martedì 28 aprile 2020
La titolare delle Politiche familiari: la libertà religiosa va tutelata. Famiglie, servono prospettive e impegni concreti
La ministra Elena Bonetti

La ministra Elena Bonetti - Ansa

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«La vera sfida che attende Conte è sostituire una prospettiva all’incertezza». Elena Bonetti si ferma su queste due ultime parole. Le ripete fermandosi sulla prima e sulla seconda: prospettiva e incertezza. La sfidiamo allora con una domanda netta: Giuseppe Conte sta fallendo? La ministra per la Famiglia, di Italia Viva, non affonda: «Il giudizio sul presidente del Consiglio spetta al Parlamento e al Paese. Il mio compito è fare tutto il possibile per aiutare questa Italia a ripartire, a riaccendere i motori, a ritrovare speranza ». È una riflessione larga. Che lega due priorità: famiglia e libertà religiosa. Due grandi questioni sulle quali il presidente del Consiglio non è ancora riuscito a dare risposte. «Sono stati cinquanta giorni di sacrifici. Rinunciare alla messa, a vivere con la mia parrocchia... Ho pensato spesso al valore della dimensione spirituale. A uomini e donne di tutte le religioni che hanno vissuto le nostre fatiche e i nostri disagi. Oggi è arrivato il tempo di dare risposte».

Risposte?
Non è comprensibile il no alla libertà religiosa. Non è comprensibile il no alla possibilità di celebrare una cerimonia religiosa. Insisto: va trovata una soluzione nel tempo più breve possibile.


Il comitato tecnico scientifico invita il governo alla cautela.
È così, ma la politica ha il dovere di trovare la soluzione. La scienza può dare indicazioni, può fissare le distanze di sicurezza, può suggerire criteri. Ma poi è la politica a decidere e la libertà religiosa è una di quelle libertà fondamentali da tutelare anche alla luce della nostra Costituzione.

La politica lo farà?
Lo facciamo nei luoghi del lavoro, lo faremo nella riattivazione di altre attività che magari non apriranno subito ma a metà maggio. È incomprensibile che a priori si decida che non sia applicabile nell’esercizio della libertà religiosa. Un diritto che va tutelato e che io, in quanto ministro della Repubblica, mi assumo la responsabilità di tutelare.

Anche la famiglia sembra essere stata dimenticata da Conte.
La parola 'assegno per i figli' è scomparsa dalla conferenza stampa del premier ma è una misura fondamentale e irrinunciabile in questa fase. Lo immagino per tutti i figli almeno fino ai quattordici anni. E lo immagino come misura strutturale non come scelta 'una tantum'.

Siamo tornati alla necessità di garantire una prospettiva?
Esattamente così: servono politiche sta- bili non misure tampone. Servono scelte capaci di far capire quanto la famiglia sia il motore del Paese e quanto il contrasto alla denatalità sia una priorità condivisa dall’intero esecutivo. E allora è il momento di mettere da parte gli interventi settoriali e di mostrare tutta la nostra capacità di integrazione. E soprattutto di farlo con impegni chiari passando una volta e per sempre dagli impegni generici ai fatti concreti.

Quando parla di capacità di integrazione a che cosa pensa?
A riaprire le attività potendo garantire alle famiglie che avremo cura dei loro figli.

I centri estivi riapriranno?
Sì, riapriranno nel modo più sicuro possibile per tutelare la salute di tutti.

La scelta del premier di procedere con lo strumento del Dpcm la convince?
Nella fase iniziale era una scelta giusta, efficace, capace di garantire decisioni immediate. Ora serve una maggiore corresponsabilità, un maggiore coinvolgimento di tutte le forze politiche. E il Parlamento e il Governo devono ritrovare una loro centralità.

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