martedì 11 febbraio 2014
​​Il Consiglio dei ministri europeo: impossibile accettare una separazione fra la libera circolazione degli individui e quella dei capitali. Maroni: tutelare il sistema dei ristorni per i frontalieri.
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I ventotto paesi Ue, pur rispettando l'esito del voto al referendum sulle quote per gli immigrati, si aspettano che la Svizzera "onori i propri obblighi derivanti dagli accordi stipulati con l'Unione europea nel quadro del diritto pubblico internazionale". Lo ha deciso il Consiglio Ue, come ha spiegato il presidente di turno Evangelos Venizelos al termine della riunione dei ministri degli Affari generali. In particolare, il Consiglio dei ministri Ue ha ricordato che "le quattro libertà fondamentali sono una parte integrante dei rapporti fra Ue e Confederazione elvetica", secondo la dichiarazione letta al termine dal presidente greco Venizelos. "Il mercato interno e i quattro pilastri - concluso - sono indivisibili ed è impossibile accettare una separazione fra la libera circolazione degli individui e quella dei capitali". Come ha ricordato il commissario agli Affari interistituzionali Marcos Sefcovic, "forse la Svizzera è proprio il Paese che ha maggiormente beneficiato della libera circolazione delle persone in Europa". Il primo effetto del referendum è il blocco del negoziato sull'elettricità. "Nessun negoziato a livello tecnico è previsto alla luce della nuova situazione perchè dobbiamo verificare il da farsi nell'ambito del più ampio contesto delle relazioni bilaterali" con la Svizzera, ha detto oggi la portavoce della Commissione Ue, Pia Ahrenkilde Hansen, rispondendo a chi chiedeva se a seguito del referendum sull'immigrazione in Svizzera, l'Ue stia considerando il blocco delle trattative per un accordo con Berna sull'elettrcità. Intano il presidente della Lombardia Roberto Maroni lancia un appello al governo a non accettare la richiesta della Svizzera di dimezzare i ristorni fiscali dei frontalieri italiani. Maroni ha incontrato nel pomeriggio il premier Enrico Letta. Maroni, oggi ha parlato con il presidente del Consiglio della sua proposta di creare una zona franca alconfine con la Svizzera in Lombardia e, secondo il governatore, Letta non è parso contrario. "Il governo non metta mano alla revisione dell' accordo italo svizzero sui ristorni ai comuni lombardi accettando la richiesta della Svizzera di dimezzare questi ristorni: sono centinaia di milioni che i comuni lombardi perderebbero". Maroni si è detto non preoccupato nell'immediato delle ricadute dell'esito del referendum svizzero che prevede la reintroduzione di quote sull'immigrazione. "Quello che mi preoccupa è la necessità di rivedere il trattato bilaterale che riguarda 60.000 frontalieri lombardi che ogni giorno vanno a lavorare in Svizzera perché a ottobre ci sarà da rivederlo. I Comuni lombardi si vedrebbero fortemente penalizzati e, siccome la trattativa la fa il governo italiano, di questo sono preoccupato", ha sottolineato il presidente lombardo". Nel dossier dei negoziati fiscali tra Roma e Berna, incentrati sulla regolarizzazione dei capitali italiani nascosti oltreconfine, ancora senza esito, figura anche la revisione del trattato sui frontalieri, per i quali il referendum prevede l'introduzione di contingenti. Il timore ventilato da Maroni è che l'Italia sacrifichi nella trattativa lo status dei frontalieri, in cambio di maggiori garanzie rispetto allo scambio di informazioni sui conti bancari in Svizzera. Tutte le forze politiche ticinesi hanno chiesto formalmente al Consiglio federale di rivedere, nel quadro delle trattative con l'Italia, un accordo considerato "obsoleto e dannoso".
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