giovedì 14 febbraio 2019
In territorio francese si trovano 15 ex terroristi ancora ricercati. Una delegazione italiana è a Parigi per discutere dei loro dossier. Pronte le nuove richieste per Manenti e Ventura
Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi (Foto d'archivio Ansa)

Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi (Foto d'archivio Ansa)

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Nonostante le tensioni diplomatiche degli ultimi tempi, sembrano essere a un punto di svolta le trattative giudiziarie fra Italia e Francia sull'estradizione di ex terroristi degli "anni di piombo" con pene da scontare nel nostro Paese. In territorio francese, secondo le ultime informazioni in possesso del Viminale, si trovano 15 latitanti, fra cui diversi ex brigatisti condannati all'ergastolo.

L'ombrello giuridico della cosiddetta "dottrina Mitterrand", che per decenni ha impedito la loro consegna alle autorità italiane, non ha più il peso avuto in passato. Da ieri, una delegazione italiana è a Parigi per discutere in modo approfondito dei diversi dossier con le autorità transalpine. "Dopo tanti anni, con la Francia si è aperto un canale importante, che ora si intensifica", osserva il Guardasigilli Alfonso Bonafede, dicendosi "assolutamente ottimista" in merito alla possibilità di estradizione. L'italia, ha aggiunto, va "alla ricerca di tutti i latitanti in qualsiasi Paese, anche se ci sono quelli più restii alla collaborazione".

La questione è tornata di attualità dopo la cattura in Bolivia e il successivo rientro in Italia dell'ex terrorista Cesare Battisti, in seguito alla quale il governo si è impegnato a ottenere l'estradizione di altri latitanti, di sinistra e di destra, da anni residenti all'estero.

I primi dossier: Manenti e Ventura

Rispetto alla Francia, si sono già due nomi per i quali potrebbe essere accolta la richiesta d'estradizione sono Narciso Manenti e Raffaele Ventura. L'Italia infatti ha già formalizzato la richiesta relativa a Narciso Manenti, ex componente dei "Nuclei armati per il contropotere territoriale", condannato all'ergastolo nel 1983 per l'omicidio del carabiniere Giuseppe Gurrieri, avvenuto nel 1979 a Bergamo davanti agli occhi del figlio adolescente. Per quel delitto, la procura di Bergamo ha emesso un mandato di arresto europeo. La prima richiesta di estradizione nei confronti di Manenti è stata presentata negli anni '90, l'ultima risale a due anni fa: Il 21 novembre 2017, infatti, il pm di Bergamo Gianluigi Dettori la inviò al suo corrispettivo in Francia. Originario di Telgate (Bergamo), l'ex terrorista abita attualmente a Châlette-sur-Loing, comune di 13mila abitanti nella regione della Loira, dove è titolare di un'impresa di servizi a domicilio: tutti lo conoscono come "Angelò". Oltre alla sua, potrebbe essere in via di formalizzazione una seconda richiesta per Raffaele Ventura, ex esponente delle Formazioni comuniste combattenti, la cui condanna è vicina alla prescrizione.

Nella lista di 15 nomi diversi ex brigatisti

Ma nel fascicolo messo a punto dai ministeri della Giustizia e dell'Interno, come detto, figura una quindicina di nomi, compresi i due di cui sopra. Si va da Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc, condannato a 22 anni al processo Moro ter, a Ermenegildo Marinelli, che fece parte del Movimento comunista rivoluzionario e in Francia avrebbe aperto una società. Poi ci sono Luigi Bergamin, ex esponente dei Pac (il gruppo armato in cui militò Cesare Battisti, estradato di recente dalla Bolivia), condannato per due omicidi tra cui quello del macellaio Lino Sabbadin (per cui è stato condannato anche Battisti) e Paola Filippi, anche lei ex membro dei Pac, condannata a 23 anni di carcere per banda armata e per l'omicidio Sabbadin.

Ancora, in territorio francese dimorano da anni Roberta Cappelli e l'ex marito Enrico Villimburgo, ex membri di spicco della colonna romana delle Br, condannati all'ergastolo per vari omicidi; lei è ritenuta responsabile tra gli altri dell'uccisione del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi; a lui viene attribuito il concorso morale in una decina di omicidi, tra cui quelli del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet e del giudice Girolamo Minervini. Nella lista figurano poi i dossier su Enzo Calvitti, ex Br, condannato a 21 anni per tentato omicidio; Paolo Ceriani Sebregondi, ex Br condannato all'ergastolo per l'omicidio di Carmine De Rosa, responsabile del servizio di sorveglianza della Fiat di Cassino; Maurizio Di Marzio, altro ex brigatista che partecipò al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone; Gino Giunti, che fece parte della struttura toscana delle Br; Giorgio Pietrostefani, dirigente di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi; Sergio Tornaghi, ex esponente della colonna Walter Alasia delle Br, condannato all'ergastolo per partecipazione a banda armata e concorso nell'uccisione del direttore del Policlinico di Milano Luigi Marangoni e del maresciallo Di Cataldo, agente di custodia a San Vittore.

L'avvocato Terrel: dubbi su mandato d'arresto europeo

Sul piano procedurale, c'è chi avanza alcuni dubbi. Secondo l'avvocato francese Irène Terrel, difensore di diversi italiani appartenenti alla lotta armata, si starebbe facendo "molto rumore per nulla", creando "pregiudizio" a "persone ormai inserite da decenni" in Francia. Per l'avvocatessa francese, "numerosi casi erano stati respinti" finora perché non in linea con la legislazione francese."Se è vero, come leggo, che si tenta di applicare il mandato d'arresto europeo - argomenta -, va tenuto presente che può essere applicato solo per reati posteriori al 1993. Penso che si debba chiudere questi dossier vecchi di 40 anni. Ora bisognerebbe solo riflettere sul piano storico".



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