lunedì 26 aprile 2021
Per l'Italia una dotazione complessiva di 221,5 miliardi. Entro il 30 aprile la trasmissione alla Ue, a luglio l'anticipo del 13%, vale a dire 24 miliardi
Riaprono i bar a Milano

Riaprono i bar a Milano - Ansa

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Pnrr. Acronimo di Piano nazionale di ripresa e resilienza, è il programma di investimenti che l’Italia e gli altri paesi della Ue devono consegnare alla Commissione europea per accedere alla risorse previste dal Next Generation Ue. Nel caso dell’Italia, prima beneficiaria degli aiuti europei, si tratta di 191,5 miliardi di euro, divisi tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, a cui si andranno ad aggiungere i 30 miliardi di un fondo complementare, per una dotazione complessiva di 221,5 miliardi.

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Next Generation Eu. È il programma da 750 miliardi di euro per il rilancio dell’economia Ue nei prossimi cinque anni (dal 2022 al 2026) con un occhio di riguardo alla transizione ecologica e digitale. L’obiettivo è quello di per costruire un futuro sostenibile con al centro i giovani di oggi e di domani. Il piano è composto da 390 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 360 miliardi di prestiti agli stati membri. La novità più dirompente è che l’intera somma di 750 miliardi di euro verrà raccolta sui mercati con l’emissione di obbligazioni comuni, garantiti da tutti i paesi della Ue.

Recovery fund. È un sinonimo di Next Generation Ue. È stata la prima espressione (letteralmente "fondi di recupero") con la quale in Europa si è iniziato a pensare ad interventi per favorire la ripresa dopo la crisi scatenata dal coronavirus. Il Recovery plan, in maniera analoga, è un altro modo per indicare il Pnrr.

Effetti sul Pil. Il Pnrr prevede una serie di investimenti e di riforme mirate che dovrebbe avere come effetto la ripartenza dell’economia italiana. Nelle previsioni del governo Draghi porterà ad una crescita media del Pil, nel quinquennio 2022-2026 dell’1,4% più alta rispetto al 2015-2019, con il Pil 2026 al +3,6%. Lo scenario ipotizzato dal governo Conte era del 3%La tempistica. Il premier Draghi illustra il Pnrr lunedì 26 aprile alla Camera e martedì 27 al Senato, poi ci sarà un nuovo passaggio al Consiglio dei ministri e infine venerdì 30 l’invio del documento finale a Bruxelles nell’ultimo giorno utile per la presentazione. La commissione Ue dovrà dare un primo giudizio entro 60 giorni e solo a quel punto, probabilmente a luglio, scatterà l’anticipo del 13%, vale a dire circa 24 miliardi.

Lo scontro interno alla maggioranza. Sono soprattutto due i punti su cui la composita maggioranza del governo Draghi ha dovuto trovare una quadratura. Il primo riguarda la proroga del super-bonus del 110% per le ristrutturazioni per tutto il 2023 chiesto da M5S e Fi: operazione che ha un costo di 10 miliardi (oltre ai 18 già previsti nel Pnrr) e il cui finanziamento è rinviato alla prossima legge di bilancio. Il secondo nodo riguarda la cabina di regia che dovrà gestire le risorse del piano. L’organismo sarà istiuito presso la presidenza del Consiglio e guidata da un ristretto gruppo di tecnici, i partiti hanno chiesto di avere voce in capitolo. Anche su questo punto si è deciso di rinviare i dettagli ad un apposito decreto legge.

Le riforme in sei macrosettori e i 140 progetti. Alla base del piano una serie di riforme nei settori della giustizia, burocrazia, scuola, semplificazione, ambiente, reti ed alta velocità. Il Pnrr è composto da oltre 140 progetti. Per l’industria spicca il rinnovo degli incentivi transizione 4.0 con circa 18,5 miliardi di euro. Un miliardo è destinato all’industria dello spazio con l’obiettivo di aumentare il 20% degli addetti. Per il turismo previsti interventi da 1,8 miliardi per migliorare le strutture, previsti agevolati e garanzie. Oltre 12 miliardi sono destinati a potenziare l’asse ricerca-industria: prevista la nascita di 9 centri di ricerca e 12 ecosistemi per l’innovazione. Sul fronte del lavoro spicca il salario minimo legale per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale e il supporto all’imprenditoria femminile con incentivi alle aziende che riducono il gender gap.

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