sabato 10 marzo 2018
Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso del Centro Islamico di Sesto San Giovanni. Bocciate le delibere della giunta di centrodestra guidata da Roberto Di Stefano.
Il progetto della nuova moschea di Sesto San Giovanni (Ansa)

Il progetto della nuova moschea di Sesto San Giovanni (Ansa)

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Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso del Centro Islamico di Sesto San Giovanni. Bocciate le delibere del Comune fatte dalla giunta di centrodestra guidata da Roberto Di Stefano che di fatto prevedevano l’azzeramento di tutte le concessioni edilizie per realizzare la nuova moschea in via Luini. Gli atti per azzerare la moschea partivano dal fatto che il Centro Islamico non aveva mai ottemperato al pagamento di imposte e tasse per circa 320 mila euro spettanti al comune.

La moschea di Sesto, fra le più grandi in Regione, dovrebbe sorgere in via Luini, accanto all’attuale, su di un’area di 2500 mq circa. Oltre al minareto prevede spazi di preghiera, biblioteca, ristorante, giardino, un parcheggio sotterraneo. Il costo dovrebbe superare i 3 milioni di euro, finanziati dalla comunità musulmana.

Leggendo la sentenza del Tar si evince che è vero che la comunità islamica di Sesto non ha rispettato tutti gli obblighi, a partire dai versamenti dovuto al comune. Ma è altrettanto vero che quando il comune ha dato il via alla costruzione della moschea ha riconosciuto in essa la tutela di un interesse pubblico, ovvero il riconoscimento della libertà religiosa garantita dalla Costituzione. Il fatto che gli islamici non abbiano ottemperato a tutte le richieste prescritte, non fa decadere automaticamente la tutela di un interesse pubblico. Vietare la moschea, quindi, non è giustificato agli occhi dei giudici amministrativi.

Dura la reazione del sindaco di Sesto Roberto Di Stefano. «Siamo alla follia», ha detto, riservandosi di leggere attentamente la sentenza. «Diventa difficile – ha aggiunto – capire perché il Tar abbia deciso di accogliere il ricorso del Centro Islamico ignorando il credito vantato dal Comune. Così come non vengono prese in considerazione altre questioni di natura prettamente tecnica-urbanistica». Di Stefano non arretra e, anzi ipotizza di ricorrere alla volontà popolare. «Tenendo fede alla volontà politica dei sestesi, non indietreggerò di un centimetro. Anzi, valuterò di istituire una consultazione cittadina per chiedere chi è favorevole o contrario alla grande moschea a Sesto».

Chi ha accolto con favore la delibera del Tar è Monica Chittò, ex sindaco del Pd, in passato pesantemente attaccata su questa vicenda. «Che il Tar – sottolinea – abbia riconosciuto la correttezza amministrativa della mia giunta, conferma che gli atti di questa nuova maggioranza nascono da scelte politiche sbagliate». Per Chittò la possibilità di arrivare a un referendum consultivo «non fanno altro che tenere sotto pressione e dividere la città. Compito di una amministratore è quello di tenere insieme la comunità». I responsabili del centro culturale islamico, che avevano presento il ricorso al Tar lo scorso 7 settembre dicono: «Con serenità accogliamo questa decisione. Abbiamo sempre collaborato con la città e con le autorità comunali, lo saremo ancora di più oggi, con la finalità del bene comune».

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