sabato 19 maggio 2018
Chiusura di tutti i campi nomadi irregolari «in attuazione delle direttive comunitarie» e il loro definitivo superamento
Associazioni: «Sui rom un pastrocchio razzista»
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Chiusura di tutti i campi nomadi irregolari «in attuazione delle direttive comunitarie» e il loro definitivo superamento. Poi «l’allontanamento dalla famiglia o perdita della responsabilità potestà genitoriale» per i minori rom che non frequentano la scuola.

A saltare sulla sedia, leggendo la nuova bozza di contratto di governo tra Lega e M5s, sono state proprio le associazioni che seguono da tempo queste etnie, parlando «pastrocchio che potrebbe generare una deriva razzista» come l’Associazione 21 Luglio, e di «inaccettabile discriminazione sui rom» come Cittadinanza e minoranze.

La 21 Luglio punta il dito innanzitutto contro i numeri riportati nel contratto. «Non sono 40mila i rom che vivono nei campi ma 26mila, come è scritto nel rapporto annuale che presentiamo in Senato» tuona il presidente Carlo Stasolla, che nega l’aumento esponenziale di reati commessi da chi vive nei campi, come è sostenuto nel capitolo. «Stiamo predisponendo comunicazioni urgenti all’Unione Europea – annuncia Stasolla – per lanciare un allarme xenofobia che potrebbe paventarsi alla luce di questo documento ».

Anche perché la chiusura dei campi si configura come «un’espulsione di massa in barba trattati europei, visto che si tratta di persone comunitarie», conclude l’associazione, sottolineando che «l’ordinamento dell’Ue non parla di campi rom, perché sono una realtà solo italiana». Dunque non c’è nessuna direttiva comunitaria, come si legge nel testo firmato da Di Maio e Salvini. A rincarare la dose l’associazione Cittadinanza e minoranze per cui il nuovo governo sul «capitolo sui campi nomadi parte sotto il segno di un dichiarato razzismo ».

La questione dei rom negli insediamenti, sia autorizzati che spontanei, spiega infatti il presidente Marco Brazzoduro, «è una questione di povertà e rientra nel capitolo contrasto della povertà. Qui in Italia si fa la lotta ai poveri non alla povertà». E sulla frequenza scolastica replica secco: «È assurdo leggere di allontanamento dalle famiglie di minori rom che non frequentano la scuola, allora lo facciano anche con gli italiani, vista la crescente dispersione e l’abbandono scolastico». Un chiaro esempio, per lui, «di discriminazione che va solo contro quel gruppo etnico».

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