martedì 27 aprile 2021
Alla Camera replica del presidente del Consiglio al dibattito sul Recovery plan. Alle 15 il premier si sposterà in Senato per tenere a Palazzo Madama le sue comunicazioni. Poi i voti sulle risoluzioni
Ok della Camera con 442 sì, Meloni si astiene
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Via libera della Camera dei deputati al Recovery plan. Con 442 voti a favore, 19 contrari e 51 astenuti Montecitorio ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi in relazione al Pnrr presentato ieri in aula. La parola passa ora al Senato, dove il premier ha cominciato alle 15 la sua presentazione.

Dopo il dibattito di ieri sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, Mario Draghi è tornato stamattina alla Camera per la sua replica. Un lungo intervento che ha un obiettivo dichiarato sin dall'inizio: rassicurare il Parlamento sul ruolo che avrà nell'indirizzo e monitoraggio del Piano. «Ho profondo rispetto per il ruolo del Parlamento - esordisce il premier -. Nella riscrittura del Piano sono stati fondamentali i rilievi da voi effettuati durante gli approfondimenti e le discussioni tenute nei mesi di febbraio e marzo e sintetizzate nelle risoluzioni. Anche grazie al vostro contributo, il Piano è significativamente diverso da quello che era stato approvato dal Consiglio dei ministri a gennaio. Circa un terzo delle misure (60 su 180) sono o del tutto nuove o profondamente modificate. La parte sulle riforme – pubblica amministrazione, giustizia, concorrenza, semplificazione - è completamente nuova.
È vero che i tempi per la discussione parlamentare sono stati contingentati, ma abbiamo avuto modo di confrontarci con il Parlamento e i suoi rappresentanti costantemente durante la stesura del Piano, ad esempio durante gli incontri con le forze politiche avvenuti nelle scorse settimane».

IL TESTO DEL PNRR (AGGIORNATO)

I tempi contingentati, spiega Draghi, hanno anche un senso politico nel rapporto con l'Unione europea: «Abbiamo ritenuto fosse molto importante approvare il Piano entro il 30 aprile, perché questo ci permette di avere accesso ai fondi europei il prima possibile. Le riforme saranno adottate con strumenti legislativi (disegni di legge, leggi delega e decreti legge), nei cui procedimenti di adozione il Parlamento avrà, com’è ovvio, un ruolo determinante nella discussione e nella determinazione del contenuto. Una fruttuosa collaborazione tra il potere legislativo e l’esecutivo è cruciale in questa prospettiva».

Ma per dimostrare più fattivamente il «rispetto» per il Parlamento, Mario Draghi fa di più: risponde praticamente a uno a uno a quasi tutti i deputati che ieri hanno preso la parola. Perciò la replica è lunga quasi quanto il discorso di ieri. E nell'intervento affiorano i nomi di parlamentari di maggioranza e opposizione. Da Ferro di Fratelli d'Italia a Conte di Liberi e uguali. Da Prestigiacomo di Forza Italia a Fassina di Leu, da Butti e Troncassini ancora di FdI a Bianchi della Lega, da Del Basso De Caro del Pd a Chiazzese di M5s. E ancora Cenni del Pd, Fioramonti di Facciamo Eco, Bitonci della Lega, Gadda di Italia Viva, Silli del Misto.

Alle 15 il premier si sposterà in Senato per tenere a Palazzo Madama le sue comunicazioni. Tra pomeriggio e serata atteso il voto delle risoluzioni in entrambe le Camere.

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