venerdì 28 dicembre 2012
​La Procura solleva il conflitto di attribuzione con il governo. Per i magistrati il governo ha impedito l'esercizio dell'azione penale riaprendo gli stabilimenti che, secondo l'accusa, andavano invece chiusi. Deciderà la corte costituzionale.
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​La procura di Taranto ha inviato alla Corte Costituzionale un ricorso contro il decreto legge 207, il cosiddetto decreto “salva Ilva”, sollevando una questione di conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Lo conferma il procuratore di Taranto, Franco Sebastio.Il decreto legge numero 207 del 3 dicembre scorso che riguarda l’Ilva di Taranto ma si applica anche a tutti gli stabilimenti industriali ritenuti di interesse strategico nazionale e con occupazione superiore ai 200 addetti. Poiché il decreto è stato nel frattempo convertito in legge – l’approvazione da parte di Camera e Senato è avvenuta proprio la scorsa settimana – la Procura attenderà ora la pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale" per inoltrare alla Consulta un secondo ricorso, basato stavolta sulla legge ma con le stesse motivazioni del primo.Il decreto consente all’Ilva di continuare la produzione e di commercializzare i prodotti finiti e semilavorati, anche prima dell’entrata in vigore del decreto legge, nonostante il sequestro giudiziario. Secondo i magistrati, il governo ha impedito l’esercizio dell’azione penale interferendo con l’indagine per disastro ambientale, culminata il 26 luglio scorso con il sequestro degli impianti dell’area a caldo firmato dal gip Patrizia Todisco. Il ricorso, dunque, non esclude che, una volta pubblicata la legge sulla Gazzetta Ufficiale, la Procura sollevi anche eccezioni di incostituzionalità su alcune norme.La possibilità che la Procura facesse ricorso alla Consulta era già emersa all’indomani della presentazione del decreto e già nei giorni scorsi in ambienti giudiziari si affermava che il lavoro era ormai a buon punto. Il conflitto di attribuzione da parte della Procura non esclude la possibilità che da parte della Magistratura di Taranto si sollevi anche l’eccezione di incostituzionalità della legge, procedimento, questo, che ha però bisogno di una sede tecnica per essere attivato. La possibile sede potrebbe essere il 3 gennaio quando si discuterà di un nuovo ricorso dell’Ilva contro il dissequestro degli impianti o l’8 gennaio quando è invece calendarizzata l’udienza sul ricorso Ilva per ottenere il dissequestro di prodotti finiti e semilavorati bloccati dallo scorso 26 novembre nell’ambito dei nuovi sviluppi dell’inchiesta giudiziaria sull’Ilva.Notizie che certo non calmano le acque e non restituiscono alla città di Taranto una serenità che non è arrivata neanche in questi giorni di festività.In fabbrica non ci sono luminarie, e lo stesso in molte case. Per 2.500 operai del polo siderurgico è stato un Natale sotto tono. A loro l’azienda ha fatto recapitare le lettere che annunciano la cassa integrazione: ordinaria, in deroga e per «eventi atmosferici eccezionali». Al sequestro giudiziario degli impianti si è aggiunta la crisi di mercato. Poi una tromba d’aria ha devastato parte dello stabilimento e ucciso un giovane operaio, Francesco Zaccaria, rimasto intrappolato nella cabina di una gru inghiottita dal mare.Se i giudici della Corte Costituzionale riterranno il ricorso ammissibile, questo andrà notificato all’altra parte, cioè al governo uscente e dovrà essere fissata l’udienza in cui discuterlo. Trascorrerà del tempo, forse mesi: nel frattempo l’efficacia della legge non sarà sospesa.
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