giovedì 31 luglio 2014
Eletto presidente della Consulta con sette voti su 13: fare al più presto la legge elettorale.
Ecco chi è il neo presidente della Corte costituzionale
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Riflettere sulle riforme, che vanno fatte senza andare «troppo veloci». È l’invito del presidente della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro, eletto ieri con 7 voti su 13 («Ma non mi sento un presidente dimezzato», ha commentato), da una Consulta che ancora attende due giudici sui quali dopo un mese e mezzo di tentativi il Parlamento ancora non trova l’accordo, tanto che lo stesso Tesauro ha invitato le Camere a «fare presto queste nomine: queste attese, che si verificano tradizionalmente – è stata la sua "bacchettata" –, non fanno bene né al nostro paese né alla Corte, che non è un organo secondario e ha bisogno di operare nella sua pienezza».Riforme, dunque, al centro dell’attenzione del neopresidente che è stato relatore della sentenza con cui la Consulta, nei mesi scorsi, ha dichiarato l’illegittimità del "Porcellum". «Un’operazione chirurgica», la definisce, ma ora la scelta spetta al Parlamento: sono «molti i modelli che rispondono a criteri di democraticità, l’importante è che si faccia al più presto una riforma che porti a un risultato positivo». Ma attenzione, avverte, «ci sono riforme che hanno bisogno di sedimentazione: andare troppo veloci, per alcune cose va bene, per altre è meglio una maggiore riflessione, purché non sia strumentale per impedire il cammino verso un migliore assetto del sistema». Di fronte al caos in Parlamento sulle riforme costituzionali, il consiglio del presidente della Consulta è quindi di rallentare. E prendere a «modello» quelle «sinergie tra forze diverse» che «all’alba di quel momento tragico che fu il dopoguerra, il nostro Paese seppe trovare», mentre ora sembrano smarrite. Ma le riforme vanno fatte. La Costituzione è «uno spartito bellissimo», ma «perfettibile», sottolinea, scettico su modifiche che tocchino la prima parte - quella sui principi fondamentali - ma favorevole a interventi sulla seconda. Anche sul quel doppio binario che vede in pista contemporaneamente la nuova legge elettorale e le riforme costituzionali con l’istituzione di un Senato non elettivo. Anzi, prende atto del fatto che «la sintonia tra Camera e Senato si è rotta» e quindi la strada per superare il bicameralismo perfetto è ormai aperta.Tesauro, che di recente ha firmato anche la sentenza che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa, ha di fronte ha una presidenza breve: a novembre scadono i nove anni di permanenza nella Corte e lascerà l’incarico (accanto a lui è stato scelto come vice presidente Paolo Maria Napolitano, romano, eletto giudice costituzionale dal Parlamento nel 2006 e proveniente dal Consiglio di Stato). Una prospettiva che ha indotto il giudice che aveva la sua stessa anzianità, Sabino Cassese, a fare un passo indietro. Tesauro ci scherza su: «Se starò poco farò meno danni». E quanto alla spesa, «una presidenza breve non costa allo Stato una lira in più rispetto a una lunga. Anzi quella lunga comporta una pensione maggiore», puntualizza. E non solo sul suo stipendio: «Le voci sulla pensione, sulle 4 segretarie e le 5 automobili sono invenzioni che abbiamo smentito più volte. Per il resto sarò felice di andare ai giardinetti con i nipotini che è sicuramente una attività salutare».
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