venerdì 14 dicembre 2018
Il servizio di consulenza dedicato alle future mamme compie 30 anni. Tra le maggiori richieste l'interazione tra farmaci. Monsignor Giuliodori: per questo servizio servono cuore, scienza e cultura
Telefono Rosso, dal 2000 aiutate più di 71mila gestanti
COMMENTA E CONDIVIDI

Dubbi, informazioni su interazione tra medicinali, infezioni o radiazioni che potrebbero far male al bambino in grembo. Sono tante le domande che balzano alla mente delle future mamme e che potrebbero causare malformazioni al nascituro. Dal 1988 al Policlinico Gemelli per dare chiarimenti ai futuri genitori c'è così il Telefono Rosso, uno speciale servizio gratuito del Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepito dell'università Cattolica, nato col sostegno della Regione Lazio. Questo servizio, che ha raggiunto il traguardo dei 30 anni festeggiato con un evento nell'ospedale romano, dal 2000 ha aiutato più di 71mila gestanti a proseguire in tranquillità la gestazione, offrendo un servizio di prevenzione.

«Sostenere la famiglia e la vita nascente - ha detto il presidente della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, Giovanni Raimondi - richiede grande impegno e supporto: questo è essere realmente a servizio delle persone in una società certamente meno supportiva di quella in cui il Telefono Rosso è nato, nella quale c'è ancor più bisogno di conoscenza scientifica e gesti di accoglienza e servizio». Al numero 06-3050077 così, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, rispondono esperti che insieme alla neomamma valuteranno i rischi di eventuali assunzioni di farmaci o esposizione ad agenti chimici, come pure chiariranno le eventuali azioni di prevenzione da attuare.

«Il lavoro del Telefono Rosso è una forma di educazione anche per i nostri studenti e una forma di vera assistenza per le gestanti e per le donne che si preparano ad essere madri - ha aggiunto durante la mattina di studio al Gemelli il direttore Area salute donna della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e del Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepito dell’università Cattolica, Antonio Lanzone - attraverso una consulenza scientifica e non ideologica. In trent'anni rappresenta una preziosa catena fra le generazioni ed elemento caratterizzante della nostra università e del nostro policlinico».

Tre sono le parole invece sulle quali pone l’attenzione l'assistente ecclesiastico generale dell’università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori:ascolto empatico, accompagnamento e discernimento. «Per fare questo servono cuore, scienza e cultura. Sono queste le basi essenziali del lavoro quotidiano del Telefono Rosso - aggiunge infatti - Ogni giorno voi operatori affrontate la realtà della vita delle persone, avendo al centro la vita umana nascente, ma anche le relazioni familiari e sociali». Attraverso questo servizio si entra anche in un vissuto relazionale complesso, secondo il vescovo, perché «in una società individualista e tecnocratica, segnata dall’eugenismo e dalla cultura dello scarto, è fondamentale offrire informazioni scientificamente corrette ed eticamente fondate. Chi risponde a questa particolare linea telefonica interagisce, difatti, anche con l’opera di Dio: dalla risposta tecnica e scientifica si arriva ad una risposta che ha risonanze e implicazioni profondissime. Chi risponde, dunque, non può non avere nel cuore uno sguardo e una capacità particolari».

I numeri del Telefono Rosso

Dal 2000 ad oggi il servizio ha ricevuto complessivamente 71378 richieste telefoniche di consulenza. In particolare, riguardo agli ultimi due anni di attività (2017-2018) nell’89% dei casi ha telefonato la donna, nel 5% il marito, nel 3% un familiare, nel 2% un medico, nell’1% un operatore socio-sanitario. Riguardo alla provenienza geografica le telefonate sono state effettuate nel 55% dei casi dal Centro Italia, nel 15% dei casi dal Nord, nel 28% dal Sud. Il motivo delle richieste di consulenza ha riguardato nel 93% dei casi l’assunzione di farmaci, nel 4% le radiazioni, nel 1,5% le infezioni, nello 0,5% i fitoterapici, nell’1% sostanze chimiche.

Tutte le gravidanze presentano, infatti, un rischio naturale di difetti congeniti pari al 5% e questo può essere aumentato da agenti teratogeni fisici (radiazioni), chimici (farmaci), biologici (virus): è proprio questo eventuale aumento che, attraverso anche la consultazione di banche dati internazionali, viene analizzato dagli operatori del servizio e che è stato mediamente rilevato solo nel 16% delle consultazioni effettuate. Ciò si correla direttamente con il tema della prevenzione della interruzione volontaria di gravidanza, poiché solo nel 14% dei casi è stata quantizzata la sussistenza di un rischio reale consentendo così a più dell’80% delle pazienti che hanno consultato il Telefono Rosso la serena prosecuzione della gravidanza.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: