martedì 20 marzo 2012
Più di mille persone su Facebook hanno da diversi giorni una sola immagine sul loro profilo: quello di Cristina Acquistapace, consacrata laica con la sindrome di Down. L'iniziativa nella Giornata mondiale per la Trisomia 21.
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Più di mille persone su Facebook hanno da diversi giorni una sola immagine sul loro profilo Facebook, un solo volto: quello di Cristina Acquistapace, consacrata laica con la sindrome di Down. Sono soprattutto i giovani che hanno aderito all'evento 'Stand up for Down', italianizzato in 'La ballata delle non-persone': una ferma presa di posizione contro un articolo pubblicato a inizio marzo da due ricercatori, che su una rivista scientifica riflettevano sulla possibilità di equiparare un neonato a un feto, ipotizzando l'eventualità di un 'aborto post-natale'.

L'iniziativa non arriva a caso: domani sarà la giornata mondiale dedicata alla sindrome di Down, detta anche trisomia 21 (da qui la scelta di dedicarle ogni anno il 21/03). "Il senso dell'operazione è semplice - spiegano gli organizzatori dell'evento su Facebook -: tutti noi vogliamo identificarci con Cristina, e cioè con i più deboli. Tutti noi siamo loro!". E la pagina dell'evento si apre con una frase forte: "Nasco Down? Potrebbero uccidermi".

La voglia di mettere in atto "una civile forma di dissenso", come loro stessi la definiscono, è nata da alcunescuole superiori di Schio (Vicenza), che hanno conosciuto Cristina Acquistapace durante alcune assemblee studentesche fatte nelle scuole. "Non so se lo sai, Cristina - si legge sulla pagina - ma tu, appena nata, durante i primi giorni, durante le prime settimane di vita, eri una pre-persona, cioè una non-persona (come del resto noi tutti, appena nati: anche i più sani, i più robusti, i più belli.). Sì, eri una non-persona (in atto), e i tuoi genitori avrebbero avuto, secondo i giovani ricercatori italiani Alberto Giubilini e Francesca Minerva, tutto il diritto morale di farti fuori".

I due ricercatori, dopo le polemiche scaturite dal loro articolo, avevano subito scritto una lettera aperta nella quale spiegavano che il loro studio era stato pubblicato su una rivista specialistica, ed era quindi destinato semplicemente a sollevare un dibattito tra accademici. "Non abbiamo mai voluto suggerire che l'aborto post-natale fosse legalizzato - scrivono i due - anche se questo non è stato forse sufficientemente chiarito nel nostro articolo". E aggiungono: "Non siamo politici, siamo filosofi: e noi ci confrontiamo con i concetti, non con la creazione di politiche. Inoltre, non abbiamo mai suggerito che si rendesse possibile l'aborto post-natale, come i media hanno erroneamente riportato. Se avessimo voluto suggerire una politica, ad esempio, avremmo scritto un commento sul Protocollo Groningen, attivo in Olanda, che consiste in linee guida che permettono l'uccisione di neonati in alcune circostanze (ad esempio quando sono colpiti da particolari e gravi malattie)".

Ma gli organizzatori dell'evento su Facebook, sulla loro pagina, concludono così: "Dinnanzi all'etica di morte, di richiamo (che lo si voglia o no) chiaramente nazista, dei due ricercatori italiani, reagiamo con una ballata: sul palcoscenico dell'esistenza assumiamo tutti, Cristina, la tua identità. A nome di tutti i ragazzi Down e disabili d'Italia, e delle loro famiglie. Ma a nome anche nostro: per quando diventeremo vecchi e malati, e perderemo, forse, autonomia e consapevolezza, e non sapremo attribuire alla nostra esistenza nemmeno un valore di base, riducendoci a non-persone".

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