mercoledì 5 gennaio 2022
Il governo deve decidere nuove misure per fronteggiare l'emergenza. Ma è scontro tra i partiti della maggioranza e Draghi deve fare quadrare il cerchio
Super green pass, i dubbi di Draghi

Super green pass, i dubbi di Draghi - Ansa

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Un’altra giornata di patimenti nel "fortino" di Palazzo Chigi. Il nuovo primato dei contagi - ieri a quota 170mila - è stato accolto da Mario Draghi in un vortice di incontri e confronti. Alla ricerca di una linea comune capace di tenere insieme la super maggioranza sulla nuova stretta per frenare la corsa del virus (la terza in un mese) da varare nel Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio.

Nulla di definito, le decisioni finali saranno prese solo oggi. Tra le ipotesi in campo - ma Palazzo Chigi resta prudente - spunta però, in alternativa all’imposizione del Super Green pass a tutti i lavoratori (che continua a trovare forti ostacoli specie dalle parti di Lega e M5s), la sua richiesta - e quindi di fatto l’obbligo vaccinale - in primo luogo per i soggetti "fragili", i più esposti al rischio Covid, a partire dalla fascia 60-69 anni. Sono 1,2 milioni gli italiani in questa fascia ancora senza vaccino e sono quelli che più affollano gli ospedali: in terapia intensiva finiscono 526 non vaccinati "over 60" su un milione contro gli appena 33 che sono immunizzati. Per poi arrivare, eventualmente, anche a quella 50-59 anni.

Solo un’ipotesi, però, in attesa degli ulteriori approfondimenti. Il premier Draghi, rientrato a Roma, ha visto nel pomeriggio i ministri Roberto Speranza e Patrizio Bianchi e il commissario Francesco Figliuolo. Poi un faccia a faccia con Renato Brunetta, il ministro forzista della Pubblica amministrazione che ha voluto dal 15 ottobre l’addio al lavoro agile nella Pa: nessuna marcia indietro però, come invece chiesto da Giuseppe Conte, leader di M5s, per il quale nuove restrizioni sono fattibili solo se «si reintroduce subito il ricorso allo smart working, massicciamente usato in Europa e non da noi, che pure siamo stati i capofila».

Per queste ragioni il Cdm dovrebbe essere preceduto da una cabina di regia politica: nella maggioranza le distanze restano tutte. La linea draghiana è stata sempre quella di decidere sulla base dei dati. Gli esperti prevedono un’ulteriore crescita del Covid nelle prossime settimane prima che si raggiunga il picco. La misura in pole è sempre l’estensione del Green pass rafforzato a tutti i lavoratori, pubblici e privati (lo ha chiesto ieri Forza Italia), oppure solo per i primi o, ancora, solo agli statali che lavorano a contatto con il pubblico.

Al momento, tuttavia, di questa norma non c’è traccia nelle prime bozze del nuovo decreto. Peraltro il Super Green pass per tutti suscita dubbi anche nel Pd, che preme invece per l’obbligo vaccinale il quale, se generalizzato, troverebbe scogli ancora maggiori. Da qui l’idea di ragionare in termini di obbligo per "categorie fragili", su cui i leghisti non farebbero le barricate.

A dividere la maggioranza, tuttavia, come detto è anche lo smart working, il lavoro a distanza: già prima dell’incontro con Draghi, Brunetta si è mostrato inamovibile attraverso una nota del ministero per ribadire che le ultime norme consentono già il suo uso flessibile per alleggerire le presenze, mentre chi invece lo vuole "di massa" di fatto vuole «tornare al lockdown del 2020». Ma resta lo scontro con il M5s che invece è favorevole al lavoro a distanza.

Di obbligo vaccinale si è parlato invece nella Conferenza delle Regioni straordinaria convocata nel pomeriggio. «Le abbiamo provate tutte – ha detto il presidente della Liguria che rischia di finire in arancione, Giovanni Toti –, a questo punto non resta che l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori e i soggetti più fragili». Ma anche questa via è ancora troppo in salita.

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