Palazzo. Renzi era ancora nel suo ufficio.

Il governo possibile futuroSette giorni per varare il nuovo governo. La marcia di Renzi verso Palazzo Chigi, dopo l'accelerazione imposta dalla direzione del Pd di giovedì sera che di fatto ha costretto Letta a dimettersi, è quindi in piena velocità. Al Nazareno assicurano che la squadra sarà pronta entro una settimana e che sarà una compagine di governo snella, composta da una dozzina di ministri, quindici al massimo. Tra conferme e new entry pochi punti fermi, tantissime invece le indiscrezioni di corridoio. In corsa una cinquantina di "aspiranti" ministri.  Quasi certa, per rispettare l'asse delle larghe intese che tiene insieme da quasi un anno Pd e Nuove centrodestra, la conferma di Angelino Alfano nel ruolo di vicepremier. Per il delicatissimo ruolo di sottosegretario in pole position l'attuale ministro degli Affari regionali Graziano Delrio (in corsa anche per la poltrona di ministro per l'Interno) e il portavoce del partito Lorenzo Guerini. Conferma in vista per il ministro degli Esteri Emma Bonino e per Ncd Maurizio Lupi oggi ai Trasporti ma che potrebbe venire dirottato altrove e Beatrice Lorenzin che manterrebbe il dicastero della Sanità. Assai probabile il ritorno anche di Andrea Orlando all'Ambiente. Il ministero chiave sarà quello dell'Economia: certa l'uscita di scena di Fabrizio Saccomandi, il nome più accreditato è quello di Lucrezia Reichlin, candidata vicegovernatrice alla Bank of England. Ma in corsa ci sarebbero anche Tito Boeri, l'economista che potrebbe venire dirottato sul Lavoro, e Lorenzo Bini Smaghi. Allo Sviluppo economico, che Letta aveva affidato al bersaniano Flavio Zanonato, andrà probabilmente Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica. Tra i nomi più gettonati per i ministeri economici c'è anche quello di Fabrizio Barca, della sinistra del Pd che piace anche a Sel, in calo invece le quotazioni di Guglielmo Epifani. Alla Giustizia al posto di Anna Maria Cancellieri il nome che circola con insistenza è quello di Michele Vietti, il vicepresidente del Csm in scadenza. All'Istruzione potrebbe arrivare il segretario di Scelta Civica Stefania Giannini. Quasi certo l'ingresso in squadra di Maria Elena Boschi: per lei si parla delle Riforme o della Cultura, poltrona che non dispiacerebbe anche a Gianni Cuperlo. Tra i nomi noti circolano quelli di due personalità come Alessandro Baricco e l'imprenditore Oscar Farinetti di Eataly all'Agricoltura.

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