sabato 17 maggio 2014
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Molti sindaci sono in campagna elettora­le, e nemmeno ci pensano ad emanare la delibera che fissa le nuove aliquote Ta­si. Altri loro 'colleghi' non rispetteranno la sca­denza del 23 maggio perché non hanno chiaro il quadro economico per il 2014. Fatti due conti, al Tesoro hanno scoperto che sono appena mille (su  8mila) le amministrazioni che hanno già fissato quanto occor­rerà pagare per la nuova tassa sul­la casa. Risultato: quando manca un mese alla prima rata del 16 giu­gno, la situazione è «caotica», co­me ammette il sottosegretario al­l’Economia Enrico Zanetti (Scel­ta  civica). Caotica per i cittadini, ovviamen­te. I sindaci hanno rifiutato la pro­posta del governo di prorogare i pagamenti per il timore di resta­re all’asciutto. Ma allo stesso tem­po, non producendo le delibere, i primi cittadini lasciano i contri­buenti  nella confusione. Molti proprietari paghe­ranno il 50 per cento del minimo (1 per mille) per giugno, e poi avranno la batosta per la seconda ra­ta del 16 settembre. E ancora più indeterminata è la situazione degli affittuari, che devono versare u­na loro quota di compartecipazione. Uno stato dei fatti che non va giù a Confedilizia, che prevede un nuovo «giorno della vergogna» per i Comuni dopo le code e il caos che si verificarono  a gennaio per il pagamento della mini-Imu. «Mol­ti sindaci – dice il presidente Corrado Sforza Fo­gliani – non hanno deciso perché non intendeva­no farlo prima delle elezioni, altri per pigrizia. E vogliono pure farli senatori...». Ma ancora più in­furiate sono le associazioni di consumatori. Con u­na nota, Federconsumatori e Adusbef stimano che la gran parte delle mille amministrazioni 'in rego­la' hanno fissato aliquote tra il 2,5 e il 3,3 per mil­le, ben oltre il minimo. Su un appartamento A2 di cento metri quadri, per una fa­miglia di tre persone e senza de­trazioni, si pagherebbero 927 eu­ro a Torino, 878 a Roma, 700 a Ve­nezia, 598 a Milano e 351 a Ra­venna. «Le detrazioni – scrivono le associazioni – saranno netta­mente inferiori rispetto a quelle previste per l’Imu targata Monti: nei Comuni più virtuosi raggiun­gono i 110-120 euro, a cui si som­mano 30-50 euro per ogni figlio a carico con età inferiore a 26 anni. Circa 5 milioni di famiglie che due anni fa non pagavano alcun im­porto ora si troveranno a soste­nere per la Tasi cifre ragguardevoli». La loro pro­posta è di far slittare la prima rata a settembre, al­trimenti, avvisano, anche i famosi 80 euro in bu­sta paga saranno accantonati dalle famiglie solo per pagare parte della Tasi. Altro punto critico che e­merge dalle prime delibere è la difformità tra Co­muni, che crea forti disuguaglianze tra i contri­buenti.
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