venerdì 20 agosto 2010
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Aborto libero e gratis, dunque maggiori guadagni per le cliniche private. Può sembrare un paradosso, ma in Spagna non lo è: solo l’1,94% degli aborti si realizza negli ospedali pubblici, mentre oltre il 98% rappresenta un business milionario per le cliniche private, soprattutto ora che la riforma apre la strada alle sedicenni che possono abortire senza il consenso di mamma e papà.La riforma, entrata in vigore dal 5 luglio, ha trasformato l’aborto in un «diritto» entro la 14ª settimana di gestazione. Il tutto in modo gratuito. Il paradosso è segnalato da Gador Joya e Ignacio Arsuaga, responsabili delle associazioni «Diritto di vivere» e «Fatti sentire», al quotidiano Abc: la nuova legge farà moltiplicare i ricavi delle cliniche private. La ragione è semplice. Anche se in teoria la normativa garantisce a tutte le donne il "diritto" di abortire nella propria regione attraverso il sistema sanitario, per l’obiezione di coscienza dei medici ospedalieri le pazienti vengono inviate a cliniche private che hanno accordi con le regioni.Per gli istituti abortisti è una vera manna: oltre a guadagnare con le donne che si rivolgono a loro privatamente, ricevono compensi anche dalle casse pubbliche. L’Abc ha fatto i conti in tasca al settore abortista. Per interrompere una gravidanza di 12 settimane le cliniche chiedono fra i 345 e i 440 euro; se il feto ha 14 settimane l’intervento costa 475 euro; se è di 20 settimane, ne servono 1.470. Per gli aborti fino a 22 settimane il prezzo sale a 1.655 euro. Ogni anno il conto globale delle regioni potrebbe oscillare fra i 35 e i 52 milioni di euro. Il governo Zapatero assicura che l’obiettivo della legge è ridurre il numero degli aborti e renderli più sicuri. I pro-life e la grossa fetta di società spagnola che non è d’accordo con la normativa (circa la metà della popolazione) non ci credono. Secondo diverse organizzazioni in difesa della vita, il vero motore della riforma sarebbe proprio la lobby delle cliniche private. Lobby o no, gli imminenti guadagni sono una realtà. Indipendentemente dallo schieramento politico, diverse regioni di sinistra o di destra non cambieranno nulla a livello di sanità pubblica, nonostante l’entrata in vigore della riforma: gli aborti si faranno nelle cliniche private, come in passato. Anche perché nelle strutture sanitarie pubbliche, in tutta la Spagna, l’obiezione di coscienza ha un enorme peso: i medici non vogliono partecipare alle interruzioni di gravidanza. Se con la riforma aumenteranno gli aborti, come prevedono i pro-life, aumenteranno anche le pazienti che si rivolgeranno alle cliniche private. Il caso della Navarra è il più noto: è l’unica regione dove l’obiezione di coscienza impedisce gli aborti sia nelle strutture pubbliche che nelle private. Le donne che vogliono interrompere una gravidanza vengono inviate a Saragozza, Madrid o nei Paesi Baschi. Nell’ultimo mese e mezzo una clinica privata di San Sebastian ha «assorbito» il 47% dei 97 aborti realizzati da donne navarre.
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