giovedì 30 marzo 2017
Ribadita la necessità di una pausa di riflessione. Il presidente della Regione Emiliano smentito dai sindaci: non c'è nessun piano b. Ancora proteste e tensioni al cantiere
Ancora proteste e scontri nell'area in cui sono in corso i lavori per il gasdotto Tap (Ansa)

Ancora proteste e scontri nell'area in cui sono in corso i lavori per il gasdotto Tap (Ansa)

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La mediazione sul gasdotto Tap dura lo spazio di una smentita. Poco dopo mezzogiorno, il governatore della Puglia, Michele Emiliano, gioca una delle poche carte rimaste a sua disposizione e fa il nome del Comune di Squinzano, in provincia di Lecce, come possibile approdo finale dell’infrastruttura, in alternativa a San Foca. D’accordo col paese pugliese, dice Emiliano, abbiamo «chiesto la localizzazione dell’approdo nell’area industriale della centrale Enel, quindi in una zona già compromessa dal punto di vista ambientale». Se questa indicazione fosse stata accolta prima, sottolinea Emiliano, «non avremmo avuto incidenti e incomprensioni». C’è dunque un possibile piano B realizzabile? «Emiliano è in evidente difficoltà – risponde, interpellato da Avvenire, il sindaco di Squinzano, Cosimo Miccoli –. Un eventuale negoziato sul fronte Tap si potrebbe riaprire solo con la riconversione della centrale di Cerano dal carbone al gas. Ma questo passaggio lo abbiamo chiesto nel 2013 e da allora nessuno si è fatto vivo». Mentre continuano le operazioni di espianto degli ulivi, che dovrebbero chiudersi entro fine settimana (sono circa 80 quelli ancora da trasferire su un totale iniziale di 211) proseguono proteste e manifestazioni intorno all’area del cantiere.

Se il consorzio Tap ha parlato di «comportamenti violenti» dentro lo schieramento contrario all’opera, i No Tap hanno pubblicato in Rete un elenco di aziende che lavorano al gasdotto, tra cui anche quella che ha vinto l’appalto per lo spostamento e la ricollocazione degli albero di ulivo. La voce delle comunità locali resta particolarmente importante in questa fase, dove si tentano gli ultimi negoziati prima dell’avvio dei lavori. In questo senso, va letta la posizione espressa ieri dall’arcivescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio. «La Chiesa di Lecce – ha sottolineato una nota della diocesi – non resta in silenzio né in disparte rispetto a ciò che sta accadendo in queste ore nei territori di Melendugno e San Foca, ma segue con preoccupazione e inquietudine le ansie delle popolazioni coinvolte nella vicenda del gasdotto Tap. È necessaria ora – ha aggiunto – una pausa per riflettere e per ascoltare le ragioni del territorio». D’Ambrosio, che nel suo messaggio cita l’Enciclica di papa Francesco 'Laudato si’', ricorda tra l’altro che «ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future». Il pallino resta in mano al governatore Emiliano, che però vede restringersi giorno dopo giorno i suoi margini di manovra. Quanto alla mobilitazione di tanti primi cittadini e all’impegno in prima linea del Comune di Melendugno, «sono solidale con loro – riprende il sindaco di Squinzano, Miccoli – anche se credo che alla fine l’opera si farà lì. Il problema non è solo quello di una singola comunità, il problema è di tutto il territorio. Bisognerebbe riflettere sul futuro del nostro paesaggio e della nostra Regione. Ma in questi anni troppo tempo è stato perduto».

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